Rafforzare la ownership nazionale nel processo di sviluppo

Lla Santa Sede al Vertice ONU sugli obiettivi di sviluppo del millennio

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ROMA, mercoledì, 29 settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento della  delegazione  della Santa Sede sul documento finale del recente Vertice delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del millennio, tenutosi a New York.

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Presidente,
mentre l’Assemblea si accinge ad adottare il documento conclusivo di questo vertice, la mia delegazione coglie l’opportunità per esprimere il suo apprezzamento per la guida e per il coordinamento dei due cofacilitatori come pure per l’impegno e la flessibilità dimostrati dalle delegazioni, in questo lungo e impegnativo processo.
Nel primo incontro dei negoziati, la mia delegazione ha notato la rilevanza generale del documento e l’enfasi posta sulla necessità di rafforzare la ownership (“gestione”) nazionale nel processo di sviluppo. La mia delegazione ritiene che tale ownership richieda rispetto per l’etica e per la cultura delle comunità locali. La delegazione della Santa Sede ha espresso alcune osservazioni sull’eliminazione della povertà, sulle sfide ad essa legate e sul ruolo svolto dalla società civile, in particolare dalle organizzazioni basate sulla fede, nei progetti di sviluppo. L’attuale documento affronta in modo positivo molte delle questioni sollevate dalla Santa Sede e la mia delegazione apprezza lo spirito d’intesa e di attenzione verso i poveri e i vulnerabili. Mancano solo cinque anni e ancora troppi bambini, donne e uomini continuano a non avere accesso agli elementi basilari per la vita. Da una parte, gli impegni per un ulteriore miglioramento della cooperazione globale da parte dei Paesi sviluppati continuano a tardare e a minare la fiducia fra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Dall’altra, la corruzione e la ricerca di obiettivi politici contrari allo scopo di offrire i necessari programmi salvavita, continuano a ostacolare i progressi.
Sebbene la mia delegazione appoggi molti dei contenuti del documento, ciò non dovrebbe essere interpretato come un cambiamento della ben nota posizione della Santa Sede su varie questioni. Con il presente comunicato, la Santa Sede riafferma la propria comprensione dei termini “genere”, “salute riproduttiva e sessuale” e “salute riproduttiva” così come è espressa nelle sue riserve ai documenti della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, svoltasi al Cairo nel 1994 e ai documenti della quarta Conferenza mondiale sulle donne, svoltasi a Pechino, nel 1995. La Santa Sede riafferma la propria posizione secondo la quale questa terminologia nonché la “piena ed efficace attuazione degli obiettivi e degli scopi della Dichiarazione di Pechino e della Piattaforma di azione e il risultato della ventitreesima sessione speciale dell’Assemblea Generale” non avallano la creazione o il mantenimento di un diritto all’aborto né l’accesso ad esso come servizio.
La mia delegazione riafferma altresì la sua comprensione dei termini legati ai servizi di pianificazione familiare e di regolazione della fertilità come relativi a quelle misure che la Chiesa cattolica considera moralmente accettabili e che rispettano la libertà dei coniugi, la dignità umana e i diritti umani delle parti in causa. La Santa Sede non avalla la contraccezione o l’uso di profilattici né come misura di pianificazione familiare né all’interno di programmi di prevenzione dell’Hiv/Aids. Inoltre, la Santa Sede ribadisce le sue obiezioni agli sforzi per la “riduzione del danno” in relazione all’abuso di sostanze stupefacenti.
In conclusione, questo vertice è un’opportunità per i responsabili del mondo di impegnarsi di nuovo in politiche che abbiano un effetto diretto sulla vita dei più vulnerabili nella società. A tale fine, l’eliminazione della povertà, l’educazione primaria, l’assistenza sanitaria primaria e i programmi per uno sviluppo sostenibile devono rimanere prioritari nei nostri sforzi.

(©L’Osservatore Romano – 29 settembre 2010)

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ZENIT Staff

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