ROMA, domenica, 18 novembre 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Il tempo finale sarà quello della raccolta. Anche in Avvento mediteremo sul ritorno del Signore: l’anno liturgico è esperienza della salvezza che si svolge nel tempo degli uomini, e che conduce all’accoglienza e all’instaurazione del Regno di Dio. Gesù ne parla utilizzando l’escatologia del Primo Testamento con le sue immagini e le sue parole e la simbologia dell’albero di fico che mette germogli e poi frutti, facilmente comprensibile: l’albero, giorno dopo giorno, cresce e i frutti sono pronti per essere colti. All’uomo spetta il compito dell’attesa vigilante, perché non sa come né quando, ma sa solo che sicuramente accadrà.
Meditazione
Si attende il ritorno del Cristo nella gloria, la Parusia. Lo si attende nel suo Giorno, preparato fin dalla Prima Alleanza e realizzato nell’Incarnazione e nel mistero pasquale. Il suo ritorno sarà una nuova manifestazione, un’epifania del Salvatore, una teofania. L’attesa ardente della Parusiadei primi cristiani si tramutò in termini eccessivamente terrorizzanti, a causa di un’esegesi letterale e dell’incapacità di cogliere pienamente il senso del genere letterario apocalittico: dalla finalità della venuta gloriosa di Cristo – l’assemblea di tutti i popoli al suo cospetto –, si passa alla descrizione delle catastrofi annunciate generando paura e terrore. Il Signore annunciava la salvezza non con la paura e il terrore, ma con l’amore e la misericordia che, come olio, sanano le ferite, le contraddizioni, e il peccato dell’uomo. Nella precarietà e nella fragilità delle cose terrene si vive un tempo di attesa; il nostro è un tempo escatologico: non cerchiamo anzitutto eventi di distruzione, ma aspettiamo la manifestazione definitiva della sua presenza d’amore e dunque trinitaria. La vita è tempo donato per trasformare il cuore. La paura non ha mai cambiato in meglio nessuno, solo l’amore trasforma. Iltimor di Dio è anzitutto rispetto per Lui, da vivere nella venerazione e nella adorazione. Ma l’uomo è chiamato a dialogare con Dio: abilitato dal Battesimo, ciascuno può sperimentare il colloquio interiore alla sua presenza. Abitato da questo amore ciascuno avrà la capacità, contemplando i segni dei tempi, di capirli in profondità e senza calcoli e, con fiducioso abbandono alla Provvidenza, si preparerà quotidianamente, faticosamente e gioiosamente alla contemplazione del Volto glorioso del Signore nel suo Regno di luce infinita.
Preghiera
«E adesso dove? Dimmelo Dio, che sei la Parola. A quella dimora incrollabile mi rivolgo implorando, alla Trinità che risplende con una radiosità non divisa, fra i suoi raggi domando di essere sollevato con dolcezza» (san Gregorio di Nazianzo).
Agire
Davanti a un’icona del Volto di Cristo, mi lascio interpellare dalla sua Parola di misericordia, per avere anche io parole quotidiane di misericordia per me e per gli altri.
Meditazione del giorno a cura di Don Mimmo Repice, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it