Dal Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione una nuova speranza

L’assemblea dei vescovi, in un “mondo liquido” che muta rapidamente, richiede un aggiornamento alla Chiesa e ai cristiani

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di Carmine Tabarro

ROMA, venerdì, 2 novembre 2012 (ZENIT.org) – Sono passati cinquant’anni da quel profetico evento che è stato il Concilio Vaticano II, preparato e vissuto come una nuova pentecoste: da allora, più volte la Chiesa cattolica ha fatto ricorso allo strumento del Sinodo per leggere i nuovi segni dei tempi e delineare scelte concrete per la vita dei cattolici.

Così, per tre settimane, circa duecentocinquanta vescovi, giunti da diversi continenti, si sono ascoltati, hanno pregato, hanno ricercato insieme, hanno discusso e dialogato.

Ho seguito il Sinodo attraverso i diversi mezzi di comunicazione, e il primo aspetto che mi ha colpito è stato il suo respiro mondiale ed ho compreso quanto sia importante avere uno sguardo più informato e più attento alle diverse situazioni positive e difficili che attraversano la Chiesa.

In questo senso un altro dato che è emerso dal Sinodo, è che la Chiesa cattolica e le chiese cristiane in questa generazione è chiamata a vivere sotto il segno della crisi: nell’Europa di antiche radici cristiane, la trasmissione della fede conosce fatiche e difficoltà.

La Chiesa registra una diminuzione delle vocazioni al suo interno e, in una società segnata dal postsecolarimo, appare a volte periferica, quando non addirittura marginale. E’ vero che nella cultura dominante ci sono ancora alcuni elementi ispirati al cristianesimo, ma questi valori spesso sono più estetici che concreti – valori che privilegiano l’individualismo e la negazione di ogni forma di fraternità e di vincolo comunitario che non certamente di lievito per la vita cristiana.

In Occidente, il cristianesimo è ormai una religione tra le altre e l’indifferentismo della società postconsumistica e della crisi ontologica, mette in difficoltà i cristiani che vorrebbero essere il “samaritano” che aiuta il cammino di umanizzazione attraverso l’annuncio stesso del Vangelo.

Nei continenti come il Sud America, l’Africa e l’Asia, la Chiesa cattolica, oltre alla a, deve subire anche la concorrenza di sette cristiane, di spiritualismo new age e di fenomeni legati alla magia.

Quindi siamo chiamati a vivere in un mondo paradossale, dove il “religioso” è ancora in mezzo a noi, ma le chiese tradizionaali sembrano incapaci di intecettare i nuovi bisogni.

Inoltre in Africa, in Medioriente, in Asia e da qualche decennio anche nei Paesi dell’Occidente a causa dell’immigrazione, l’Islam con le sue diverse componenti costituisce una presenza che interroga la Chiesa intera: i padri sinodali provenienti dai paesi arabi, dove la convivenza non è facile, hanno fatto comprendere e conoscere, con molto rispetto, i loro problemi, le difficoltà nell’evangelizzazione a causa della mancanza di libertà religiosa, il rischio che i cristiani – pur abitando da secoli quei paesi (ben prima che l’Islam apparisse), oggi siano percepiti come “Occidente”, e considerati estranei nel loro stesso Paese e siano spinti a emigrare.

Questa testimonianze sono state straordinarie. Ascoltare le voci di questi vescovi dell’esilio, tutte incentrate nel dialogo, prive di accenti aggressivi o toni da crociata. La Chiesa ha veramente camminato in questi ultimi cinquant’anni: non più ostilità verso gli infedeli, ma impegno al dialogo, ricerca del Dio Vivente, comune responsabilità per il bene della società, ricerca di pace tra le religioni, libertà di coscienza, affermazione della necessaria della fides et ratio in ogni religione.

Il Sinodo per la Nuova Evangelizzazione, ci propone una  Chiesa che non vuole promuovere un proselitismo che imponga il Vangelo o incontare gli uomini e le donne del nostro tempo, ma vuole che la Buona Notizia possa essere ascoltata da tutti, perché ogni essere umano è chiamato ad incontrare il Cristo Risorto.

Per questo la Chiesa si impegna a evangelizzare innanzitutto se stessa e quindi a offrire una vita che abbia senso, un messaggio che testimoni l’amore vissuto può vincere tutte le morti. La Chiesa, nella sua opera evangelizzatrice è consapevole che il mondo non è un deserto, un vuoto pneumatico,un mondo bene senza valori.

La Chiesa è consapevole che lo Spirito Santo agisce nella Storia della Salvezza;  un mondo in attesa di risposte adeguate, un mondo ogni giorno abitato e plasmato dall’uomo che è sempre un figlio di Dio, una creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, dunque capace, con l’aiuto dello Spirito Santo  a vivere il già del Regno di Dio, anche se a volte è capace di ferire e di uccidere l’altro. Per annunciare il Vangelo, i cristiani devono essere capaci di ascoltare il mondo, conoscerlo, leggerne le gioie e le sofferenze e, soprattutto, discernere in esso i poveri materiali e spirituali, gli ultimi materiali e spirituali.

Gesù ha ci ha detto di essere venuto a portare la buona notizia del Vangelo ai poveri, la Chiesa non può fare altrimenti perché, al seguito del suo Signore, è chiamata a essere innanzitutto Chiesa povera e di poveri e ai malati.

Il Sinodo a dato all’uomo e alle donne del nostro tempo parole di speranza e di bontà per le quotidiane storie di amore che oggi appaiono faticose, contraddette e non sempre adeguate all’ideale di fedeltà e di unione proposto dal Vangelo, queste parole sono state dette e ascoltate: si è ribadito a più riprese che l’amore del Signore resta fedele anche quando ci sono situazioni di infedeltà, perché la Chiesa è casa di tutti i battezzati, anche di quelli che vivono situazioni di contraddizione al Vangelo.

Altro grande conferma è che il Sinodo, ormai è divenuto una via ordinaria nella vita della Chiesa cattolica; anche questo è un grande messaggio di speranza ai fedeli, ma ha anche indicato a quanti non appartengono alla Chiesa e se ne proclamano estranei che i cristiani che vivono in mezzo a loro partecipano senza esenzioni alla costruzione di una società civile più umana e sanno di dover essere portatori di fiducia, fraternità e di speranza.

La Chiesa è impegnata più che mai nel dialogo con la postmodernità, nella consapevolezza che ciò non sempre è facile – ma che questa è la sua missione – vivere il Vangelo: questo il mandato ricevuto da Gesù. Vivere il Vangelo in un mondo liquido è sempre più difficile, a volte appare persino impossibile a causa di una generazione che appare indifferente all’evento cristiano, eppure noi cristiani siamo chiamati a questo: dare la vita come Cristo per fare presente già ora il Regno di Dio in mezzo a noi che è Regno di Felicità.

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ZENIT Staff

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