CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 27 settembre 2010 (ZENIT.org).- Nel Messaggio che ha inviato in occasione del II Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, in svolgimento a Santiago di Compostela (Spagna) dal 27 al 30 settembre, Benedetto XVI chiede di promuovere sempre più i santuari come luogo di evangelizzazione e di carità.
Nel testo, indirizzato a monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e a monsignor Julián Barrio Barrio, Arcivescovo di Santiago di Compostela, il Papa sottolinea l’“importanza dei pellegrinaggi ai santuari, come manifestazione di vita cristiana e spazio di evangelizzazione”.
“Fin dall’inizio del mio pontificato, ho inteso vivere il mio ministero di successore di Pietro con i sentimenti del pellegrino che percorre le vie del mondo con speranza e semplicità, portando sulle labbra e nel cuore il messaggio salvifico del Cristo Risorto e confermando nella fede i propri fratelli”, confessa il Pontefice.
“Come segno esplicito di tale missione, nel mio stemma figura, tra altri elementi, la conchiglia del pellegrino”.
Il Papa ricorda che nel momento attuale, in cui “siamo chiamati ad evangelizzare il nostro mondo”, “va messa in debito risalto la ricchezza che scaturisce dal pellegrinaggio ai santuari”.
Questa ricchezza, spiega, deriva innanzitutto dalla “straordinaria capacità di richiamo” del pellegrinaggio, “che attrae un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale”.
“A tutti Cristo si rivolge con amore e speranza. L’anelito alla felicità che si annida nell’animo trova in Lui la sua risposta, e vicino a Lui il dolore umano acquista un proprio senso. Con la sua grazia, anche le cause più nobili giungono al loro pieno compimento”.
A questo scopo, sottolinea, “occorre far sì che i visitatori non dimentichino che i santuari sono luoghi sacri e che quindi vi si comportino con devozione, rispetto e decoro. In tal modo la Parola di Cristo, il Figlio del Dio vivo, potrà risuonare con chiarezza e l’evento della sua morte e risurrezione, fondamento della nostra fede, verrà proclamato nella sua interezza”.
Allo stesso modo, bisogna curare “con grande scrupolosità” l’accoglienza del pellegrino, dando “il giusto risalto” “alla dignità e bellezza del santuario”, “ai momenti e agli spazi di preghiera, tanto personali che comunitari”, “all’attenzione alle pratiche di pietà”.
“Parimenti non si insisterà mai abbastanza sul fatto che i santuari devono essere fari di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e misericordia e una costante disponibilità all’ascolto”, prosegue.
“Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla celebrazione eucaristica, che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta la loro azione pastorale”.
In questo modo, osserva, “si manifesterà chiaramente che l’Eucaristia è senza dubbio alcuno l’alimento del pellegrino, il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione”.
Il pellegrino ha infatti “sempre una meta davanti a sé, anche se a volte non ne è pienamente cosciente”.
Questa meta, constata il Papa, “altro non è se non l’incontro con Dio per mezzo di Gesù Cristo, in cui tutte le nostre aspirazioni trovano risposta”. “Ecco perché la celebrazione dell’Eucarestia può ben considerarsi il culmine del pellegrinaggio”.
Il Vescovo di Roma esorta quindi i partecipanti al Congresso a “incoraggiare nei pellegrini, con la vostra cura pastorale, la conoscenza e l’imitazione di Cristo, che continua a camminare con noi, illuminando la nostra vita con la sua Parola e distribuendoci il Pane di Vita nell’Eucarestia”.
“In tal modo – conclude – il pellegrinaggio al santuario sarà occasione propizia per rinvigorire in coloro che lo visitano il desiderio di condividere con altri l’esperienza meravigliosa di sapersi amati da Dio e di essere inviati al mondo a dare testimonianza di questo amore”.