di Luca Marcolivio

ROMA, giovedì, 5 luglio 2012 (ZENIT.org) – Proseguendo nel suo servizio speciale sulle missioni estive in spiaggia, Zenit ha incontrato don Andrea Brugnoli, ideatore delle Sentinelle del Mattino. Assieme alla coordinatrice laica delle Sentinelle, Chiara Facci (intervistata ieri da Zenit), don Brugnoli è attualmente impegnato nell'organizzazione del Summer Event, in programma a Castiglione di Ravenna dall'11 al 14 agosto prossimi.

L'associazionismo cattolico giovanile, a partire dagli Scout, ha sempre privilegiato la montagna al mare, anche per la sua carica simbolica (l'ascesa verso Dio, ecc.). Il mare e la spiaggia, invece, cosa rappresentano per un cristiano?

Don Andrea Brugnoli: La spiaggia è il luogo per eccellenza dove Gesù ha predicato, ha chiamato i suoi primi discepoli, ha raccontato le parabole ed ha compiuto miracoli eclatanti. Io sono stato anche assistente nazionale degli scout e ho sperimentato come la salita su un monte, l’accendere un fuoco e rimanere in silenzio sotto le stelle, donino delle esperienze di Dio creatore indimenticabili. Oggi, invece, la spiaggia e il mare sono diventati un grande mercato di bugie e di divertimenti passeggeri. Difficilmente qualcuno può fermarsi a contemplare la natura mentre gli altoparlanti diffondono réclame tra uno stabilimento e l’altro! Riuscire a fermarsi a pensare alla propria vita sotto la luna che si specchia nel mare o davanti alla potenza delle onde è un’esperienza altrettanto forte come quelle che si vivono sulle montagne. Alcune volte siamo riusciti a creare questo ambiente e questo silenzio montando una grande chiesa sulla sabbia, davanti al mare, aperta di notte alla luce delle stelle. I media l’hanno battezzata “chiesa gonfiabile”, ma si trattò in realtà di uno spazio di silenzio e di vero ascolto.

Il vostro format è assolutamente originale o c'è qualche progetto precedente a cui vi siete ispirati?

Don Andrea Brugnoli: A dire il vero siamo partiti per la prima volta con 20 giovani nel 2002 e a Riccione vivemmo la nostra prima esperienza. Aprimmo una chiesa tutta la notte, fino al mattino e incontrammo centinaia di giovani. Molti si confessarono e io personalmente raccolsi moltissime lacrime di pentimento e di gioia per una nuova vita ritrovata. Da allora il nostro format è stato imitato da moltissime realtà molto più grandi di noi: movimenti o comunità religiose come Nuovi Orizzonti e Rinnovamento nello Spirito, si sono ispirati alle nostre idee. Ho calcolato che, al momento, sono state vissute in Europa più di 2500 edizioni di Una luce nella notte, utilizzando il nostro format.

Un po' di numeri: quanti giovani partecipano ogni anno alle Missioni di spiaggia? In genere che età hanno?

Don Andrea Brugnoli: Come evangelizzatori, i giovani che vengono a dedicare le loro ferie per quest’opera di annuncio, sono circa un centinaio per missione. Di più non ne vogliamo, perché crediamo molto nella formazione: non tutti sono adatti a questo servizio… la strada non è un ambiente facile e occorre molta maturità umana e di fede, molta delicatezza e ascolto. La loro età varia dai 20 ai 35 anni. Non di più perché sono i giovani che devono evangelizzare i giovani.

Il successo della vostra iniziativa estiva è indiscutibile. Vi capita, tuttavia, di ricevere critiche in ambito cattolico? Come rispondete?

<p>Don Andrea Brugnoli: Certo! Qualcuno è preoccupato che queste nostre iniziative possano essere solamente “emotive”. Altri temono che possano distogliere i fedeli dall’ordinarietà della pastorale parrocchiale. In realtà noi abbiamo constatato che un giovane che ha vissuto una di queste iniziative straordinarie, torna a casa sua, nella sua parrocchia o nel suo ambiente, rafforzato nella fede e con molto desiderio di darsi da fare per evangelizzare i propri simili. Certo, c’è tanto entusiasmo, ma a tutti dico che per andare in strada l’entusiasmo non sarebbe sufficiente. Non è facile fermare persone che non conosci per parlare loro di Gesù. Se questi ragazzi lo fanno con tanta semplicità, senza alcuna concitazione, ma, come avviene, nella calma e nello stile di Gesù, significa che dietro le loro emozioni c’è una fede solida, formata dalla catechesi e dalla vita ordinaria vissuta nelle rispettive realtà di appartenenza. Sappiamo che non tutti capiscono questo stile, ma alla fine, credo che valga la pena tentare qualche strada nuova. Non è la soluzione, ma un tentativo, un laboratorio. Di frutti ne vediamo tanti… Il tempo mostrerà quanto frutto rimarrà. Per ora noi vediamo giovani divenuti adulti, sposati con figli, ma con ancora il desiderio di evangelizzare i propri vicini. E oggigiorno non è poco vedere dei laici così.