ROMA, venerdì, 20 luglio 2012 (ZENIT.org).
Vangelo
Matteo 12,1-8
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Lettura
Atto primordiale di misericordia è portare aiuto al sofferente. Nel Vangelo, Gesù non teme di presentarsi come il Messia sofferente, ricordando ai farisei la persecuzione cui il suo antenato Davide e gli uomini a lui fedeli furono ingiustamente sottoposti dal re Saul. Il Messia soffre ingiustamente: in questo modo egli si unisce a tutti i sofferenti ed insieme a loro implora misericordia, perché è nella misericordia che si può e si deve fare esperienza di Dio.
Meditazione
Il Vangelo ci ricorda come Gesù sia stato riconosciuto e chiamato “figlio di Davide”, cioè Messia di Israele, il re unto da Dio per liberare il suo popolo. Gesù accetta tale titolo, ma volutamente si richiama alla storia sofferente del suo antenato: egli ne è figlio, quindi, non solamente per discendenza familiare, ma perché ne ripercorre il cammino storico, teologale e spirituale. Si tratta di un cammino segnato dall’ingiustizia e dalla misericordia. Dall’ingiustizia, perché l’episodio della storia di Davide qui ricordato da Gesù nel corso di una disputa con i farisei, si inquadra nella persecuzione subita da Davide per mano di Saul, accecato dall’invidia, dal risentimento e dal suo peccato. Con misericordia, Davide mai si piegherà alle voci di coloro che, pretendendo anche di parlare in nome di Dio, lo incitavano ad uccidere il nemico. Come figlio di Davide, Gesù intende reagire alla violenza e al peccato con la misericordia e la santità, fondando su queste ultime la sua regalità: in caso contrario, niente lo avrebbe reso differente dal nemico del suo antenato, Saul, che giustificava il suo comportamento come “guerra preventiva” nei confronti di chi poteva essere un ostacolo o un’alternativa al suo modo di regnare, assomigliando così, lui, primo ad essere scelto come re in Israele, al suo peggiore e archetipico nemico, il faraone del libro dell’Esodo. Proprio in quanto ingiustamente sofferente, Gesù è allora il Signore del sabato, colui che manifesta la paradossale signoria di Dio quale imperativo assoluto di misericordia consegnato alla libertà degli uomini. Dio è il primo a portare aiuto ai sofferenti, come ricorda il profeta Isaìa nella prima lettura, facendo per loro “grandi cose”, lì dove gli uomini non se lo aspettano e rimangono nell’ottica della morte e delle sue logiche, privi di misericordia e santità.
Preghiera
Signore Gesù, il tuo regno non è di questo mondo perché non chiedi ai tuoi servi di morire per te e dimostrare così con il loro sacrificio la tua potenza e la tua superiorità nella lotta contro gli altri. Tu sei re perché accetti la sofferenza come conseguenza di una vita di misericordia e di santità; donaci il tuo Spirito, perché resi re anche noi con te nel battesimo, possiamo essere santi e misericordiosi.
Agire
Oggi voglio reagire al male che mi viene fatto facendo del bene a chi mi tratta ingiustamente.
La meditazione quotidiana è un servizio offerto dal Regnum Christi. Le riflessioni sul vangelo del giorno sono tratte da Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART.