La fiducia ed il debito (Seconda parte)

Come evitare il default e rilanciare la crescita

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Pubblichiamo di seguito la seconda parte dell’articolo firmato da Enea Franza. La prima parte è stata pubblicata ieri, giovedì 31 gennaio.

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Tuttavia, anche tale interpretazione lascia inspiegato chi sia e cosa muove il pioniere ad intraprendere, ovvero, ad aprire la strada e perché proprio il comportamento del pioniere e, non altri, vengano seguiti.  Sulle motivazioni del c.d. pioniere potremmo ritenere che, nel caso della ricostruzione della casa distrutta sia qualcuno con un legame affettivo particolarmente forte con il luogo (ad esempio, è proprietario del terreno e cerca di recuperarne un po’ di valore), o qualcuno che sconti adeguatamente il fatto che lo Stato non lascerà quel disastro, ma fornirà mezzi e denaro per ricostruire la città, quindi tanto vale cominciare subito avvantaggiandosi delle agevolazioni esistenti in quanto appunto “primo a muoversi”.  Se i pionieri si moltiplicheranno, in quanti sono in diversi ad avere la stessa visione, il gregge seguirà, viceversa, i nostri pionieri rimarranno da soli.

Veniamo al punto: cosa crea il meccanismo della fiducia? Non si ha fiducia così a prescindere, la si ha perché si seguono gli esempi di chi si ritiene più competente e, perché facendo riferimento alla nostra esperienza e cultura, si matura la convinzione che quella via è stata finora premiante e che coloro che hanno deciso per tale scelta sono stati ricompensati. Così al contrario,  la fiducia svanisce quando le condizioni non sono più le stesse, gli eccessi si dimostrano insostenibili, e si creano razionali meccanismi di fuga da ciò che si è rivelato una trappola. E quando non sai cosa fare, ma gli altri fuggono, cominci intanto a correre …  Bene, accettata l’idea che alla base del rapporto economico ci sia un atto di fiducia, e lasciate da parte altre possibili citazioni in merito tratte dagli economisti classici, vediamo di comprendere come tale rapporto si instaura nelle ipotesi di un debito sovrano, ovvero emesso da uno Stato.

Lo Stato non fallisce mai ! Bene, tutti sanno che si tratta di un luogo comune. Basta infatti aprire un buon libro di storia economica per constatare come, al di la di quello che comunemente si crede, i debiti sovrani non pagati non sono una rarità.

Ma allora su cosa si basa la fiducia del mutuatario, ovvero, di coloro che prestano denaro agli Stati?  Si può ritenere che il mutuatario esprime i propri giudizi incentrandoli oltre che sul rendimento (che riceve dal prestito) anche sulla recuperabilità del capitale investito; ovvero, in altri termini, il giudizio espresso dal possibile investitore è relativo alla complessiva sostenibilità del debitore. Ma pensiamoci un poco. E’ a tutti noto come, una volta ricevuto il prestito, gli Stati sovrani non siano nei fatti obbligati a ripagarlo. In assenza di un organismo che possa obbligare uno Stato sovrano al pagamento del debito, su cosa si basa la convinzione che il debito sarà ripagato?

Lasciando da parte le soluzioni radicali adottate durante il periodo del gold standard che hanno visto azioni tra le azioni di rappresaglia intraprese dal creditore anche il bombardamento dei porti del debitore[1] (e oggi obbiettivamente non praticabili), l’affidamento del debitore può essere ricondotto ad una serie di considerazioni.  Una prima idea è che un meccanismo di punizione, e quindi l’obbligo implicito alla restituzione, sia costituito dalla perdita di reputazione sui mercati finanziari internazionali. Cioè, in altre parole, i Paesi debitori cercherebbero di onorare i propri impegni temendo che, in caso contrario, verrebbero esclusi dai mercati finanziari. La sanzione sta nell’impossibilità di ottenere in futuro ulteriori prestiti.

Alla incapacità di attingere a nuovi fondi, si accompagnerebbe, peraltro, il timore di compromettere i rapporti di natura politica che legano ogni Paese altri Stati sovrani.

(La terza ed ultima parte verrà pubblicata domani, sabato 2 febbraio)

Enea Franza è un economista che da anni si occupa di finanza. Per l’Ente presso cui lavora (dirigente CONSOB), ha seguito importanti operazioni di finanza straordinaria di imprese nazionali e internazionali. Ha seguito le ristrutturazioni del debito argentino e di finanziamento di grandi enti internazionali.

E’ autore dei seguenti libri: “2012 Crisi del Capitalismo” – SrlEdizioni 2010; “Crack Finanziario, le ragioni della crisi” – Pagine Editore, 2009; “L’italia e la Crisi” – Pagine Editore, 2011.

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NOTE

[1] Ad esempio nel1902, a seguito della rivoluzione iniziata nel 1898, il governo venezuelano si rifiutò di ripagare il debito sovrano. Italia, Inghilterra e Germania effettuarono un blocco navale ai porti venezuelani e la Germania bombadò il porto di San Carlos.. Altri casi noti sono quelli dell’Egitto nel 1882, della Grecia nel 1898 e della Turchia nel 1881, che, a seguito di episodi di default sono stati costretti (con la forza) a cedere il controllo della propria amministrazione alle potenze europee.

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Enea Franza

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