Tra Rimini e Tokyo alla ricerca dell'Infinito

Il Meeting 2012 nel segno dell’amicizia tra don Giussani e Shobo Habukawa

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di Luca Marcolivio

ROMA, venerdì, 16 dicembre 2011 (ZENIT.org) – A quattro mesi dalla conclusione dell’ultima edizione estiva e a un mese dalla conclusione dello speciale appuntamento autunnale di Tokyo, il Meeting di Rimini ha dato appuntamento ai suoi aficionados a Roma, per una breve riflessione prenatalizia.

Verso il Meeting 2012: il cuore e l’infinito è stata un occasione per fare il punto sui risultati raccolti nel recentissimo passato e sugli obiettivi per il futuro immediato.

Presso la Sala Incontri del Centro Internazionale la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri ha illustrato al pubblico romano, la grande energia ecumenica scaturita dal Meeting di Tokyo (27-31 ottobre 2011), un fiore germogliato dall’amicizia, nata 24 anni fa, tra il fondatore di Comunione e Liberazione, don Luigi Giussani e l’abate buddista Shobo Habukawa.

Ad aprire i lavori il direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione, Roberto Fontolan, che ha ricordato un recente articolo in cui il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carron, definisce la realtà come sempre e comunque “ontologicamente positiva”.

Una realtà che ci sveglia sempre dal torpore e, quando è critica, come in questi anni, lo è per farci tornare alle domande primordiali, come sosteneva anche Hannah Arendt.

L’astrofisico Roberto Bersanelli, professore all’Università degli Studi di Milano, ha illustrato le proprie ricerche sulle galassie, sul sistema solare e sulle costellazioni.

Il cielo stellato, ha spiegato Bersanelli, è una realtà misteriosa e meravigliosa che ha affascinato l’uomo, sin dalla sua comparsa sulla terra, stimolando l’intelligenza e la creatività di scienziati, mistici, artisti, poeti e filosofi.

“Il paradosso dell’uomo – ha osservato il professor Bersanelli – è la sua capacità (lui che è nulla dinnanzi all’immensità del cosmo) di indagare sull’ordine naturale e sulle leggi che regolano l’universo”.

Ed è proprio la perfezione insita nelle realtà celesti a spingere l’uomo a guardare oltre le realtà naturali, come emerge dal salmista che tre millenni fa compose questi versi: “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate / che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? / Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Sal 8).

È seguita la proiezione di un filmato-sintesi del Meeting di Tokyo in cui spicca la figura carismatica di Shobo Habukawa che afferma: “La natura ci sfida su qualunque cosa e diventa una grande domanda per l’uomo”. È su queste basi, la ricerca dell’infinito che, alla fine degli anni ’80, nacque l’amicizia del monaco buddista con don Giussani.

24 anni dopo ne è scaturito lo storico evento del Meeting in terra giapponese, incoraggiato dall’ambasciata d’Italia a Tokyo e dai monaci del Monte Koya, cui fa capo Habukawa, più volte ospite al Meeting di Rimini negli anni ’90.

L’abate buddista è stato descritto dalla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri come persona sensibile ed intelligente, amante del bel canto italiano. “Ha ormai assimilato il calore latino – ha raccontato la professoressa Guarnieri -. Ama abbracciare calorosamente la gente e intonare canzoni come Torna a Surriento…”.

L’amicizia fraterna tra Giussani e Habukawa, secondo la presidente del Meeting, è un esempio di come realmente dovrebbe intendersi dialogo interreligioso e interculturale: non una riduttiva ricerca di “punti di convergenza”, su cui basare una “tolleranza reciproca” di basso profilo ma uno sguardo comune verso le realtà più elevate dell’uomo e dell’universo.

“L’esigenza di bellezza, di giustizia e di verità sono comuni agli uomini di ogni cultura e religione – ha proseguito Guarnieri -. Sono queste spinte ideali che suggeriscono agli uomini, anche in epoche difficili, che davvero vale la pena sacrificarsi per la propria generazione e per quelle che verranno. È questo che rende la natura stessa dell’uomo fatta per l’infinito”.

L’incontro si è chiuso sullo sfondo delle note del Quintetto d’ottoni dell’Orchestra sinfonica di Roma, con il tema dell’infinito andato ad intrecciarsi con i più noti motivi popolari natalizi: il Natale come uno spicchio di infinito che viene a visitare la terra, attraverso l’incarnazione el Salvatore del mondo in un bimbo, nell’Uomo.

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ZENIT Staff

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