"Anche noi sacerdoti dobbiamo riscoprire la gioia della fede"

Il messaggio del Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino a commento della Lettera Apostolica “Porta Fidei”

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ROMA, lunedì, 9 luglio 2012 (ZENIT.org) – “Accanto alla grazia della fede che viene da Dio c’è anche la nostra risposta che si attua credendo, che ci porta a scoprire che la nostra fede può crescere vivendo il Vangelo nella Chiesa. Come Agostiniani penso che possiamo partecipare all’Evangelizzazione, come comunità possiamo essere testimonianza, cioè segno vivo, come Sant’Agostino indicava a proposito della comunità cristiana descritta negli Atti degli Apostoli. Allo stesso tempo possiamo farci compagni degli altri impegnati in questo cammino di fede”.

Padre Robert F. Prevost, Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino, interviene sul tema dell’Anno della Fede sottolineando la particolare attenzione dell’Ordine a questo tema: “Per noi Agostiniani il tema della fede è molto importante, tutti noi lo sentiamo vicino: Sant’Agostino come teologo e come pastore ha molto a cuore la trasmissione della fede, l’Evangelizzazione, l’annuncio del Vangelo, missione che tutti abbiamo ricevuto già dal Battesimo ma che in modo particolare noi, come persone consacrate al servizio della Chiesa, siamo chiamati a attuare”.

Il Priore Generale si sofferma sul diverso atteggiamento che l’uomo contemporaneo ha nei confronti della Fede: “Occorre riconoscere che a livello mondiale ci sono grandi differenze fra un continente e un altro. La scelta di proclamare l’Anno della Fede è in parte dovuta al fatto che alcuni settori del mondo vivono una crisi di fede. La perdita di questo elemento tanto essenziale nella vita dell’uomo ha causato indifferenza o spinto verso di essa molte persone nei confronti della fede stessa, della Chiesa, del messaggio del Vangelo”.

Il Magistero degli ultimi pontefici, da Paolo VI a Giovanni Paolo II fino a Benedetto XVI, ha colto la necessità di un nuovo annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo. Tuttavia se in alcune aree geografiche come l’Occidente si nota questa indifferenza nei confronti della fede, in altri continenti non è necessariamente così. “In Cina per esempio il numero di cristiani aumenta e con esso la ricerca, il desiderio di scoprire nella fede cristiana i valori che noi conosciamo – spiega Padre Prevost -. La Chiesa è attesa al compito importante di essere presente nelle regioni dove la gente vuole conoscere Cristo e il Vangelo. Penso all’America Latina, all’Africa: ci sono luoghi dove l’esperienza europea della perdita della fede, della lontananza dalla Chiesa non è esperienza centrale quindi penso che sia importante avere la percezione di queste situazioni nelle diverse aree del mondo”.

Il Priore Generale indica un altro aspetto importante per l’Anno della Fede: “riscoprire la gioia della fede. Noi sacerdoti, religiosi, abbiamo o dimenticato o perso la capacità di tramettere con entusiasmo e con gioia quello che significa credere in Gesù Cristo. Ci sono momenti chiave che fanno capire che ancora oggi il messaggio ha molto valore: penso ad esempio alle Giornate Mondiali della Gioventù che anche noi come Ordine promuoviamo accanto a incontri internazionali di giovani agostiniani. L’anno scorso a Madrid e l’anno prossimo in Brasile abbiamo avuto e avremo presenze agostiniane nell’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù e questo è importante perché l’Ordine fa parte della Chiesa e noi vogliamo lavorare insieme in queste esperienze ecclesiali. Quella gioia dei giovani, quell’entusiasmo che deve essere poi accompagnato sono l’essenza dell’esperienza di trovare Cristo”.

Nella Lettera Apostolica Porta Fidei con la quale indice l’Anno della Fede, il Santo Padre cita più volte sant’Agostino. “Sottolineo in particolare il fatto che i credenti si fortificano credendo (1) – spiega Padre Prevost -. Accanto alla grazia della fede che viene da Dio c’è anche la nostra risposta che si attua credendo, che ci porta a scoprire che la nostra fede può crescere vivendo il Vangelo nella Chiesa. Come Agostiniani penso che possiamo partecipare all’Evangelizzazione, come comunità possiamo essere testimonianza, cioè segno vivo, come Sant’Agostino indicava a proposito della comunità cristiana descritta negli Atti degli Apostoli. Allo stesso tempo possiamo farci compagni degli altri impegnati in questo cammino di fede: non indichiamo solo la direzione da intraprendere ma ci poniamo accanto a ogni persona impegnata in questa ricerca. Stiamo insieme, come comunità agostiniana, con gli altri, con i fedeli, con quelli che stanno cercando e non hanno conosciuto la fede o hanno perso qualcosa della fede. Siamo tutti compagni in questa ricerca che impegna la vita e questa fraternità, questa vicinanza alla gente di oggi penso che sia elemento importante in questo cammino di crescita nella fede”.

Nell’Instrumentum Laboris del Sinodo dei Vescovi La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana a cui parteciperà sia Padre Prevost che il Cardinale Prosper Grech dell’Ordine di Sant’Agostino, sono menzionati espressamente gli Ordini Mendicanti. “Il terzo capitolo (2), Trasmettere la Fede, menziona i religiosi “Chiamati per Evangelizzare”. Insieme agli altri Istituti apostolici secolari questa menzione degli Ordini Mendicanti è interessante perché il carisma, lo stile della nostra vita, credo che siano molto importanti come parte di un processo che può rinnovare nella Chiesa l’esperienza delle comunità dei credenti che vivono la fede, che vivono l’esperienza descritta dagli Atti degli Apostoli, che sentono questa urgenza della Carità, amore ricevuto da Cristo e poi vissuto in comunione con gli altri” conclude il Priore Generale dell’Ordine di Sant’Agostino.

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Ordine di Sant’Agostino

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NOTE

1 I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo” (De utilitate credendi 1,2)

2 114. Come dono da accogliere con gratitudine le risposte menzionano la vita consacrata. Si riconosce l’importanza, ai fini della trasmissione della fede e dell’annuncio del Vangelo dei grandi ordini religiosi e delle tante forme di vita consacrata, in particolare degli ordini mendicanti, degli istituti apostolici e degli istituti secolari, con il loro carisma profetico ed evangelizzatore anche in momenti di difficoltà e di revisione del loro stile di vita. Questa loro presenza, anche nascosta, è vista tuttavia in un’ottica di fede come fonte di molti frutti spirituali a vantaggio del mandato missionario che la Chiesa è chiamata a vivere anche nel presente. Molte Chiese locali riconoscono l’importanza di questa testimonianza profetica del Vangelo, sorgente di tante energie per la vita di fede delle comunità cristiane e di tanti battezzati. “La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana”

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ZENIT Staff

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