Parte da Roma la nuova evangelizzazione

Il gigante si sta risvegliando

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di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 16 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Trentatrè rappresentanti delle Conferenze Episcopali, 400 rappresentanti di 115 realtà ecclesiali impegnate nell’evangelizzazione, 10.000 giovani pronti a svolgere la missione: questi i numeri delle prima ondata di evangelizzatori che ha risposto all’appello del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Nella mattinata di questo sabato, monsignor Rino Fisichella, Presidente del dicastero vaticano, ha spiegato come la secolarizzazione e il relativo indebolimento della fede abbiano confuso gli uomini generando una vera e propria crisi antropologica.

Monsignor Fisichella ha aggiunto che un tale fenomeno ha toccato anche parti rilevanti del clero e della Chiesa cattolica. Di qui la necessità di una Nuova Evangelizzazione fuori ma anche dentro la Chiesa.

Per il Presidente del Pontificio Consiglio, “la marginalizzazione di Dio ha portato disorientamento nell’identità personale”, e “indifferenza, ignoranza rispetto ai contenuti essenziali della dottrina”.

“Molti, sbagliando, hanno pensato che l’annuncio esplicito non fosse più necessario e la sola testimonianza della vita fosse la via della nuova evangelizzazione”, ha aggiunto.

Per questo motivo, il Presidente del dicastero vaticano ha sottolineato che “è tempo di spalancare le porte e ritornare ad annunciare la Resurrezione di Cristo di cui siamo testimoni”.

Secondo monsignor Fisichella, “la testimonianza comporta l’annuncio esplicito del perché si sceglie di vivere alla sequela di Cristo”.

Come ha spiegato un professore di patrologia, infatti, insegnare la storia della Chiesa non significa evangelizzare. Il professore polacco ha raccontato di una sua alunna che è la più brava in patrologia ma non è credente. Questo mostra che senza testimoniare l’amore di Dio non si evangelizza.

Tra i campi in cui si intende rinnovare e concentrare le attività della Nuova Evangelizzazione, monsignor Fisichella ha indicato la liturgia, la confessione, l’Eucaristia, la famiglia, la cultura, l’impegno politico e civile, l’immigrazione e la comunicazione.

L’assemblea ha risposto con entusiasmo all’appello.

Kiko Argüello, fondatore e rappresentante del Cammino neocatecumenale, ha riferito di come le famiglie stiano svolgendo un immenso ruolo di nuova evangelizzazione.

Kiko ha raccontato che in luoghi in cui la fede sembra scomparire lui inviava catechisti e presbiteri, e questo venivano respinti. Poi ha inviato le famiglie e queste hanno compiuto il miracolo: non solo non sono state respinte ma riescono nell’opera di conversione e trasmissione della fede con risultati incredibili.

Julian Carrón, di Comunione e liberazione, ha spiegato come la fede plasmi e arricchisca la cultura.
Se non c’è fede non si sviluppa la cultura, ha precisato, e la fede è vera e incide nella storia di un popolo solo quando riesce a diventare cultura.

Sul fenomeno dell’immigrazione, Adriano Roccucci, della Comunità di Sant’Egidio, ha rilevato come il nostro Paese stia invecchiando e la più alta percentuale di popolazione giovane non sia italiana. Per questo motivo, bisogna fornire una risposta nella carità, “che è il primo dei messaggi evangelici”.

Don Gigi Perini, parroco della chiesa di Sant’Eustorgio a Milano e ideatore delle “cellule dell’evangelizzazione”, ha invece ricordato le parole del beato John Henry Newman.

“È necessario – ha detto – che quel gigante addormentato che è la parrocchia si risvegli! Una parrocchia dinamica, carica dell’amore di Dio, che affascina i suoi fedeli e li spinge all’evangelizzazione è possibile”.

Franco Miano, dell’Azione cattolica italiana, ha rivolto dal canto suo un appello all’unità di tutte le realtà associative, mentre monsignor Donald Wuerl, Vescovo di Washington (Stati Uniti), ha chiesto di “evangelizzare gli evangelizzatori, poiché questi “non possono essere tali se non hanno una fede profonda”.

Salvatore Martinez, del Rinnovamento nello Spirito, ha infine suggerito di “formare in Cristo uomini nuovi, in grado di fare nuova pure la politica” per “liberare il nostro tempo dalla moltiplicazione delle strutture di peccato”.

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ZENIT Staff

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