di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 27 settembre 2010 (ZENIT.org).- Riprendendo una frase pronunciata dal Papa Benedetto XVI, “Dio non è concorrente ma garante della nostra felicità” questo lunedì, il Cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha rinnovato l’entusiasmo per la missione evangelizzatrice della Chiesa Cattolica.
Nel corso della prolusione svolta a Roma, il Presidente della CEI ha toccato i temi della crisi economica, dei cattolici in politica, della nuova evangelizzazione e della necessità di un rinnovato entusiasmo sacerdotale.
“Cambiare si può – ha detto –. Le famiglie reagiscono, le persone crescono, e anche la collettività può farlo nella misura in cui comprende che l’esito di progresso diventa pane condiviso”.
“Più che incapsularla dentro a definizioni fredde e a programmi rigidi, – ha sottolineato il porporato – la missione deve veicolare un’incandescenza” per far sì che il cittadino italiano “non accantoni la questione-Dio, non la rimuova ritenendola anti-umana, e lasci affiorare la nostalgia che si nasconde in essa”.
Per questa ragione, l’Arcivescovo di Genova ha proposto di “rivisitare l’intera attività pastorale ordinaria, assegnandole un più ampio respiro missionario”.
In questo contesto il Cardinale Bagnasco ha salutato con entusiasmo la creazione del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione come strumento efficace per contrastare la secolarizzazione e riportare la “questione Dio” al centro del dibattito pubblico.
Per compiere questa missione il porporato ha indicato la necessità che i sacerdoti si ritrovino e respingano le tentazioni di clericalismo.
Il presidente della CEI ha ribadito che “il sacerdote deve arrivare all’identificazione di sé con l’”io” di Cristo e per questo ha citato il Papa quando propone di “vivere l’Eucaristia nel suo senso originario, nella sua vera profondità”; come epicentro ed evento fontale, come “scuola di vita” e “sicura protezione contro ogni tentazione di clericalismo”.
In merito alla situazione del Paese e del popolo italiano, il Cardinale Bagnasco ha respinto l’influsso di una “corrente di drammatizzazione mediatica, che sembra dedita alla rappresentazione di un Paese ciclicamente depresso” perchè “finisce per condizionare l’umore generale e la considerazione di sé”.
“Dovremmo invece – ha sottolineato – essere stabilmente capaci della giusta auto-stima, senza cesure o catastrofismi, esattamente così come si è ogni giorno dedicati al lavoro che dà sostentamento alla propria famiglia”.
“Il Paese – ha aggiunto – non può attardarsi: povero di risorse prime, più di altri deve far conto sull’efficienza del sistema e su una sempre più marcata valorizzazione delle risorse umane”.
Tuttavia, ha anche denunciato che “se si ritardano le decisioni vitali, se non si accoglie integralmente la vita, se si rinviano senza giusto motivo scadenze di ordinamento, se si contribuisce ad apparati ridondanti, se si lasciano in vigore norme non solo superate ma dannose, se si eludono con malizia i sistemi di controllo, se si falcidia con mezzi impropri il concorrente, se non si pagano le tasse, se si disprezza il merito… si è nel torto, si cade nell’ingiustizia”.
“Ma lo scopo di ogni partecipazione politica – ha continuato il porporato – è proprio la giustizia, e per questo occorre produrre lo sforzo necessario – cui la Chiesa non mancherà moralmente di contribuire – per superare la logica del favoritismo, della non trasparenza, del tornaconto”.
Per questi motivi, l’Arcivescovo di Genova ha lanciato un appello “come Vescovi, – ha detto – sentiamo di dover esprimere stima e incoraggiare quanti si battono con abnegazione in politica; facciamo pressione perché si sappiano coinvolgere i giovani, pur se ciò significa circoscrivere ambizioni di chi già vi opera”.
“Ai cattolici con doti di mente e di cuore – ha continuato – diciamo di buttarsi nell’agone, di investire il loro patrimonio di credibilità, per rendere più credibile tutta la politica”.
Dopo aver precisato di lasciare ai competenti il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza, il presidente della CEI ha rilevato che ai Vescovi tocca segnalare come “una ‘città’ la si costruisca tutti insieme, dall’alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se è chiamato a un simile compito”.
Il Cardinale Bagnasco ha concluso affermando che il cuore, il motore di quanto la CEI propone è “l’ideale del bene comune”, ed ha ricordato un sogno affinché “possa sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che sentono la cosa pubblica come fatto importante e decisivo, che credono fermamente nella politica come forma di carità autentica perché volta a segnare il destino di tutti”.