ROMA, venerdì, 20 luglio 2012 (ZENIT.org) – L’arcivescovo maronita di Damasco, in Siria, mons. Samir Nassar, non ha dubbi. “Si vive un’apocalisse a Damasco, e si spera con tutto il cuore, la mente e le forze, che venga presto la resurrezione”, ha dichiarato il presule in un drammatico messaggio giunto all’agenzia Fides (20 luglio).
“La distruzione è enorme”, racconta l’arcivescovo, che parla di un vero e proprio “calvario” della popolazione della capitale, dove da martedì si combatte con le armi pesanti, carri armati ed elicotteri inclusi.
“Gli scontri stanno avvenendo per le strade e si spostano da un quartiere all’altro. Non riesco a dormire per la paura e per il rumore delle bombe e degli spari. La temperatura è oltre i 40°C e sovente ci sono interruzioni di corrente”, continua il presule mentre descrive una situazione umanitaria sempre più precaria ed insostenibile.
“Mancano approvvigionamenti in molti settori, e si inizia ad avvertire la penuria: siamo a corto di pane, verdure, gas per cucinare e combustibile per i forni. La popolazione è terrorizzata e non sa dove rifugiarsi”.
A preoccupare il capo della comunità maronita è l’esodo causato dalla violenza. “Le strade verso la Giordania, l’Iraq, verso Aleppo e la zona a Nord di Homs sono chiuse”, scrive Nassar. “Si vede un lungo serpentone di gente che fugge, sulla strada per il Libano: un esodo che avviene nel panico generale”.
Mentre la capitale era stata finora risparmiata dalla violenza, “ora è il nostro turno di soffrire e morire”. “Abbiamo appena costruito un rifugio, nel sottoscala, per scampare alle bombe e le cantine della parrocchia sono state ripulite”, continua la drammatica testimonianza di mons. Nassar.
“I pochi fedeli che hanno avuto il coraggio di venire alla Santa Messa hanno acceso molte candele presso la tomba dei Beati Martiri di Damasco. Si sono scambiati saluti e lacrime, nel timore di vedersi per l’ultima volta, prima di tornare a casa fra spari ed esplosioni”, ha aggiunto il presule.
Cresce infatti la paura tra i cristiani della capitale, che temono ritorsioni e dove cominciano a circolare delle “liste di proscrizione”. “C’è il pericolo che si apra la stagione delle vendette e che i civili di Damasco siano trattati come ‘traditori’ perché non hanno preso parte attiva alla rivoluzione”, si legge in un’altra notizia, giunta sempre all’agenzia Fides.
A confermare la drammatica situazione a Damasco e i timori della comunità cristiana è un sacerdote cattolico della capitale, che ha scelto di rimanere nell’anonimato. “Nei volti delle persone ci sono paura e tristezza per la guerra che è arrivata dentro casa”, ha raccontato a Fides (19 luglio). “È un momento molto difficile per tutti, c’è caos e incertezza per il futuro. In questo momento vedo che i fedeli pregano di più, trovano il loro vero rifugio solo in Dio”.