di Pietro Barbini
ROMA, lunedì, 30 luglio 2012 (ZENIT.org) – Ignazio di Loyola, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV, viene ricordato domani, 31 luglio, giorno in cui si spense nell’anno 1556. La sua storia è universalmente conosciuta, grazie anche alla sua biografia, da lui stesso realizzata e pervenutaci intatta.
Il più piccolo di 13 fratelli, Ignazio crebbe agiatamente nel Castello di famiglia, appartenente al potente casato dei Loyola. Per un breve periodo prestò servizio come cortigiano presso il tesoriere del Regno di Castiglia, suo parente, e nel 1517, dopo la morte di entrambi i genitori, si arruolò nell’esercito di don Antonio Manrique, duca di Najera e viceré di Navarra, dove nel 1521, nel corso dell’assedio di Pamplona, rimase ferito ad una gamba da una palla di cannone.
Fu così costretto a letto per tre mesi, sotto stretto controllo medico e subendo dolorose operazioni. In questo periodo ebbe modo di avvicinarsi al cristianesimo, grazie alla lettura di numerosi testi religiosi dei quali ne rimase profondamente affascinato, in particolar modo dalla Vita di Cristoe dalla Legenda Aurea:queste letture colpirono talmente nell’intimo il futuro santo che, a guarigione avvenuta (la sua gamba ferita rimarrà comunque più corta dell’altra), decise di convertirsi, ritenendo che la sua vita avrebbe dovuto cambiare drasticamente.
La sofferenza fisica patita da Ignazio, la paura e l’angoscia vissuta in quel periodo, fu cruciale per la sua conversione, in quanto proprio in quella situazione di impotenza, in quella sua “croce”, ebbe modo di incontrare Dio nella sua vita, nella figura di Gesù Cristo, motivo per cui ritenne opportuno da quel momento in poi vivere seguendo l’esempio, oltre che dei santi, di Gesù Cristo, cercando di imitarlo fino ad incarnarlo nella propria esistenza, con i fatti e con il cuore, divenendo vero e proprio strumento dell’azione divina.
Per Ignazio di Loyola, infatti, l’uomo progredisce o regredisce, indistintamente, imitando necessariamente l’esempio di qualcuno, positivo o negativo che sia, e dato che solamente in Gesù Cristo l’uomo ha trovato la sua espressione più alta, ne conviene che Cristo sia l’unico esempio da imitare. Decise dunque di andare in Terrasanta, sulle orme di Gesù, visitando i luoghi della sua presenza.
Tornato in Spagna, all’età di 33 anni, ritenne opportuno, per poter svolgere al meglio l’attività di apostolato, di approfondire le sue conoscenze letterarie e teologiche; dapprima studiò grammatica latina a Barcellona, poi filosofia all’Università di Alcalà e a Salamanca, completando gli studi a Parigi nel 1528, dove vi rimarrà fino al 1534.
Qui conobbe i suoi primi compagni/discepoli (Pietro Favre, Francesco Xavier, Diego Lainez, Alfonso Salmerón, Simão Rodrigues e Nicolás Bobadilla) che assieme a lui, il 15 agosto 1534, presso la Cappella di Montmartre fondarono la Compagnia di Gesù, vero e proprio frutto della conversione di Sant’Ignazio. Nell’ambito della Compagnia di Gesù, ad oggi, si contano 49 Santi di cui 34 martiri e ben 147 Beati di cui 139 martiri e numerosissimi Servi di Dio e Venerabili, tra i quali ricordiamo San Francesco Saverio, che evangelizzò l’India e il Giappone, e Matteo Ricci, uno dei più grandi missionari della Cina.
Benedetta da papa Adriano VI ancora prima della sua fondazione, lodata ed approvata con entusiasmo da papa Paolo III con ben 2 bolle (Regimini militantis ecclesiaee Iniunctum nobis), ’approvazione definitiva della Costituzione redatta dallo stesso Ignazio avvenne nel 1550 con la bolla Exposcit debitumdi papa Giulio III.
Già nel 1541 il santo venne eletto all’unanimità Preposito Generale della Compagnia e di conseguenza inviò i suoi “figli” in tutto il mondo allora conosciuto, compresi i cosiddetti “nuovi paesi” (Africa, America ed Asia), per portare la “buona novella”, fondando scuole, istituti, collegi e seminari; nel 1944, per volere del papa, Ignazio divenne l’apostolo di Roma, svolgendo, dalla città capitolina, un’assidua attività di preghiera, celebrando giornalmente l’eucarestia e coordinando tutte le attività della Compagnia (si dice che dormisse quattro ore a notte per adempiere a tutti i suoi compiti), accompagnato da continui ed intensi dolori allo stomaco sempre più frequenti fino alla fine dei suoi giorni.
[La seconda parte dell’articolo biografico su Sant’Ignazio di Loyola sarà pubblicato domani, martedì 31 luglio]