CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 16 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Migliaia di persone in festa hanno accolto questo sabato Papa Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI in occasione del primo incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sul tema: “Nuovi Evangelizzatori per la Nuova Evangelizzazione – La Parola di Dio cresce e si diffonde (At 12, 24)”.
Dopo una sessione mattutina di lavori nell’Aula nuova del Sinodo per i responsabili delle realtà ecclesiali per la Nuova Evangelizzazione, dalle 16.00 i nuovi evangelizzatori si sono radunati nella grande Aula del Vaticano, dove sono stati salutati dall’Arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del dicastero vaticano, e hanno seguito alcune testimonianze per la Nuova Evangelizzazione, la presentazione del progetto Aleteia e un concerto del tenore Andrea Bocelli.
Alle 18.30 il Papa ha fatto il suo ingresso accolto dall’ovazione dei presenti, che scandivano il suo nome e sventolavano bandiere e fazzoletti delle comunità di appartenenza.
Il Pontefice, visibilmente felice, si è rivolto a quanti si impegnano “nel non facile compito della nuova evangelizzazione” sottolineando che il tema scelto per l’incontro richiama l’affermazione dell’evangelista Luca “la Parola di Dio cresceva e si diffondeva” (cfr At 6,7; 12,24).
“Voi avete modificato il tempo dei due verbi per evidenziare un aspetto importante della fede – ha sottolineato –: la certezza consapevole che la Parola di Dio è sempre viva, in ogni momento della storia, fino ai nostri giorni, perché la Chiesa la attualizza attraverso la sua fedele trasmissione, la celebrazione dei Sacramenti e la testimonianza dei credenti”.
Per questo, ha aggiunto, “la nostra storia è in piena continuità con quella della prima Comunità cristiana, vive dalla stessa linfa vitale”.
Come allora, ha indicato, anche oggi la Parola di Dio “può incontrare chiusura e rifiuto, modi di pensare e di vivere che sono lontani dalla ricerca di Dio e della verità”.
“L’uomo contemporaneo è spesso confuso e non riesce a trovare risposta a tanti interrogativi che agitano la sua mente in riferimento al senso della vita e alle questioni che albergano nel profondo del suo cuore”.
Malgrado ciò, “non può eludere queste domande che toccano il significato di sé e della realtà, non può vivere in una sola dimensione”, anche se, “non di rado, viene allontanato dalla ricerca dell’essenziale nella vita, mentre gli viene proposta una felicità effimera, che accontenta per un momento, ma lascia, ben presto, tristezza e insoddisfazione”.
Tre motivi
“Eppure, nonostante questa condizione dell’uomo contemporaneo, possiamo ancora affermare con certezza, come agli inizi del Cristianesimo, che la Parola di Dio continua a crescere e a diffondersi”, ha riconosciuto il Pontefice. “Perché?”.
A suo avviso, ci sono “almeno tre motivi”, iniziando dal fatto che “la forza della Parola non dipende anzitutto dalla nostra azione, dai nostri mezzi, dal nostro ‘fare’, ma da Dio, che nasconde la sua potenza sotto i segni della debolezza, che si rende presente nella brezza leggera del mattino, che si rivela sul legno della Croce”.
“Dobbiamo sempre credere nell’umile potenza della Parola di Dio e lasciare che Dio agisca!”, ha esclamato il Papa.
Il secondo motivo, ha proseguito, “è perché il seme della Parola, come narra la parabola evangelica del Seminatore, cade anche oggi ancora in un terreno buono che la accoglie e produce frutto”.
“I nuovi evangelizzatori sono parte di questo campo che consente al Vangelo di crescere in abbondanza e di trasformare la propria vita e quella di altri”, perché “nel mondo, anche se il male fa più rumore, continua ad esserci il terreno buono”.
Il terzo motivo è poi il fatto che “l’annuncio del Vangelo è veramente giunto fino ai confini del mondo e, anche in mezzo a indifferenza, incomprensione e persecuzione, molti continuano anche oggi, con coraggio, ad aprire il cuore e la mente per accogliere l’invito di Cristo ad incontrarLo e diventare suoi discepoli”.
Annuncio
Tutto questo, ha osservato, “se da una parte porta consolazione e speranza perché mostra l’incessante fermento missionario che anima la Chiesa”, “dall’altra deve riempire tutti di un rinnovato senso di responsabilità verso la Parola di Dio e la diffusione del Vangelo”.
In tal senso, il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, istituito da Benedetto XVI nel settembre 2010, “è uno strumento prezioso per identificare le grandi questioni che si agitano nei diversi settori della società e della cultura contemporanea” ed è “chiamato ad offrire un aiuto particolare alla Chiesa nella sua missione soprattutto all’interno di quei Paesi di antica tradizione cristiana che sembrano diventati indifferenti, se non addirittura ostili alla Parola di Dio”.
“Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù, il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera”.
“Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio”.
Il Papa si è detto “convinto che i nuovi evangelizzatori si moltiplicheranno sempre di più per dare vita a una vera trasformazione di cui il mondo di oggi ha bisogno”. “Solo attraverso uomini e donne plasmati dalla presenza di Dio, la Parola di Dio continuerà il suo cammino nel mondo portando i suoi frutti”.
“Siate segni di speranza, capaci di guardare al futuro con la certezza che proviene dal Signore Gesù, il quale ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna”, ha esortato i presenti. “Comunicate a tutti la gioia della fede con l’entusiasmo che proviene dall’essere mossi dallo Spirito Santo, perché Lui rende nuove tutte le cose, confidando nella promessa fatta da Gesù alla Chiesa: ‘Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt 28,20)”.
“Essere evangelizzatori – ha avvertito – non è un privilegio, ma un impegno che proviene dalla fede”.