di Luca Marcolivio
ROMA, lunedì, 2 luglio 2012 (ZENIT.org) – La nuova evangelizzazione non conosce davvero confini. Quando Gesù risorto disse agli Undici: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo” (cfr. Mc 16,15), intendeva davvero in tutto il mondo, in ogni angolo della terra.
Se il cristianesimo in due millenni ha avuto una diffusione così vasta – pur fra mille tribolazioni – è proprio perché molti missionari hanno voluto prendere alla lettera la sua esortazione. Fu lungo una spiaggia, quella del mare di Galilea, che Gesù incontrò e coinvolse i suoi primissimi discepoli ed è sempre lungo qualche spiaggia che, al giorno d’oggi, molti “nuovi evangelizzatori” fanno proseliti.
Le missioni nelle località balneari sono una realtà consolidata da ormai una ventina d’anni e, in Italia, da almeno una decina. Il mondo dei “tipi da spiaggia” potrebbe sembrare quanto di più lontano dalla spiritualità cattolica, eppure la tenacia di molti sacerdoti e giovani laici dimostra che spesso è vero l’esatto contrario.
In questo ambito, molti frutti ha dato Fastmission, iniziativa che padre Baldo Alagna, 39 anni, sacerdote della Fraternità Missionaria Giovanni Paolo II (http://fmjp2.com/), coordina da alcuni anni.
Il “format” della missione in spiaggia è sempre più diffuso in Italia. A suo avviso, perché?
Padre Baldo Alagna: Penso che il motivo sia lo stesso di tutte le nuove metodologie di evangelizzazione: essa rende l’annuncio del Vangelo di salvezza e la testimonianza cristiana come delle esperienze concrete e oggettive per i nuovi evangelizzatori come anche per gli evangelizzati. In effetti diventa un’occasione piacevole in contesti a cui associamo il relax, la gioia e tante emozioni, alla fede cristiana, rendendola molto più interessante a gente non praticante o completamente lontana dalla Chiesa, rispetto a una comunicazione di contenuti evangelici per vie tradizionali. C’è forse un ritorno alle origini dell’evangelizzazione in cui vediamo i primi discepoli di Gesù che raggiungono luoghi molto frequentati come la riva di un lago o una festa di matrimonio o il cortile dei pagani. Poi i giovani missionari in questa condivisione festosa e gioiosa (anche se esigente) di testimonianza e annunci, vedono la possibilità di crescere nella fede e di sperimentare la grazia di Dio, constatando che Dio opera attraverso i fratelli nonostante i loro limiti e la loro impreparazione; infine scoprono la chiesa come forse non la conoscevano. I giovani evangelizzati prendono atto che i cristiani non sono degli extra-terrestri ma sono gente simpatica, gioiosa e credibile, tanto da avere il desiderio di fare parte di questa grande famiglia.
Da quanti anni è attivo Fastmission e quali sono stati i suoi frutti più belli?
Padre Baldo Alagna: Fastmission è il titolo di uno dei siti della nostra Fraternità Missionaria Giovanni Paolo II, che prende spunto dal Vangelo della Visitazione, in cui è scritto che Maria “si precipitò” dopo l’annuncio dell’Angelo a visitare la cugina Elisabetta. Questo concept è adattato alle spiagge ormai dagli inizi del Terzo Millennio. Ma come evangelizzazione in spiaggia, il progetto esiste dagli anni ’80, quando il nostro fondatore, padre Pierre Aguila, il popolare predicatore francese Doudou Callens, padre Daniel Ange e la sua scuola di evangelizzazione, insieme ad altre comunità, hanno lanciato una pastorale d’annuncio e di presenza nelle spiagge della Costa Azzurra. In Italia la prima missione in spiaggia è stata nel 2001, a Torre del Lago, dove padre Pierre Aguila, insieme ad un gruppo locale di laici della parrocchia di San Giuseppe con la benedizione dell’arcivescovo di Lucca, animarono una missione sulle spiagge adattando il metodo all’Italia, insieme a gruppi di carismatici tra cui il Gruppo Abramo di Chiampo. Dal 2002 La missione in spiaggia si trasferì a Riccione e padre Pierre Aguila coordinò tante realtà ecclesiali come le Sentinelle del mattino di Pasqua, Nuovi Orizzonti (che fecero la loro prima missione in spiaggia e adesso sono fra i più ‘professionali’ in questo tipo di attività), gruppi di Rinnovamento, Gioventù Francescana, Neocatecumenali, eccetera. Da allora sono stati in molti ad aver esportato il progetto. Sui frutti sicuramente ci sarebbe da scrivere tantissimi libri e alcuni sono già in commercio. In primis, direi che c’è il miracolo della comunione delle parrocchie o diocesi locali, che accolgono l’evangelizzazione con i vari gruppi e comunità che lavorano insieme senza essere appiattiti ma apportando l’espressione del proprio carisma e sappiamo quanto tutto questo sia difficile nella pastorale ordinaria tutti i giorni… Abbiamo tantissima gente battezzata che ha riscoperto la propria identità e anche atei che hanno chiesto di iniziare il catecumenato… Sono davvero tanti i giovani che hanno trovato la propria vocazione sacerdotale, religiosa o nuziale, proprio durante una missione, sia dalla parte dei giovani missionari che da quella degli evangelizzati.
[La seconda puntata dell’intervista a padre Baldo Alagna sarà pubblicata domani, martedì 3 luglio]