di padre Mario Piatti icms
ROMA, venerdì, 13 luglio 2012 (ZENIT.org).- Gli straordinari giorni di Milano, in particolare per chi ha avuto la gioia di essere personalmente presente, sono stati una esperienza, unica e indimenticabile, di vera comunione ecclesiale, di confronto, di dibattito e di profonda riflessione, a partire dai cosiddetti “principi non negoziabili”.
La portata dell’Incontro Mondiale supera, naturalmente, le barriere del luogo e il numero, pur assai rilevante, dei partecipanti. Esso costituisce – e costituirà sempre – per tutta la Chiesa un perenne patrimonio di cultura e di fede, a cui guardare, con rinnovata speranza, soprattutto in questa difficile epoca della Storia.
La riscoperta del valore indefettibile della famiglia, fondata sull’amore stabile e fedele di un uomo e di una donna, è una realtà da riproporre ancora, comunque e dovunque, senza cedimenti e senza incertezze. Al gelido vento della contestazione e della dissacrazione occorre rispondere, con chiarezza e fermezza, attraverso la vita, il pensiero e la parola, illuminati dalla Ragione e dalla soprannaturale luce della Rivelazione: la Grazia conferma, infatti, ed eleva ciò che già la natura con lucida evidenza propone, come positivo percorso di autentica umanità.
Ancora una volta la Chiesa – nella persona e nel magistero del Santo Padre – ci ha indicato la via maestra e ci sollecita a una “nuova stagione”, di impegno e di responsabilità. Non è più tempo di cammini isolati, di sperimentazioni azzardate o di pur geniali intuizioni, che non trovano però spazio nella comune e “banale” realtà quotidiana. Aiutiamo, piuttosto, concretamente le nostre famiglie: sosteniamole con tanto affetto, seguiamole con amore sincero, incoraggiamole nei momenti della prova e del dolore. Impariamo a stimare il sacrificio, molte volte nascosto, di tanti nostri fratelli. Stiamo vicino a chi ha sbagliato, a chi è stato tradito e abbandonato, a chi cerca una via di Redenzione.
Aiutiamo le famiglie a guardare ancora al Cielo, perché imparino a percorrere con fiducia le insidiose vie del mondo. Preghiamo per loro e con loro, consapevoli della misteriosa forza della Grazia, che sa risanare e confortare oltre ogni attesa e aspettativa. Guardiamo insieme al Cielo, per trovare solo nel Signore la forza di abbracciare la vita, così com’è: faticosa – è vero – spesso incerta, ma sempre colma di tanta luce e di tanta consolazione, quando si ha Dio nel cuore. Oggi, più che mai, o si procede e si avanza “in cordata”, o si rischia di precipitare.
Fatima, in questo senso, è una scuola profetica e quanto mai attuale per il nostro tempo. È una palestra di comunione profonda, in cui ciascuno è chiamato da Dio a santificarsi, senza mai perdere di vista il bene di chi ci sta accanto: anzi, operando instancabilmente proprio perché nessuno si perda.
La Vergine ha coinvolto la vita di quei tre bambini, per abbracciare poi l’intera comunità cristiana di Aljustrel – la frazione dove vivevano, con le loro famiglie – per estendere il suo manto materno fino ai confini di quella dolcissima regione, dell’intero Portogallo, della Chiesa e del mondo. Chi vive nel Signore, come Maria Santissima, vorrebbe contagiare ogni uomo con la sua voglia ardente di amare e di compiacere Dio in tutto e di adoperarsi, con ogni mezzo, per la salvezza del prossimo.
La Vergine Santa è sublime modello di piena dedizione alla sua missione: dovunque, a Betlemme, a Nazareth, a Cana, nella “vita pubblica” di Gesù, sul Calvario, Ella è stata promotrice di bene e luce di speranza. Non a caso, tra i diversi significati originari del suo nome, la tradizione ha posto anche la radice stessa di “luminosità” e di “splendore”: luce di Grazia, che dal suo Cuore si irradia in ogni cuore.
Da Lei impariamo solo gesti e segni di vera comunione – perché Lei di questo è vissuta, in terra, ed eternamente vive in Cielo – in una responsabilità condivisa, che rende anche noi protagonisti del nostro destino e di quello del mondo.
Fin da bambini, tutti sentiamo profondamente le ferite dell’orgoglio: è mio! gridiamo, facendo i capricci: è mio! Tutto pretendiamo per noi: le cose, gli affetti, l’attenzione degli altri e ci adombriamo se ci sentiamo messi da parte e ci sembra di essere dimenticati.
Il Signore capovolge i nostri criteri, donandosi senza riserve. Nel buio dei nostri desideri e della nostra povera umanità si eleva finalmente, dalla Sacra Famiglia di Nazareth, la luce della Grazia. Gesù non dice più: è mio!; ma: Io sono tuo, ti appartengo, liberamente e totalmente. Rinnego me stesso, fino all’obbrobrio della Croce, perché tu sia felice.
Noi siamo suoi; siamo suoi costitutivamente, perché Lui ci ha creati e amati.
La Madonna, nel luglio del 1917 ha mostrato l’inferno, per qualche istante, ai tre Pastorelli, aggiungendo, il mese successivo, che molti si perdono per la indifferenza e la tiepidezza degli altri.
Meditiamo spesso queste parole, pensando soprattutto alle nostre famiglie. Impariamo a essere veri custodi dei nostri cari.
L’estate, questa estate, trascorra con il Signore e per il Signore. Non abbia altro desiderio se non di compiacere Dio; ci doni rinnovate energie, per servire con più amore e dedizione il prossimo, prima di tutto nel cuore delle nostre stesse case.
(Tratto da “Maria di Fatima”, mensile della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria)