ROMA, martedì, 3 luglio 2012 (ZENIT.org).– La nuova evangelizzazione è un richiamo al rinnovamento interiore della vita di fede di tutti i cattolici. Proprio per questo, ha anche una dimensione pubblica che tocca tutti gli ambiti della società europea. Il futuro dell’Europa passa anche attraverso una rinnovata testimonianza della fede in politica. Una ragione umana illuminata della fede saprà trovare le risposte adeguate alle sfide politiche ed economiche attuali.
Attraverso il rapporto dei segretari generali delle 38 conferenze episcopali convenute ad Edimburgo per il loro quarantesimo incontro annuale, è stato possibile verificare come la tendenza che emerge in molti paesi europei negli ambiti della politica, della cultura, della legislazione e dell’opinione pubblica, tende a relegare Dio nella sfera del privato. Non raramente, si assiste a forme subdole di limitazione della libertà religiosa delle Chiese, se non addirittura a forme d’intromissione degli Stati nella vita della Chiesa. Questo allontanamento da Dio della vita quotidiana è una perdita per tutta la società, particolarmente visibile in un tempo di crisi economica come il nostro; tempo che è segnato inoltra da una grande sete di Dio.
L’incontro è stato un’importante occasione, per i segretari delle conferenze episcopali di tutta l’Europa di riflettere insieme al segretario della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, sul ruolo dei cristiani nella vita pubblica e sul bisogno che l’Europa ha di Dio.
La riflessione è stata articolata su tre livelli: il livello nazionale, quello della Scozia, affidato al professore John Haldane, direttore del Centro di Etica, Filosofia e Attualità dell’Università di St. Andrews (Scozia); il livello europeo a mons. Piotr Marzurkiewicz, segretario generale della ComECE (Commissione degli Episcopati della Comunità Europea) e a mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo. Mons. Ronny Jenkins, segretario generale della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, ha invece presentato la situazione americana.
La Chiesa è chiamata dalla società stessa ad essere una voce pubblica che ricorda che senza Dio la vita umana, tanto nella sua dimensione personale che comunitaria, non riesce a essere pienamente realizzata. L’attuale cultura individualista, materialista e edonista, è una strada senza sbocco, dalla quale è necessario uscire.
Una soluzione, emersa nel corso dell’incontro, che è anche un appello rivolto a tutti i fedeli, è quello di crescere nella “virtù dell’eccellenza”, e in particolare dell’eccellenza intellettuale. Per Haldane, la Chiesa cattolica è chiamata a un “rinascimento intellettuale”. Vescovi e sacerdoti, religiosi e laici devono crescere nella loro capacità di testimoniarla pubblicamente la fede nel mondo di oggi. Questo è in accordo anche con l’appello del Santo Padre nel proclamare l’Anno della fede, iniziando così il cammino per una nuova evangelizzazione.
Alla vita pubblica, la Chiesa non porta soltanto alcune regole morali necessarie per una sana convivenza in una società plurale, ma più profondamente reca una razionalità per comprendere la vita e anche i fondamenti dell’etica e della morale. La chiesa non propone soluzioni tecniche ai problemi attuali, ma è convinta che la ragione illuminata dalla fede è capace di trovare le vie necessarie per riportare speranza alla società europea. La salvezza non viene dalla politica, ma da Dio solo, e quanti si lasciano illuminare da Dio porteranno al mondo la Sua luce.
I segretari delle Conferenze Episcopali d’Europa si sono mostrati solidali con la Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America, in un momento in cui dall’altra parte dell’Atlantico, una serie di interventi legislativi mettono a repentaglio la libertà religiosa. Quando si riduce la libertà religiosa alla semplice libertà di culto o di coscienza, e si nega la possibilità di una presenza pubblica della fede cristiana, è tutta la società che ne risente. Desta maggior preoccupazione quando uno Stato impone alle Chiese delle pratiche che vanno contro la stessa coscienza dei suoi fedeli. Le Conferenze episcopali auspicano che sia la ragionevolezza a vincere nel dibattito che si sta svolgendo tra Stato e Chiesa negli Stati Uniti.
