La giustizia di Gesù

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Vangelo

Marco 6,30-34

Gloria a te, o Signore.

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in di­sparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassio­ne di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Lettura

Commuoversi è ben diverso dall’approfittare: una folla in continua ricerca costituisce, infatti, una ben ghiotta occasione per chi è alla ricerca del potere, del prestigio, della fama. Oggi, l’evangelista Marco non vuole presentarci una visione intimistica e romantica di Gesù, quanto piuttosto la sua giustizia: Gesù è giusto precisamente perché si commuove di fronte a questa folla, paragonata alle pecore senza pastore descritte dal profeta Geremìa nella prima lettura.

Meditazione

Il giusto è colui che di fronte al male sceglie di non esserne complice e si impegna totalmente nell’opera di liberazione dai suoi nefasti effetti e progetti. Biblicamente detto, si commuove. Gesù non è complice: non approfitta della folla, non si serve delle sue ferite, non la manipola, non perpetua la sua “reificazione” per i propri scopi; si commuove. Gesù si impegna totalmente nell’opera di liberazione di questa folla dal male mettendosi ad insegnare. Offre cioè la parola del regno che restituisce ogni componente di questa folla a se stesso, agli altri, a Dio, permettendo così a ciascuno di ritrovare il proprio volto e il proprio nome, il volto e il nome degli altri, il volto e il nome di Dio. Nella giustizia di Gesù si avvera così la profezia di Geremìa: siamo di fronte al vero re, al germoglio saggio e giusto della casa di Davide. E si annuncia nello stesso tempo il programma della Chiesa quale comunità posta quale segno del regno di Dio, apertamente enunciato da Paolo nella seconda lettura: essere, per grazia del sangue di Cristo, il popolo dei pacificati e dei pacificatori, proprio perché radicato in quella commozione che non rende complici del male ed impegna totalmente nell’opera della sua liberazione, proponendosi come alternativa reale al male che oppone, distrugge, allontana, reifica, mette in continua competizione l’uno contro l’altro, offre la violenza come valore e come manifestazione di forza. Non c’è Chiesa senza giustizia, ma non c’è giustizia senza la commozione di Gesù: solo quest’ultima trasforma da spettatori passivi e anaffettivi in protagonisti attivi e pazienti, consapevoli che la croce è la misura del comandamento dell’amore e della verità, della via da percorrere insieme al Signore che è l’unico pastore con il quale, come dice il salmo, non si manca veramente di nulla, perché non si manca di se stessi, degli altri e di Lui.

Preghiera

Signore Gesù, tu sei il giusto e il santo, che si commuove di fronte alle vittime del male; noi, invece, ci commuoviamo in maniera disordinata e superficiale. Donaci il tuo Spirito, perché anche le profondità del nostro corpo, della nostra anima e della nostra mente, risplendano della nuova vita del regno di Dio e siano al servizio della liberazione integrale di ogni persona umana.

Agire

Oggi voglio difendere apertamente chi è vittima di soprusi. 

La meditazione quotidiana è un servizio offerto dal Regnum Christi. Le riflessioni sul vangelo del giorno sono tratte da Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART.

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ZENIT Staff

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