Il mio migliore amico

In onda su Raiuno un bel film sull’amicizia

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di Franco Olearo

ROMA, giovedì, 12 luglio 2012 (ZENIT.org) – Andrà in onda su Raiuno, sabato 14 luglio, alle ore 2:10, il film Il mio migliore amico. Moderno apologo del valore dell’amicizia ma quest’ultima è vista quasi come alternativa all’amore uomo-donna che non esiste più.

François è un antiquario affermato; lo scopo della sua vita è accaparrarsi i pezzi migliori a tutti i costi per poi rivenderli al prezzo più alto. E’ separato da sua moglie e con la figlia ha  solo un rapporto conflittuale ma l’impegno sul lavoro sembra appagarlo completamente. Un giorno, al funerale di un collega, di fronte alla tristezza di una chiesa semivuota, inizia a sospettare che quella potrebbe essere anche la sua  fine: solo e senza amici. La sua socia in affari, Catherine, gli conferma il timore: lui non ha amici. François si ribella all’idea e promette che in dieci giorni riuscirà a presentarle il suo migliore amico….

Brillante sceneggiatura, ottima interpretazione di Daniel Auteuil, regia classica e senza sbavature. “Il supplemento per l’anima, quant’ è?” chiede freddo François a un suo cliente che voleva vedere nelle opere d’arte qualcosa che andava oltre il loro valore commerciale.  All’inizio della storia questa è l’aridità umana del nostro protagonista impersonato da Daniel Auteuil, bravo come sempre nel tratteggiare le  moderne patologie dell’animo. La sua trasformazione è lenta è dolorosa perché lontano è il suo punto di partenza.

Sono senza un amico?  Semplice: è un problema di soldi e di metodo. A un certo punto in effetti François appare vicino alla soluzione: ha incontrato per caso Bruno, un tassista semplice ed amabile con tutti che si presta a fargli da mentore in questo nuovo, difficile mestiere.

La formula è trovata: si tratta di essere “simpatico, sorridente e sincero”; mentre i soldi servono per comprare  per 10.000 euro un vecchio tavolo buono solo per il rigattiere, al solo scopo di ingraziarsi i genitori di Bruno. In effetti suo amico lo è diventato realmente Bruno, che è più solo del nostro François (“sono amico di tutti, quindi di nessuno” dice ), abbandonato da sua moglie e tradito proprio da un amico. Ma  François  non si  accorge di lui: è  troppo impegnato a pensare a se se stesso e alla sua scommessa. 

Resta da superare l’ultimo ostacolo: dimostrare che Bruno é diventato effettivamente il suo miglior amico. Ancora una volta è un problema di formule, di applicare la legge di causa ed effetto.   “Chi  è il tuo miglior amico? “Colui che è disposto a correre rischi per te”. le risponde Catherine.  Non vi riveliamo l’evoluzione della storia, ma François inizia a capire che il problema non è di avere (possedere?) un amico ma di essere amici, iniziando a mettere in gioco tutto se stesso e ad interessarsi dei problemi degli altri come se fossero i suoi.

Anche l’approccio sperimental-scientifico applicato ai segreti dell’animo viene  scardinato. “Qualcuno ha detto: che non c’è l’amore, ci sono solo prove d’amore. Vale esattamente il contrario: non ci sono prove, c’è solo l’amore” conclude Catherine dopo il fallimento del tentativo di François.

La storia ha un lieto fine e potrebbe a prima vista apparire un  intelligente apologo, una moderna  favola di Jean de La Fontaine. In realtà la situazione tratteggiata è più complessa e non è così positiva come appare a prima vista.

Il mondo che ci viene presentato é quello di persone sole:  sia François che Bruno sono separati; il primo perché è stato abbandonato, il secondo perché forse incapace di amare: la sua attuale convivente è vista come poco più di un gradevole intrattenimento. L’unica persona che pare abbia un rapporto duraturo è  Catherine, che convive con un’altra donna. Anche se l’omosessualità non viene in alcun modo adombrata fra i due protagonisti, il prezioso vaso antico che costituisce il pegno della scommessa e il simbolo del tema trattato, raffigura  l'”amicizia greca” fra Achille e Patroclo.

In questo contesto l’amore uomo-donna e l’amicizia non si rafforzano l’un l’altro, non sono beneficamente  diffusivi l’uno verso l’altro nello loro specifica peculiarità, ma uno diventa una sorta di surrogato dell’altro. Il regista-sceneggiatore fa dire a un conferenziere in un simposio sull’amicizia: ” Niente è più raro di un amico. Oggi, in un mondo instabile in cui la famiglia, il lavoro e perfino lo stato non garantisco più un ruolo di protezione, l’amicizia ritorna. Rimane l’ultimo faro in un cielo che ha perduto il sole”.

Volendo fare un confronto, la sit-com americana Friends è quella che più si avvicina a questa impostazione: un gruppo di amici incapaci di mantenere durevoli relazioni sentimentali scopre nell’ amicizia che c’è fra di loro l’unica forma di legame affettivo che riesce a garantire una certa continuità.

Gli attori sono tutti bravi, Auteuil in testa; il racconto ha un andamento assolutamente classico (impostazione -confronto – colpo di scena – risoluzione) e il dialogo è brillante ed arguto, come ce lo possiamo aspettare solo dai un’opera francese.

Titolo Originale: Mon meilleur ami

Paese: Francia

Anno: 2005

Regia: Patrice Leconte

Sceneggiatura: Patrice Leconte, Jerôme Tonnerre

Durata: 94′

Interpreti: Daniel Auteuil, Dany Boon, Julie Gayet

Per ogni approfondimento  http://www.familycinematv.it

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ZENIT Staff

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