I certosini a Serra San Bruno

Un libro ne racconta la vita in testi e immagini

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di Maurizio Tripi

ROMA, domenica, 2 ottobre 2011 (ZENIT.org).- “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Questa frase compare nella prefazione del Priore della Certosa di Serra San Bruno che si rifà al celebre aforisma de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery. Può essere così considerata quasi un’epigrafe del volume “Certosini a Serra San Bruno”, racchiudendo in se stessa i diversi aspetti di un’opera bibliografica di interesse religioso e culturale.

“È su queste antinomie: svelare l’invisibile, rivelare l’inconoscibile che è costruito questo volume”, racconta Fabio Tassone, il direttore del museo della Certosa. “L’obiettivo fondamentale del libro è quello di documentare attraverso le magistrali immagini di Fernando Moleres, fotografo basco che vive e lavora a Barcellona, la vita dei monaci, degli uomini che vivono nel monastero serrese”.

Moleres (www.fernandomoleres.com) è una figura di rilievo nel panorama della fotografia dei giorni nostri, e viaggia in tutto il mondo documentando aspetti umani e sociali con rara efficacia. Alcuni dei suoi lavori colpiscono la sensibilità dello spettatore con immagini a volte crude, ma di grande intensità.

La voglia di documentare l’esperienza del trascendente tra coloro che hanno deciso di vivere in modo esclusivo per l’Assoluto ha condotto Moleres in numerosi monasteri in tutto il mondo, sia maschili che femminili, di ogni religione e credenza religiosa.

Nel 2009, con la Rizzoli ha pubblicato un reportage fotografico con il titolo “Uomini di Dio”, contestualmente stampato anche nelle sue traduzioni in inglese, francese e spagnolo. Nel corso di questo studio sulle tradizioni monastiche, Moleres ha chiesto di realizzare un reportage anche nella Certosa di Serra San Bruno.</p>

Il direttore del museo della Certosa ha raccontato che “i monaci certosini difficilmente si prestano a queste forme di diffusione della loro immagine su larga scala”, ma “hanno intuito che da questo incontro poteva prendere avvio un progetto innovativo, una iniziativa editoriale che mettesse a frutto la sensibilità e la perizia tecnica del fotografo spagnolo per dare, attraverso delle foto e dei testi di accompagnamento, una testimonianza al mondo della vita certosina”.

“Grazie poi al contributo determinante di Gianni d’Angelo, che ha assunto la direzione editoriale dell’opera, e alle capacità grafiche ed editoriali di Federico Mininni, il progetto ha preso forma e si è concretamente realizzato all’inizio di dicembre del 2009.

L’opera è costituita da 320 pagine illustrate con 103 foto quasi tutte di grande formato e delle quali moltissime su due pagine. Il filo logico si snoda seguendo la divisione della giornata certosina nelle ore liturgiche.

Testo e foto raccontano dell’esistenza dei monaci: sia le immagini – attraverso la suggestione e la testimonianza di un clima di fede – che i testi – riferendo spesso le parole stesse dei solitari – esprimono e rivelano i loro sentimenti e la loro esperienza quotidiana. Dal mattutino alla compieta, passando attraverso l’ora prima, la terza, la sesta, la nona e i vespri, viene dato conto dello svolgimento dei vari momenti di preghiera liturgica.

Accanto a questi testi, si trovano alcuni paragrafi che delineano vari aspetti spirituali e pratici della vita monastica in certosa.

Si parla così di argomenti sostanziali quali la preghiera o il rapporto del certosino con Dio, ma anche del regime alimentare di questo ordine monastico, delle consuetudini liturgiche o del rapporto tra i monaci e le loro famiglie. E’ “un volume adatto a chiunque, che prova ad essere né superficiale né retorico”.

E’ un volume, ha aggiunto Fabio Tassone, “che riserva una molteplicità di messaggi al suo pubblico. Nella lettura si viene rapiti dalle immagini incantevoli, ma pian piano scorrendo le pagine si arriva ad incontrare in modo personale alcuni uomini che ancora oggi danno al mondo la testimonianza di un valore ‘altro’ e più grande”.
 
“Nel mondo odierno a un tempo grande e limitato, meraviglioso e sfigurato, forte e malato, ci sono uomini e donne che, sedotti dal mondo divino e trascendente, fanno la stessa scelta radicale che fece San Bruno più di novecento anni fa – ha concluso Tassone –. A loro, un giorno Dio si è rivelato come immensamente buono, dolce di una dolcezza che non è di questa terra”.

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ZENIT Staff

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