I carismi dei movimenti ecclesiali e della nuove comunità nell'Anno della Fede

Intervista al sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Miguel Delgado

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ROMA, sabato, 14 luglio 2012 (ZENIT.org).- Tra i diversi eventi dell’Anno della Fede, indetto da papa Benedetto XVI, il 18 maggio c’è la vigilia di Pentecoste, dedicata a tutti i movimenti vecchi e nuovi, con il pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Pietro. Si pregherà anche a piazza San Pietro “per chiedere Dio di inviare ancora con tanta abbondanza il suo Spirito perché si rinnovino i prodigi come ai primi tempi della Chiesa nascente”, come spiega il programma ufficiale.

Per capire meglio cosa siano i vecchi e nuovi movimentiecclesiali e le nuove comunità che parteciperanno all’Anno della Fede che si terrà dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013, vi offriamo una intervista con il sottosegretario del Pontificio consiglio per i laici (www.laici.va), il presbitero spagnolo Miguel Delgado, che ha indicato il contatto del Papa con i movimenti come un momento importante dell’evento.

Mons. Delgado ha spiegato alcune particolarità di questi “nuovi ed antichi movimenti”, formati essenzialmente da fedeli laici, anche se ha indicato che “le ispirazioni di Dio sono tante, che è difficile inquadrarle in criteri rigidi”.

Cosa si intende per nuovi ed antichi movimenti?

Mons. Delgado: Nuovi sono forse quelli nati un po’ prima del Concilio Vaticano II, come il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich nel 1943, e Comunione e Liberazione, fondata negli anni Cinquanta da don Luigi Giussani, e poi quegli che sono nati dopo la conclusione del Concilio, come la Comunità di Sant’Egido, sorta a Roma nel 1968 per iniziativa del prof. Andrea Riccardi, e molti altri. Antiche sono le Congregazione Mariane, che adesso si chiamano Comunità di Vita Cristiana. A questa giornata del 18 maggio sono tutti invitati, senza dimenticare un altro evento che li coinvolgerà: la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Rio di Janeiro nel mese di luglio 2013.

Quale è la caratteristica di un movimento ecclesiale?

Mons. Delgado: Nei movimenti ecclesiali e nelle nuove comunità, ogni fedele che ne fa parte assume l’impegno di vivere secondo un carisma particolare che permea tutta l’esistenza cristiana, con spazi di formazione cristiana ed evangelizzazione. In queste realtà ecclesiali, la persone hanno la possibilità di incontrare e far incontrare Cristo agli altri, cioè sono spronati a diventare apostoli negli ambienti di vita dove sono.

Tutti i cattolici devono appartenere a qualche movimento?

Mons. Delgado: Certamente no ma nella Chiesa esiste il diritto di associazione, quindi, i fedeli sono sempre liberi di aggregarsi o meno in un movimento ecclesiale.

Quand’è che i movimenti ecclesiali devono essere riconosciuti dall’autorità ecclesiastica?

Mons. Delgado: A un certo grado di sviluppo il diritto deve arrivare, non per soffocare, ma per garantire nel futuro la continuità dei movimenti ecclesiali, nonché un uso ordinato dei carismi nella Chiesa. Il Pontificio Consiglio per i Laici chiede sempre il parere dei vescovi dove i movimenti sono impiantati. Poi, in ogni movimento devono riscontrarsi i criteri di ecclesialità che sono elencati nella esortazione apostolica Christifideles laici, di Giovanni Paolo II, come l’adesione al magistero, l’unione filiale con il Papa e con i pastori delle Chiese locali, la riscoperta della chiamata alla santità, eccetera.

Come si ottiene il riconoscimento?

Mons. Delgado: La richiesta di un eventuale riconoscimento di un movimento ecclesiale deve partire sempre dal soggetto interessato; quindi è un atto libero di ogni aggregazione di fedeli. È una procedura che richiede tempo; non è come andare all’anagrafe e mettere un timbro. Inoltre, a livello della Santa Sede, si richiede che il movimento abbia una presenza internazionale.

Come capire la fedeltà dottrinale che questi movimenti devono avere nella Chiesa?

Mons. Delgado: L’autorità ecclesiastica deve vagliare sempre l’adesione di ogni realtà associativa ai criteri di ecclesialità sopramenzionati. Questi criteri sono fondamentali, e non possono mancare mai.

Come operano i carismi?

Mons. Delgado: Nelle forme più svariate, come nella testimonianza personale della fede, nel servizio alle persone più bisognose della società, attraverso la musica, l’arte, eccetera. Non è che tutti debbano fare lo stesso: in questo grande concerto, ciascuno deve operare com’è. Penso adadun movimento che lavora con i musical che coinvolge e aiuta a tanti ragazzi. Sono persone che aiutano a portare gli altri a Cristo. Penso anche alla diocesi di Murcia, in Spagna, dove ci sono tante comunità del Cammino Neocatecumenale, e qui il livello della pratica religiosa è aumentato molto. Negli Stati Uniti e in tutto il continente americano, come pure in Africa, è molto presente il Rinnovamento Carismatico Cattolico.

Quanto sono importanti questi movimenti ecclesiali e nuove comunità?

Mons. Delgado: Direi che si parla piuttosto poco dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità rispetto a quanto fanno. Il bene di solito non fa notizia e bisogna che lo faccia. Nell’Annuario statistico della Chiesa non compaiono ancora dati relativi alle associazioni di fedeli. I movimenti ecclesiali forniscono molta informazione del proprio operato.

Come distinguere un movimento laicale da uno religioso?

Mons. Delgado: Bisogna conoscere da vicino ogni realtà ecclesiale. Il criterio fondamentale che caratterizza la vocazione propria dei fedeli laici è proprio il rapporto con il mondo: per esempio, un medico che lavora in un ospedale, la madre di famiglia che deve gestire tante cose che riguardano la vita quotidiana della famiglia, la giornalista che lavora in una radio, e via dicendo. È lì dove i fedeli laici devono permeare il mondo dello spirito cristiano, e far conoscere Dio ai propri familiari, amici e colleghi di lavoro.

Quale è lo stato di salute del mondo oggi dal punto di vista della fede?

Mons. Delgado: Migliore di quanto sembra, anche se la situazione non è facile, per questo il papa ha convocato l’anno della Fede e sta parlando continuamente della questione di Dio. Ma a mio parere ci sono più luci che ombre. Di natura non sono catastrofista. Poi, Gesù ci ha assicurato che sarà con noisono con voifino alla fine del mondo, ma non ci ha detto: “vi tolgo le difficoltà”. La Chiesa è la presenza continua di Cristo nella storia, ed è il Signore chi sostiene la navigazione di questa barca da più di duemila anni.

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ZENIT Staff

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