ROMA, domenica, 22 luglio 2012 (ZENIT.org).- Riportiamo il comunicato del movimento Cav (Centri di aiuto alla vita) sul caso di Ozzano Emilia, dove una ragazza ventunenne ha gettato giovedì scorso dopo un parto avvenuto a casa il primo di due gemelli nel cassonetto della spazzatura, provocandone il decesso. Non ce l’ha fatta neppure il secondo gemellino, partorito dalla ragazza alcune ore dopo e ricoverato all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Il piccolino morto questa mattina era nato estremamente prematuro.
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Ancora un dramma dell’instabilità psicologica e forse della siolitudine. Ancora, a pagare per tutti è un bambino non nato e anche il fratellino è tra la vita e la morte. La ragazza di Ozzano Emilia si è trovata, in condizioni ancora tutte da chiarire, a vivere da sola una situazione difficile senza che nessuno potesse aiutarla. C’è addirittura il sospetto che sia caduta nella mani di qualcuno che ha provocato intenzionalmente l’aborto.
Negli oltre 300 Centri di aiuto alla vita le donne vengono seguite ed aiutate da personale altamente specializzato. Quello di cui avrebbero avuto bisogno la ragazza eforse anche i suoi genitori. L’amicizia e la vicinanza aiutano ad accettare la gravidanza, sciogliendo i nodi economici (grazie anche a Progetto Gemma), superando i blocchi psicologici, vincendo la solitudine. Anche solo per portare il bambino (o i bambini come in questo caso) alla nascita e lasciarli all’amore di genitori adottivi. Purtroppo nessuno ha detto alla ragazza a chi avrebbepotuto rivolgersi per avere questo aiuto.
I Centri di aiuto alla vita, con il loro lavoro promuovono quotidianamente quella cultura della vita di cui oggi si avverte sempre di più il bisogno. Ma è necessario che anche le istituzioni si interroghino su quanto accaduto e mettano in atto politiche socio-sanitarie a sostegno della preferenza per la nascita.
L’elenco dei Cav è su www.mpv.org