Nel corso dell’incontro, i risultati di un’indagine condotta presso le Conferenze episcopali sui vari sistemi di finanziamento delle Conferenze episcopali in Europa sono stati presentati da dr Erwin Tanner, segretario generale della Conferenza episcopale svizzera. Ne risulta che gli Stati sostengono solo in minima parte le Conferenze episcopali. La maggior parte delle entrate giungono direttamente dai fedeli. I media spesso veicolano un’immagine falsata, distorta e spesso molto parziale riguardo a questo tema, ponendo la Chiesa quasi come un’istituzione privilegiata allorché le varie forme di finanziamento, presi in esame, mostrano chiaramente che si tratti di risposte economiche, spesso nemmeno adeguate, rispetto a servizi richiesti dalla società stessa, come ad esempio le scuole cattoliche, gli ospedali o case per anziani…
Successivamente, i segretari hanno potuto approfondire la situazione ecumenica in Scozia e in Europa con gli interventi di fr. Stephen Smyth, segretario generale dell’ACTS (Action of Churches Together in Scotland) e al canonico della Chiesa Episcopale di Scozia, Bob Fyffe, segretario generale del CTBI (Churches Together in Britain and Ireland). Ne emerge che il dialogo ecumenico risulta essere più fruttuoso a livello locale che non a livello internazionale; le chiese preferiscono lavorare insieme su progetti concreti che non su strutture; e infine, risulta più fruttuoso il dialogo bilaterale tra chiese che non quello multilaterale. Insomma, le Chiese cristiane in Europa sentono con maggior urgenza il passare dalla semplice cooperazione alla ricerca della vera unità.
Infine, sono stati presentati alcuni cambiamenti nella nuova traduzione in inglese del messale e del lezionario da parte di mons. Bruce Harbert, già direttore esecutivo del Comitato Internazionale sull’Inglese nella Liturgia (ICEL). L’illustrazione delle motivazioni e delle scelte operate nella traduzione di questi testi liturgici mettono chiaramente in evidenza l’importanza di questo lavoro di traduzione: da esso dipende la comprensione del mistero che viene celebrato nella liturgia.
Su invito del Segretario della Conferenza episcopale polacca, mons. Wojciech Polak, l’incontro 2013 si svolgerà a Varsavia dal 27 al 30 giugno.
All’incontro hanno preso parte mons. Antonio Mennini, nunzio apostolico in Gran Bretagna, mons Mario Conti, arcivescovo di Glasgow e mons. Peter Moran, vescovo emerito di Aberdeen. I lavori sono stati scanditi da momenti di preghiera e dalla celebrazione quotidiana dell’eucarestia. Domenica 1 luglio, i segretari sono stati accolti in Cattedrale dal cardinale Keith O’Brien per la Santa Messa insieme alla comunità locale.
L’incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) si è svolto a Edimburgo su invito del segretario generale della Conferenza episcopale scozzese, mons. Paul Conroy e grazie all’ospitalità del cardinale Keith Patrick O’Brien, arcivescovo di St. Andrews ed Edimburgo, presidente della Conferenza episcopale scozzese.
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Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) include le attuali 33 Conferenze Episcopali Europee, rappresentate dai loro Presidenti, dagli Arcivescovi del Lussemburgo e del Principato di Monaco, dall’Arcivescovo di Cipro dei Maroniti, dal Vescovo di Chişinău (Rep. Moldova) e dal Vescovo eparchiale di Mukachevo. L’attuale presidente è il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Primate d’Ungheria, i Vicepresidenti sono il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, e Mons. Józef Michalik, Arcivescovo di Przem
yśl, Polonia. Il Segretario Generale del CCEE è Mons. Duarte da Cunha. Il Segretariato ha sede a San Gallo (Svizzera). www.ccee.ch