L'economia del benessere

I contenuti della funzione del benessere sociale

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di Rosario Sitari
Segretario Nazionale Associazione Italiana Docenti Universitari

ROMA, giovedì, 19 luglio 2012 (ZENIT.org).- La convinzione che “il meccanismo di mercato non porta a una razionale scelta sociale”1 ha spinto molti studiosi a impegnarsi nella ricerca di principi da assumere come guida nelle decisioni di politica economica. Si è quindi arricchito quel filone di pensiero noto come “economia del benessere”.

Questo importante capitolo della scienza economica poggia su due fondamenti:

– su una concezione di un obiettivo economico ritenuto socialmente desiderabile e individuato nella massimizzazione del benessere economico per la collettività nel suo complesso;

– sulla deduzione che sono socialmente desiderabili forme di intervento nella vita economica in modo che il mercato, integrato da un’azione correttiva del regime delle convenienze, possa essere reso funzionale all’interesse generale.

Ovviamente la concezione del benessere assume connotazioni diverse tra paese e paese e all’interno dello stesso paese considerato in tempi diversi2.

L’economia del benessere pone due problemi: quello della costruzione concreta della funzione del benessere e quello della scelta dei criteri per la sua ottimizzazione.

1) – La costruzione concreta della funzione del benessere sociale consente:

a – una conoscenza chiara degli obiettivi

b – l’evidenziazione di eventuali incompatibilità

c – l’individuazione di un quadro di riferimento

e cioè coerenza e unitarietà a decisioni di politica economica.

La funzione si potrebbe ricavare attraverso conoscenze intuitive dei politici, raccolta diretta delle informazioni con le tecniche di ricerche di mercato (se i riferimenti fossero la salvaguardia ambientale, i livelli di occupazione, l’equilibrio della b. d. p., il livello dei prezzi,…).

Si tratterebbe di capire la disponibilità a pagare per il raggiungimento degli obiettivi individuati.

2) – L’individuazione dei criteri di ottimizzazione per la ricerca del max per una collettività. Il significato di ottimo è legato a Pareto: «ottimo paretiano» è una situazione nella quale è impossibile, attraverso una diversa utilizzazione delle risorse produttive e dei beni finali, rendere “migliore” la posizione di un componente della collettività senza rendere nel contempo “peggiore” quella di qualche altro della stessa collettività, data la distribuzione iniziale della ricchezza. Per posizione migliore si intende maggiore disponibilità di beni e servizi.

L’efficienza produttiva è condizione necessaria ma non sufficiente per l’ottimo paretiano: è possibile infatti, attraverso lo scambio, distribuire i beni in modo che alcuni si trovino in posizione migliore senza che qualche altro venga a trovarsi in posizione peggiore.

Le situazioni in cui sono possibili questi cambiamenti sono dunque “inefficienti” anche se la combinazione dei fattori nel momento produttivo è avvenuta con efficienza.

A titolo di esempio immaginiamo una comunità costituita da un certo numero di persone; l’insieme delle combinazioni tra i livelli di benessere che le persone possono raggiungere è delimitato da una curva, la frontiera delle utilità possibili (=FUP). In ogni punto all’interno di questa curva è possibile migliorare il benessere di ognuno via via che ci avviciniamo alla FUP. Giunti però alla frontiera, ad ogni spostamento lungo di essa è possibile accrescere il benessere di uno solo diminuendo il benessere di qualche altro. Ciò perché la FUP è il luogo dei punti dell’ottimo paretiano. Le situazioni dentro la curva non sono ottime.

La teoria dell’ottimo economico (teoria del benessere) tenta di individuare le condizioni di ottimalità 3.

Nella funzione del benessere sociale si esplicitano le relazioni tra il benessere della collettività e quello delle persone che ne fanno parte.

1 – l’obiettivo dell’ efficienza viene composto con l’obiettivo dell ’equità, della salvaguardia dell’ambiente, della piena occupazione, della stabilità dei prezzi, dell’equilibrio dei conti con l’estero,…e di altri obiettivi. Quando si intende comporre l’obiettivo di efficienza con quello di equità (Trade-off efficienza/equità) si fa riferimento alle due proposizioni di Pigou4 che costituiscono condizioni sufficienti per l’incremento del benessere economico. Pigou, aggiungendo alle ipotesi di cardinalità e comparabilità dei redditi il principio della decrescenza dell’utilità marginale del reddito, afferma:

a.- il benessere economico cresce se il volume del reddito nazionale aumenta senza che peggiori la distribuzione a danno dei meno abbienti (condizione di efficienza);

b.- il benessere economico cresce se migliora la distribuzione del reddito a favore dei meno abbienti e non si riduce il volume del reddito nazionale (condizione di equità).

Le conseguenze pratiche dell’analisi pigouviana sono due. La condizione di efficienza apre la strada alla massimizzazione del reddito nazionale e impone la rimozione della divergenza tra prodotto privato e prodotto sociale dato che le esternalità sono uno specifico dell’inefficienza del sistema; la condizione di equità costituisce il fondamento teorico delle politiche di redistribuzione del reddito5.

2 – Diventa necessaria la conoscenza dei Trade off tra i diversi obiettivi in modo da pervenire alla misura di quanto costi il raggiungimento di una unità di un obiettivo in termini di rinuncia di una stessa unità di un altro obiettivo (costo-opportunità).

Delicati sono i modi di definizione della funzione del benessere sociale: cioè i pesi di ciascun obiettivo e i pesi da dare ai diversi interessi in conflitto, tenendo conto anche dell’interdipendenza tra scelte a diversi livelli di governo.

*

NOTE

1 Cfr. K. J. Arrow, Una difficoltà nel concetto di benessere sociale, Saggi sulla moderna «economia del benessere», F. Caffè, (a cura di), Edizioni Scientifiche Einaudi, Torino, 1956.

2 Cfr. D. S. Watson, Economic policy: business and government London, 1960, pag. 742, Prospetto dei diversi concetti di benessere, in F. Caffè, Sistematica e Tecniche della Politica Economica, I – parte introduttiva, Edizioni Ricerche Roma, 1966.

<a href=”#sdfootnote3anc”>3 La teoria dell’ottimo paretiano rimane il fondamento dell’economia del benessere; la sua rilevanza, tuttavia, è stata ridimensionata dal teorema del second best di Lipsey e Lancaster applicabile a quei casi in cui non si realizza almeno una delle condizioni che garantiscono l’ottimo assoluto. Il teorema, potenzialmente riferibile alla totalità delle situazioni reali, mette anche in discussione la possibilità di soddisfazione delle restanti condizioni necessarie per l’ottimo.

4 Cfr. A. C. Pigou, Alcuni aspetti dell’economia del benessere, Saggi sulla moderna «economia del benessere», F. Caffè, (a cura di), op. cit.

5 Cfr. N. Acocella, Fondamenti di Politica Economica, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 3ª edizione, novembre 1999, pagg. 109 e 110.

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ZENIT Staff

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