di Luca Marcolivio
ROMA, giovedì, 12 luglio 2012 (ZENIT.org) – Nuovi sviluppi nel caso di Salvatore Crisafulli. Il 46enne catanese, da nove anni completamente paralizzato a seguito di un incidente stradale ed affetto dalla sindrome locked-in, ha iniziato lunedì scorso lo sciopero della fame per richiamare l’attenzione sull’impossibilità di sottoporsi a trapianto di cellule staminali.
“Da nove anni vivo in un baratro,aiutatemi voglio provare la cura immediatamente, non fatemi morire”, è stato l’appello lanciato da Crisafulli. La cura cui il paziente fa riferimento è il trapianto di cellule staminali mesenchimali, ovvero staminali “adulte” prelevate dallo stroma osseo.
Questa metodologia è praticata dal prof. Marino Andolina, del Centro Trapianti dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, che segue il protocollo, della Stamina Foundation Onlus di Torino, del prof. Davide Vannoni; in Sicilia, tuttavia, non esistono laboratori specializzati per la cura.
“Non siamo più disposti ad aspettare un sistema sanitario che per interessi economici costringe i pazienti a vegetare”, ha dichiarato Pietro Crisafulli, fratello e tutore legale di Salvatore.
Secondo quanto dichiarato ieri da Pietro Crisafulli in un’intervista, “gli ostacoli frapposti dalla sanità alla creazione di questi laboratori specializzati e dunque al trapianto delle staminali, celano interessi economici dominanti delle case farmaceutiche che hanno tutto l’interesse di opporsi allo sviluppo di nuove metodologie che rischiano di soppiantare l’uso di moltissimi medicinali”.
Il caso di Salvatore Crisafulli, in realtà, non è unico nel suo genere e coinvolge vari altri disabili gravi e le rispettive famiglie. “Favorevoli al trapianto – sottolinea Pietro Crisafulli – si sono detti i familiari di Giuseppe Marletta, architetto catanese in coma vegetativo da due anni, a seguito di un intervento chirurgico, e la piccola Smeralda Camiolo, bimba di 15 mesi in coma irreversibile dalla nascita, già sottoposta con successo ad un primo ciclo di cura a Brescia”.
Da almeno sette anni, Crisafulli è un punto di riferimento per i pazienti che rifiutano l’eutanasia e che vogliono vivere. A seguito dell’incidente, avvenuto l’11 settembre 2003, Salvatore andò in coma, risvegliandosi dopo due anni completamente paralizzato ed impossibilitato a parlare.
Nel suo libro di memorie Con gli occhi sbarrati (L’airone, 2006), Crisafulli scrisse che, durante quello che superficialmente era stato definito uno “stato vegetativo”, egli era in grado di sentire e vedere tutto. Inizialmente favorevoli allo “staccare la spina”, dopo l’esperienza vissuta con Salvatore, i suoi familiari sono diventati fautori del diritto alla vita, contro ogni forma di eutanasia.
Oggi, Salvatore Crisafulli, assieme al fratello Pietro, da alcuni anni presidente della onlus “Sicilia Risvegli”, è in prima linea nella battaglia civile per il miglioramento delle condizioni dei disabili gravi. Un impegno titanico, in considerazione dei continui tagli cui da anni vengono sottoposti il Sistema Sanitario Nazionale italiano e i relativi Sistemi Sanitari Regionali.