di Antonio Gaspari

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 16 dicembre 2011 (ZENIT.org).- Nella sua terza Predica di Avvento, svolta in Vaticano davanti al Pontefice Benedetto XVI ed alla Curia Romana, Padre Raniero Cantalamessa ha illustrato le luci e le ombre della prima evangelizzazione del continente Americano, indicando le strade da percorrere per la Nuova Evangelizzazione.

Il Predicatore della Casa Pontificia ha rilevato che “l’Europa cristiana, insieme con la fede, ha esportato nel nuovo continente anche le proprie divisioni” così che “alla fine della grande ondata missionaria, il continente americano riprodurrà esattamente la situazione in atto in Europa: a un Sud in maggioranza cattolica corrisponderà un Nord a maggioranza protestante”.

Molti i problemi legati all’adesione condizionata al regno di Spagna ed alla fede cattolica, ma è indubbio l’eroismo e il sacrificio di tanti frati missionari il cui lavoro è presente nei frutti copiosi delle opere di fede.

Padre Cantalamessa ha respinto “energicamente” la tesi di coloro che parlarono della necessità di una “de-colonizzazione” e “de-evangelizzazione”, dando l’impressione di preferire che l’evangelizzazione del continente non avesse avuto luogo affatto, anziché aver avuto luogo nel modo conosciuto.

“A un mondo senza peccato ma senza Gesù Cristo, la teologia ha mostrato di preferire un mondo con il peccato, ma con Gesù Cristo” ha affermato il Predicatore della casa Pontificia.

Alle domande: “A un continente senza “gli sbagli e le ombre” che accompagnarono la sua evangelizzazione, ma anche senza Cristo, chi non preferirebbe un continente con tali ombre, ma con Cristo?” e “Quale cristiano, di destra o di sinistra (specie se sacerdote o religioso) potrebbe dire il contrario senza venir meno, per ciò stesso, alla propria fede?” Padre Cantalamessa ha risposto: “La cosa più grande che avvenne nel 1492 non fu che Cristoforo Colombo scoprì l’America, ma che l’America scoprì Gesù Cristo”.

In merito al ruolo svolto dai Frati missionari, il predicatore della casa Pontifica ha precisato : “Non andavano per prendere, ma per dare; volevano conquistare anime a Cristo, non sudditi per il re di Spagna, anche se condividevano l’entusiasmo patriottico dei loro connazionali”.

Circa i compiti attuali della Nuova Evangelizzazione Padre Cantalamessa ha detto: “più che insistere su ciò che possiamo imparare o disimparare da quel tempo, è utile riflettere sul compito attuale dell’evangelizzazione nel continente latino-americano”.

A questo proposito ha proposto di superare l’annosa divisione tra l’anima attiva e l’anima contemplativa, tra la Chiesa dell’impegno sociale per i poveri e la Chiesa dell’annuncio di fede.

“La dottrina dei carismi – ha sostenuto - ci risparmia questa lotta. Il dono della Chiesa cattolica è di essere, appunto, cattolica, cioè aperta ad accogliere i doni più diversi che provengono dallo stesso Spirito”.

Secondo il Predicatore della Casa Pontificia la storia degli ordini religiosi mostra che c’è posto per tutti, non potendo nessuno realizzare il Vangelo integrale e rappresentare Cristo in tutti gli aspetti della sua vita.

Ognuno dovrebbe rallegrarsi che altri facciano quello che lui non può fare: chi coltiva la vita spirituale e l’annuncio della Parola che vi sia chi si dedica alla giustizia e alla promozione sociale, e viceversa.

È sempre valido l’ammonimento dell’Apostolo: “Cessiamo una buona volta dal giudicarci gli uni gli altri!” (cfr. Rom 14, 13).

Per quanto riguarda il problema dell’esodo di cattolici verso altre denominazioni cristiane, Padre Cantalamessa ha voluto ricordare che “non si possono qualificare indistintamente queste diverse denominazioni come “sette”, anche perchè “con alcune di esse, comprese i Pentecostali, la Chiesa cattolica mantiene da anni un dialogo ecumenico ufficiale, cosa che non farebbe se le ritenesse semplicemente delle sette”.

In questo contesto “la promozione, anche a livello locale, di questo dialogo è il mezzo migliore per svelenire il clima, isolare le sette più aggressive e scoraggiare la pratica del proselitismo”.

Nell’affrontare il ruolo dei religiosi nella nuova evangelizzazione, Padre Cantalamessa ha evocato la vivacità e lo zelo dei primi evangelizzatori, chiedendosi “Ma oggi, che ne è di questa loro forza?”

“La secolarizzazione – ha osservato - è, certo, una delle cause del calo delle vocazioni, ma non è la sola. Vi sono comunità religiose di recente fondazione che attirano schiere di giovani”.

Secondo Padre Cantalamessa la forza sta in “una profonda esperienza di Dio”. È questo che attira le vocazioni e che crea le premesse per una nuova efficace ondata di evangelizzazione”.

A questo proposito ha citato la lettera scritta a tutti i frati dal superiore provinciale dei Cappuccini delle Marche, che si conclude così: “se un giovane venisse a vivere per alcuni giorni o mesi nella tua fraternità, condividendo la preghiera, la vita fraterna, l’apostolato…si innamorerebbe della nostra vita?”

“Lo Spirito Santo – diceva san Bonaventura – va là ‘dove è amato, dove è invitato, dove è atteso’. Per questo – ha aggiunto Padre Cantalamessa “Dobbiamo aprire le nostre comunità al soffio dello Spirito che rinnova la preghiera, la vita fraterna, l’amore per Cristo e con esso lo zelo missionario. Guardare indietro, alle proprie origini e al proprio fondatore, certo, ma guardare anche avanti”.

La Terza Predica di Avvento si è aperta e ci è conclusa con l’invocazione di “Nostra Signora di Guadalupe”, “stella dell’evangelizzazione” che “è chiamata a farsi - e vuole farsi - indigena con gli indigeni, creola con i creoli, tutta a tutti”.