"Fede, impegno politico e crisi antropologica"

VIII giornata sociale della Diocesi di Catania: da un impegno sociale troppo orizzontale ad una tensione per indirizzare a Dio le cose temporali

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di Giuseppe Adernò

ROMA, domenica, 18 novembre 2012 (ZENIT.org).- Nell’anno della Fede il tradizionale appuntamento della Giornata di studio, promossa dall’Ufficio “problemi sociali e lavoro” dell’Arcidiocesi di Catania, giunta all’ottava edizione, ha avuto come tema: “Fede, impegno politico e crisi antropologica”.

Dopo il saluto di accoglienza dell’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, che ha salutato con soddisfazione il cammino svolto in questi otto anni  dall’ufficio diocesano e che ha consentito l’avvio lo scorso ottobre della Scuola di formazione all’impegno politico, alla quale risultano iscritti oltre cento  laici e anche giovani, il responsabile dell’ufficio diocesano Don Piero Sapienza,  ha presentato il tema della Giornata che avrebbe dovuto essere trattato da Mons Giampaolo Crepaldi, Arcivescoro di Trieste e che è stato, invece, illustrato dal Prof. Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thwan sulla Dottrina sociale della Chiesa  e direttore del settimanale diocesano di Trieste “Vita nuova”.

Partendo dalla crisi antropologica che, quasi interpretando il verso di Montale “questo solo sappiamo, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” mostra la radiografia della società odierna. Sulla scia delle moderne biotecnologie, che hanno prodotto un bambino in provetta, l’uomo di oggi sembra aver perduto la sua identità naturale e biologica e di conseguenza ha determinato il crollo della natura umana creata, dell’idea stessa del Creatore e della concezione della famiglia naturale

La crisi della fede è connessa e consequenziale alla crisi antropologica che di fatto demolisce e scardina i capisaldi della religione e della famiglia, prima cellula della società.

L’onda lunga della secolarizzazione, salutata come progresso di civiltà, alimentando il diffuso relativismo che  elimina dallo spazio pubblico la religione, emarginata e circoscritta come fatto intimo e personale del singolo, con l’introduzione del divorzio e dell’aborto, e con la ricerca normativa per assicurare garanzie ai legami omosessuali e persino alle adozioni delle coppie gay, nei fatti ha falciato la cultura della vita, la sacralità del matrimonio e la dignità della persona umana.

Si sollecita ai cristiani un impegno politico coerente ai principi della fede cristiana, ma il modello finora adottato, ha detto il prof. Fontana, è stato eccessivamente orizzontalizzante, dando al bene comune solo l’accezione di bene sociale.

La dottrina sociale della Chiesa che scaturisce anche dal Concilio impegna, invece, il laico cattolico ad operare per indirizzare a Dio le cose temporali e quindi contribuire all’attuazione del “piano di Dio”. Questo processo verticale finora è mancato ed è stato attuato un vago umanesimo che rasenta il qualunquismo, anche se indossa il vestito della solidarietà e della pace.

I termini: etica, sviluppo sostenibile, ecologia, restano privi di significato se non corrispondono ad un reale impegno politico fondato sulla dottrina sociale della Chiesa, fortemente ancorata alla dottrina cristiana.

La citazione del messaggio di Benedetto XVI sulla fede che non soffoca la ragione e non si sovrappone ad essa, bensì chiede all’uomo di oggi di esprimersi  al meglio, di guardarsi dentro, di tendere alle mete alte e ai valori non negoziabili, ha accompagnato i momenti della giornata di studio, articolata in gruppi di lavoro tematici.

L’ing. Gaetano Mancini, presidente della conf.cooperative Sicilia nel suo intervento sul tema “Dopo il forum di Todi quale presenza dei cattolici?” ha tracciato il percorso operativo da mettere in atto per ridurre la frammentazione  della presenza cristiana nelle diverse realtà politiche, cercando uomini e “contenitori” adatti per dare vitalità al respiro della fede.

Oggi si dovrebbe scommettere più sul coraggio che sulle tattiche, ha detto il relatore, per dare voce ad una presenza e ad un’idea di vita che rispetti la sua naturale origine  e specifica identità che noi chiamiamo cristiana.

La riflessione sulla recente esperienza siciliana, che ha fatto registrare il 70% di astensionismo e di opposizione ai partiti tradizionali dovrebbe diventare lezione per evitare il ripetersi di errori anche per le prossime elezioni nazionali.

Con la lanterna di Diogene andiamo alla ricerca delle soluzioni migliori.

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ZENIT Staff

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