Il Papa: sull'amore per gli altri si decide il nostro “destino eterno”

San Vincenzo de’ Paoli e Chiara “Luce” Badano, modelli di carità vissuta

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ROMA, domenica, 26 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il nostro “destino eterno” è scritto nella scelta d’amore verso il prossimo. Lo ha detto questa domenica Benedetto XVI in occasione dell’ultimo Angelus da Castel Gandolfo nel riflettere sulla parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. 

Da questa parabola, ha detto il Papa, si ricavano due insegnamenti: “Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione”; e “il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo”.

Il Papa ha poi citato due modelli di carità vissuta con gioia riferendosi a San Vincenzo de’ Paoli, a 350 anni dalla morte, e a Chiara “Luce” Badano, la giovane ligure beatificata il 25 settembre a Roma.

San Vincenzo, ha ricordato il Pontefice che nei saluti finali ha rivolto un pensiero ai vari gruppi vincenziani presenti all’Angelus, fondò le “Figlie della Carità”, prima Congregazione femminile a vivere la consacrazione in mezzo alla gente, con i malati e i bisognosi.

“Nella Francia del 1600 – ha detto il Papa –, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri. Infatti, come sacerdote, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi”.

“Spinto dall’amore di Cristo – ha proseguito –, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette ‘Charitées’, le ‘Carità’, cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”.

Il secondo esempio è stato quello di Chiara Badano, la giovane ligure morta a 19 anni dopo un’inguaribile malattia, che pur nella sua breve vita “è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome: ‘Chiara Luce’”.

“La sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa – ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana”, ha detto il Pontefice.

“Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: ‘Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono’”.

“Rendiamo lode a Dio – ha poi concluso –, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita”.

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ZENIT Staff

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