La fortezza, virtù cristiana alla scuola dei manager

di Marialuisa Viglione

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ROMA, martedì, 28 settembre 2010 (ZENIT.org).- A Napoli 5 anni fa, nel 2005, gli hanno ucciso il padre per rapinarlo, appena uscito dalla banca dove aveva cambiato un assegno. Era un ingegnere in pensione, dirigente Fiat, tornato a vivere nella sua città.

Il figlio, scioccato, fa il giro delle istituzioni per capire e per fare qualcosa ma si sente dire dal sindaco: “Sono cose che succedono”.

Non si dà per vinto. Decide di combattere la malavita e le miserie di una città, per cui addirittura il sindaco di Bogotà disse esterefatto “But is this Europe?”. Forma una squadra, fatta di cinque persone, individua una zona, un quartiere centrale e malfamato di Napoli – quartiere Sanità – e decide di mettere a disposizione le sue esperienze di manager, fondando un’onlus (l’altra Napoli) e trasformando un quartiere sporco, disordinato e malavitoso, offrendo nuove opportunità agli abitanti attraverso il recupero ambientale e valorizzando palazzi, chiese, catacombe di grande valore artistico, che stavano invece marcendo.

Rioccupando spazi solo pieni di rifiuti, facendoli diventare giardini rigogliosi per i bimbi, ristrutturando case decrepite, diventate spazi pubblici per mamme e bimbi, responsabilizzando i cittadini, facendoli sentire importanti.

Ernesto Albanese, amministratore delegato di Atahotels, 44enne napoletano, ha raccontato la storia che lo vede protagonista al corso di “Management by ethics”, all’Università della Santa Croce, nella conferenza dal titolo “Vincere il cortotermismo avendo il coraggio di osare”, un ciclo organizzato da Consel, consorzio Elis, coordinato da Juan Andrés Mercado, docente di Filosofia all’Università della Santa Croce.

Per riuscire nell’impresa c’era bisogno di finanziamenti. “Abbiamo chiesto denaro ai privati, non alle istituzioni”. Ed è stato superato di gran lunga il budget – 1,8 milioni di euro. “Siamo riusciti a raccogliere 2,2 milioni di euro con i contributi di Fondazione Bnl, Banco di Napoli, Compagnia di San Paolo, Johnson & Johnson, Ibm, Ikea, Unicredit foundation, Fondazione Telecom, Fondazione Vodafone e altri” (cfr. il sito www.laltranapoli.it).

Hanno creato una scuola di musica con tanto di insegnanti del conservatorio per i ragazzi di un quartiere che ha un alto tasso di abbandono della scuola dell’obbligo. “32 ragazzi frequentano la scuola di musica e fanno anche concerti negli spazi esterni recuperati”.

La fortezza è la virtù del manager. Saper fare sogni, progetti e concretizzarli, cominciando dal piccolo. Crederci e andare avanti, scegliere le persone giuste, individuare cose concrete, perseguirle con serietà. E dal male – l’assassinio del proprio padre – trarre il bene per la città che te lo ha portato via. Un insegnamento commovente, che ricorda la fortezza del saper perdonare, del rispondere con il bene al male subìto.

Altro relatore del corso è stato José Ángel Lombo, professore associato di Antropologia filosofica all’Università della Santa Croce, che ha definito la fortezza una virtù che si raggiunge con un atto di intelligenza, contrapponendola alla forza fisica come intesa da Darwin, utile nell’istinto di sopravvivenza.

La virtù si insegna con l’esempio, praticandola, educando se stessi, fortificando la propria volontà, con un benessere interiore. E’ la visione cristiana della fortezza, che va ben al di là della fortezza del mondo greco (l’eroe tragico Achille o Ulisse che vuole tornare a casa) e del mondo romano (la fortezza in battaglia). Il cristianesimo la interiorizza e la fa diventare una qualità interiore. Non si può dissociare dalla prudenza e dalla giustizia.

L’uomo forte è paziente, sa dominare i suoi istinti. Sino ad arrivare alla fortezza di Giovanni Paolo II che perdona il suo attentatore, e a madre Teresa di Calcutta che sta dalla parte dei piccoli malati, abbandonati e segregati, e li aiuta.

Tanti esempi di persone forti, che hanno dato un contributo decisivo al mondo. I manager sono chiamati ad esercitare la virtù della fortezza e il case history di Ernesto Albanese, presidente de “L’altra Napoli onlus”, è un esempio a cui ci si può ispirare.

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ZENIT Staff

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