Julio Larraz, il blu, la libertà

Le tele del pittore cubano, esposte al Complesso del Vittoriano di Roma, fino al 30 settembre

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di Antonio D’Angiò

ROMA, sabato, 28 luglio 2012 (ZENIT.org).- Questa estate romana permette di conoscere, peraltro in maniera gratuita, l’opera completa di Julio Larraz, pittore nato a L’Avana nel marzo del 1944. Certamente nato a Cuba ma non solo cubano: questa dicotomia trova spiegazione per il visitatore nella zona conclusiva del percorso espositivo, cioè la quinta sezione denominata “Isole”, ove è raccontata in maniera esplicità l’evoluzione intima dell’artista.

Larraz lascia Cuba ed emigra con la sua famiglia a Miami nel 1962, in quella fase di passaggio tra  l’epoca del Generale Batista e l’inizio del potere comunista di Fidel Castro. Nonostante Larraz si consideri ormai un apolide, un artista senza patria che si muove rifiutando i limiti dei confini geografici, l’idea dell’isola gli è rimasta comunque nel cuore e nella mente, come se “il desiderio dell’artista sia quello di nuotare alla deriva tra le correnti senza approdi sicuri”.

Proprio in questa sezione troviamo due tele che raffigurano il senso di questa intimità: Icarus del 2006 (olio su tela di 183 x 152 cm) e l’altra Adios Ulysses, del 2011, anch’essa olio su tela di dimensioni ancora maggiori (182 x 244 cm).

Questi personaggi del mito, questo colore blu del mare e del cielo, trasportano il visitatore verso la sesta e conclusiva sezione intitolata “Finale. Pittura come libertà” dove Larraz si conferma pieno sostenitore di quella teoria che ritiene la pittura la forma artistica che consente di mantenere quella soglia di libertà sconosciuta in altre forme artistiche contemporanee.

Larraz è conoscito al grande pubblico anche  per aver realizzato, durante i primi anni del suo soggiorno statunitense una serie di caricature a sfondo politico per grandi quotidiani come il New York Times e il Washington Post. Caricature che possono essere viste nei video proiettati  nella sala d’ingresso dell’esposizione e che trovano conferma nella sezione denominata  “Politica”, dove nelle tele si trovano invece quei temi e interrogativi che inquietano l’occidente. Inquietudini riscontrabili anche nella sezione chiamata “Circo”, cioè il luogo dove ogni giorno clown, acrobati, equilibristi, ballerini e animali rappresentano la metafora dell’esistenza, tra sorrisi e piante, guai e divertimenti.

Ma lo spazio più ampio, anche perchè è uno dei soggetti protagonisti della pittura di Larraz, è quello dedicato alle “Donne”. In continuità con i grandi scrittori del centro e sud america, come Garcia Marquez o Amado, la donna rappresenza per Larraz sia la bellezza innocenza sesso seduzione, sia il potere l’indegnità la connivenza con il maschio.

Da segnalare, tra i tanti in questa sezione, per la sua delicatezza, la tela “Meeting in Alessandria”, dove una donna di spalle con un uomo di fronte lascia affascinati per la somiglianza con il capolavoro di Velazquez, Venere allo Specchio.

Consentendo al visitatore, in queste giornate estive di inquietudini economiche, di lasciare l’esposizione senza che prevalga l’immagine della crudezza del potere.

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ZENIT Staff

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