ROMA, domenica, 15 luglio 2012 (ZENIT.org) – Riprendiamo l’intervento pronunciato da monsignor Gianni Ambrosio, vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della Commissione degli Episcopati della Comunità europea (COMECE), all’incontro svoltosi il 12 luglio scorso a Bruxelles sul tema “Solidarietà intergenerazionale: definire i parametri della società di domani in Europa”. Il testo è stato pubblicato sull’edizione odierna de l’Osservatore Romano.
***
Desidero complimentarmi con l’iniziativa dell’Anno europeo: la questione dell’invecchiamento attivo e la solidarietà intergenerazionale costituisce un’occasione opportuna per riflettere sul presente e sul futuro delle nostre società. Vorrei soffermarmi in particolare sul ruolo della famiglia come risorsa sociale. È il punto di partenza per affrontare la crisi non solo demografica, ma anche sociale. Ritengo che l’Ue e gli Stati membri dovrebbero lucidamente mettersi al servizio della famiglia e avere il coraggio di sostenerla come soggetto sociale: così le nostre società potranno beneficiare pienamente del contributo della famiglia in termini di relazioni, di solidarietà, di slancio progettuale. Perché la famiglia è il fondamentale ambito di cura della persona e di condivisione dei bisogni, sia materiali che immateriali, e rappresenta la prima rete di solidarietà su cui la società può contare. Per cui l’impegno di valorizzare la famiglia non nasce dall’intenzione di difendere un patrimonio della tradizione, ma dalla convinzione che essa è garanzia di un futuro vivibile per le nostre società.
Parlando di famiglia, intendo riferirmi alla famiglia aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna: è questa l’identità propria della famiglia come “luogo” ove le relazioni e la solidarietà intergenerazionali vengono acquisite e favorite. Il futuro dei nostri Paesi e dell’Ue non è immaginabile senza il sostegno forte alla famiglia, come ambito di crescita e di maturazione in cui ciascuno viene riconosciuto nel suo valore di persona e nel contempo è richiamato alle proprie responsabilità e ai propri doveri.
Nessun altro tipo di relazione può essere equiparato alla famiglia. Se la famiglia venisse privata del suo ruolo centrale e se venisse messa in condizione di non poter svolgere il suo compito, la complessiva relazionalità sociale diventerebbe fragile in quanto è soprattutto la relazione familiare a generare un clima caratterizzato da fiducia, da cooperazione, da reciprocità. In questo clima possono crescere le virtù personali e sociali.
La grave crisi demografica può essere affrontata sostenendo le famiglie perché rendano possibile la generazione e l’educazione di uomini e donne che si facciano carico del bene comune. L’aumento del tasso di fertilità è assolutamente necessario, pur tenendo conto dell’apporto dell’immigrazione. Anche i dati relativi ai valori indicano chiaramente che gli europei desidererebbero avere più figli: le politiche dell’Ue devono aiutare a rendere realizzabile questa «aspirazione incompiuta» dei cittadini. Sappiamo che in alcuni Paesi sono stati realizzati buoni passi in avanti per superare la scarsa propensione alla procreazione. Si tratta di interventi a livello delle politiche fiscali in favore della famiglia, di creazione di strutture di assistenza per l’infanzia, di misure volte a conciliare vita lavorativa e vita familiare.
In questo contesto, mi permetto di sottolineare l’importanza del giorno settimanale comune di riposo. Specialmente per la famiglia, per la vita spirituale dei suoi membri e per le relazioni umane, sia quelle intrafamiliari sia quelle con i parenti e gli amici, il riposo domenicale comune è di fondamentale importanza. Le organizzazioni provenienti da differenti ambiti delle società hanno unito le loro forze per sostenere tale importante elemento dal punto di vista legislativo, con l’Alleanza europea per la domenica.
Sono necessarie misure serie di riconoscimento del valore della “cura” che la famiglia svolge nei confronti sia dei bambini, sia degli anziani. Ciò avviene già in alcuni contesti nazionali, almeno in certi ambiti. L’Ue può favorire un intenso scambio di buone pratiche per assicurare risultati comprovati ed efficaci a favore della famiglia. L’Ue può inoltre favorire ricerche a supporto di politiche che comportino il pieno coinvolgimento della famiglia: ciò è necessario per raggiungere gli obiettivi della strategia «Europa 2020». Lo sviluppo socioeconomico sia a livello nazionale che a livello dell’Ue esige il riconoscimento della famiglia come vero soggetto sociale e politico.
(©L’Osservatore Romano, domenica 15 luglio 2012)