DAMASCO, venerdì, 13 luglio 2012 (ZENIT.org) – “La Siria ha bisogno di dialogo, non di armi”. E’ questo l’appello lanciato dai francescani in Siria, tramite padre Romualdo Fernandez OFM, direttore del Centro ecumenico di Tabbaleh (Damasco) e Rettore del Santuario dedicato alla Conversione di San Paolo, nella capitale siriana.
In un colloquio con l’Agenzia Fides, padre Fernandez ha ribadito che “la strada maestra per uscire dalla crisi è quella del dialogo fra le parti. Chiediamo a tutti di accettare di sedersi attorno a un tavolo e di avviare un confronto, che possa evitare violenze, morti, stragi e massacri, che da troppo tempo insanguinano il paese”.
L’ultimo ad aggiungersi alla triste lunga seria è il massacro nell’area di Hama, riguardo al quale ha affermato padre Fernandez: “è una tragedia, le notizie sono confuse, la verità è la prima vittima”.
Secondo il frate, “se le potenze straniere continuano a fornire armi e a finanziare le parti in lotta, la guerra continuerà e le vittime aumenteranno. Questa non è la via della pace: la via della pace passa attraverso il dialogo”.
Come cristiani, ha rimarcato padre Fernandez, “siamo aperti a tutti i nostri fratelli, di ogni religione”; come francescani “siamo a fianco della popolazione che soffre, dei cristiani e dei musulmani, e non lasceremo mai questo paese. Resteremo in Siria, a servizio del Vangelo. C’eravamo ieri, ci siamo oggi e ci saremo domani, in tempi di pace e in tempo di guerra, in tempi bui e in tempi luminosi. Nella certezza che il Signore ci vuole qui e che provvederà a noi”.
L’appello del francescano si aggiunge a quello lanciato da mons. Mario Zenari, nunzio vaticano a Damasco, al Consiglio di sicurezza Onu in corso a New York.
“La comunità internazionale si sbrighi ad aiutare la Siria ad uscire da questa trappola infernale” ha affermato ad AsiaNews mons. Zenari, esortando i Paesi al Consiglio di sicurezza Onu – in particolare Cina, Russia, e Lega Araba – “a mettere da parte le divisioni e lavorare in modo concreto per fermare una ‘carneficina’, costata in meno di due anni oltre 14mila morti”.
Rientrando nel Paese dopo tre settimane di soggiorno all’estero, il nunzio apostolico ha dichiarato, infatti, di aver trovato uno scenario decisamente peggiorato. “La situazione si sta aggravando sempre di più – ha sottolineato – Dopo il mio ritorno è aumentata l’insicurezza, non ci si può muovere liberamente, vi sono continui scontri e rapimenti anche in zone fino a qualche tempo fa sotto controllo”.
Fra queste: Tremseh, nella provincia di Hama, dove proprio oggi, venerdì 13 luglio, si è verificato una nuova strage di 200 innocenti. Coma già accaduto ad Houla e ad al-Qubayr, esercito e ribelli si scambiano accuse reciproche.
Secondo gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, i militari hanno bombardato il villaggio con elicotteri da combattimento e carri armati, seguiti dalla Shabiha (Gli spettri), ovvero la milizia paramilitare del regime, incaricata di compiere le esecuzioni sommarie.
La Siryan News Agency (Sana), agenzia di stampa del governo, rigetta la responsabilità dell’attacco sui terroristi islamici che starebbero cercando di diffondere paura e caos nel Paese per influenzare il vertice del Consiglio di sicurezza Onu, iniziato ieri a New York.
Durante il Consiglio, Cina e Russia hanno posto nuovamente il veto contro l’imposizione di sanzioni al regime di Bashar al-Assad. Mosca e Pechino, invece, si sono dichiarate contrarie a qualsiasi risoluzione di condanna nei confronti del governo siriano.
I membri Onu accusano, infatti, i governi occidentali di voler tentare la strada già sperimentata con la Libia, di utilizzare cioè le risoluzioni delle Nazioni Unite per scatenare un conflitto armato nella regione.
L’opposizione di Russia e Cina rende ancora più arduo l’operato di Kofi Annan, inviato speciale per Nazioni Unite e Lega Araba, che in queste settimane ha chiesto appoggio anche all’Iran per tentare una mediazione con il regime e applicare in modo concreto il piano di pace. Lunedì prossimo, 16 luglio, l’ex segretario generale dell’Onu incontrerà a Mosca Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, per convincere Mosca a collaborare.
Tuttavia “i bellissimi piani di Annan sono carta straccia, se non c’è la collaborazione di tutti” ha sentenziato mons. Zenari. “Da solo il Paese non è in grado di liberarsi di questa tragedia – ha soggiunto il nunzio, ricordando come sempre più persone innocenti, in particolare bambini, sono vittime di questa tragedia. “Le uccisioni di questi piccoli indifesi – ha detto – feriscono non solo il popolo siriano, ma tutta l’umanità”.
La comunità internazionale, dunque, non può restare impassibile di fronte alla situazione infernale in Siria, ma deve anzi “aiutarla a non cadere nel baratro e cercare di parlare a una sola voce” ha concluso mons. Zenari.