di Maurizio Tripi

ROMA, domenica, 29 luglio 2012 (ZENIT.org

La Settimana verrà aperta dal prof. Luca Mazzinghi, Presidente dell’Associazione Biblica Italiana e dal prof. José Maria Abrego de Lacy, Rettore del Pontificio Istituto Biblico.

Coordinatori saranno il prof. Angelo Passaro della Facoltà teologica di Sicilia, e il prof. Antonio Pitta della Pontificia Università Lateranense.

Thomas Römer del Collège de France – Université de Lausanne, André Wénin dell’Université Catholique de Louvain, Émile Puech del CNRS Paris - EBAF Jerusalem. Rav Giuseppe Laras, Presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia e P. Pierbattista Pizzaballa, ofm Custode di Terra Santa a Gerusalemme, parteciperanno a una tavola rotonda che si svolgerà all’interno della Settimana.

Per avere un idea più precisa di cosa si discuterà e con quale finalità, ZENIT ha intervistato uno dei coordinatori il prof. Antonio Pitta.

Con la XLII Settimana Biblica Nazionale gli studi biblici mostrano di essere ancora attuali?

Prof. Pitta: Ormai in Italia si vanno organizzando diverse settimane bibliche, liturgiche, teologiche, canonistiche e catechetiche, per citare quelle più consolidate, che vedono la frequentazione di studiosi e di persone interessate ai diversi ambiti della teologia. La realizzazione dell’imminente quarantaduesima settimana biblica, presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, dal 10 al 14 settembre, attesta che l’iniziativa è stata intrapresa in epoca post-conciliare e prosegue senza soluzione di continuità. In questo periodo l’attenzione per gli studi, le mediazioni e gli approfondimenti biblici non sono diminuiti, ma sono per fortuna cresciuti d’interesse culturale e religioso. Basti pensare al fenomeno del festival biblico di Vicenza che ormai ha assunto proporzioni internazionali per il vivo interesse che produce. Naturalmente il target della settimana biblica nazionale, organizzato dall’Associazione Biblica Italiana, è abbastanza ristretto poiché si propone di  coinvolgere soprattutto i docenti e i ricercatori della Sacra Scrittura, anche se qualsiasi cultore delle scienze bibliche è benvenuto.

Il tema di quest’anno "Abramo tra fede e storia", vuole essere un tentativo di favorire il dialogo per le tre fedi monoteiste?

Prof. Pitta: Soltanto di passaggio e per le conseguenze che la figura di Abramo svolge rispetto a quanto accomuna le tre grandi religioni monoteistiche: ebraismo, cristianesimo e islam. In realtà le relazioni dei ricercatori, che si alterneranno, si concentreranno su Abramo nell’Antico e nel Nuovo Testamento, passando per la letteratura giudaica extra-biblica e del primo periodo dei Padri della Chiesa (fine I secolo – II secolo d.C.). Ogni scritto menzionato presenta ritratti diversi di Abramo: come padre della fede, primo uomo della condizione esodale che accomuna, a diverso titolo, l’umanità, e fedele sino all’obbedienza radicale nei confronti della Parola di Dio. Per la sua unicità, l’evento del sacrificio di Isacco ha causato interessi secolari per la teologia, la filosofia e l’arte figurativa. Certo è che Abramo non è una figura minore nel panorama dei personaggi biblici.

L’analisi della figura di Abramo, in questo contesto di forte relativismo, vuol essere un modo per dare delle direttive guida ben precise?

Prof. Pitta: In verità, la settimana biblica non intende offrire direttive guida sulla fede di Abramo, né tanto meno sul rapporto fra le tre religioni monoteistiche, ma limitare il suo ambito alle ricerche storiche e interpretative su Abramo. Tuttavia è provvidenziale la coincidenza che si verrà a creare tra la settimana biblica nazionale e l’anno della fede che, per la Chiesa Cattolica, inizierà nel mese di Ottobre: una coincidenza per nulla programmata poiché la tematica della settimana biblica è stata scelta dagli inizi del 2011, quando non era stato ancora annunciato l’anno della fede. Su questo versante è enorme l’apporto di Abramo che, con la sua fede, dovrebbe conferire nuovi impulsi verso il dialogo interreligioso tra ebraismo, cristianesimo e islam.  Per questo durante la settimana biblica troverà spazio anche al dibattito a due voci tra il Rabbino Laras di Milano e il p. Pizzaballa, custode di Terra Santa. Quanto più si scoprono le radici della propria fede, tanto più si è in condizione d’instaurare un dialogo fecondo con le altre religioni, altrimenti si cade in forme di qualunquismo religioso.

Potremmo dire, quindi, che Abramo è un “uomo dei nostri tempi”?

Prof. Pitta: A causa delle tematiche a cui abbiamo accennato, Abramo è un personaggio di permanente attualità. Oltre alla sua fede incrollabile nella Parola di Dio, vorrei segnalare due dimensioni sulla vita di Abramo: la sua condizione migratoria che lo porta a lasciare la sua terra per recarsi dove il Signore gli propone; e la sua grande disponibilità ad ospitare la visita dei tre angeli alle Querce di Mamre. Chi ha sperimentato situazioni di emigrazione, come Abramo, dovrebbe essere nelle migliori condizioni per ospitare lo straniero nella sua patria. Purtroppo spesso si dimentica questo binomio tra esodo ed ospitalità e ci si arroga il diritto di possedere la terra, rifiutando il prezioso valore dell’ospitalità.

Sono molti i valori che Abramo veicola nelle pagine della Sacra Scrittura in cui è chiamato in causa: dalla fede monoteistica, alla misericordia per i peccatori, all’alleanza mai revocata per lui e il suo popolo. Abramo è e resta padre nella fede, come lo definisce San Paolo nella Lettera ai Romani, anche per i cristiani.