ALEPPO, domenica, 11 novembre 2012 (ZENIT.org) – “Oggi annunciamo la distruzione della Chiesa Evangelica araba, prima Chiesa martire. Oggi la Moschea degli Omayyadi di Aleppo e la Chiesa Evangelica di Aleppo sono riunite in un abbraccio di dolore, come erano abbracciate, fin dal 1848, nel culto di Dio e nel servizio all’uomo. Oggi è il giorno in cui gridiamo a Cristo per dire: mio Dio, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Sono queste le tristi parole del messaggio che il Pastore Ibrahim Nasir, leader spirituale della Chiesa Evangelica araba in Aleppo, ha inviato all’Agenzia Fides per riferire dell’esplosione avvenuta due giorni.
La storica chiesa evangelica araba di Aleppo, nel quartiere di Jdeideh (nella città vecchia), è stata minata con esplosivo e fatta saltare in aria “da uomini armati, per puro odio settario” afferma il reverendo Nasir.
È un atto che rende i cristiani “inconsolabili”, prosegue il leader esprimendo la “amarezza e tristezza di tutti i cittadini siriani”. Nella tragedia che vive il popolo siriano, aggiunge, “ogni Chiesa, ogni moschea è un rifugio per tutti coloro che sono stati costretti a fuggire dalle loro case”.
Dopo la disperazione, però, la consolazione: “Supereremo il nostro dolore e ricostruiremo il nostro paese, la nostra chiesa, la nostra moschea e la nostra umanità”.
La parte conclusiva del messaggio a Fides recita: “Ci aggrappiamo con fede alle parole del nostro Signore Gesù Cristo: Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace, non come la dà il mondo”, ringraziando “tutti coloro che hanno espresso solidarietà” e pregando Dio “di effondere su tutti i siriani lo spirito di amore