Di fronte alle tante realtà del Brasile, evangelizzare a tutto campo

Esorta l’Arcivescovo di Rio de Janeiro

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 23 settembre 2010 (ZENIT.org).- Di fronte alla multiforme realtà del Brasile, che spazia dalle favelas ai quartieri lussuosi e alle spiagge rinomate in tutto il mondo, l’azione evangelizzatrice della Chiesa deve essere a tutto campo.

Lo ha affermato monsignor Orani João Tempesta, Arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro, in un’intervista rilasciata a “L’Osservatore Romano” durante il suo soggiorno a Roma per la visita “ad limina apostolorum”.

“Rio de Janeiro ha più di due realtà. Non solo Copacabana e le favelas, ma anche le realtà delle comunità fluviali, della zona rurale, realtà nuove come la Barra da Tijuca, dei condomini lussuosi e anche delle favelas controllate ora dall’esercito, ora dai trafficanti di droga”, ha sottolineato.

“È chiaro che tutto ciò costituisce una sfida per la Chiesa che deve evangelizzare tutte le situazioni. Dai luoghi più lussuosi dei condomini alle favelas, passando per le persone che vivono di pesca nelle isole. E la Chiesa è presente in tutte queste realtà”.

Uno dei problemi principali del Paese è quello dei bambini di strada, lasciati a se stessi e spesso condannati a morire per mano degli squadroni della morte.

“Cerchiamo di aiutare i bambini, gli adolescenti e i giovani a vivere la loro vita cristiana”, ha dichiarato monsignor Tempesta. “Vi è per esempio la pastorale dei minori: si tratta di un’opera molto bella, che cerca di andare incontro ai bambini che vivono in condizioni a rischio. Cerchiamo di collaborare con tutte le forze in campo per aiutare questi bambini, a livello sia di prevenzione, sia di assistenza quando perdono la libertà, sia per il loro inserimento nella società”.

“Ci occupiamo quotidianamente dei bambini che vivono in strada, per poterli indirizzare e aiutare. Entriamo nelle favelas, avviciniamo le famiglie, cerchiamo di collaborare per assistere e aiutare i minori a uscire da situazioni di disagio”.

Allo stesso modo, la Chiesa cerca di affiancare gruppi che operano per prevenire il turismo sessuale e che “adottano iniziative per aiutare i giovani a uscire da questo turpe commercio”.

Il presule ha anche ricordato l’azione ecclesiale per far fronte al problema rappresentato dalle sette, che attirano sempre più persone, spesso disperate per le condizioni di estrema indigenza in cui vivono e quindi facilmente manipolabili.

“Cerchiamo di assistere le persone che sono nel bisogno e anche di dialogare con quelle che vivono un certo allontanamento dalla fede, cerchiamo di annunciare Gesù Cristo. Annunciando la Buona Novella cerchiamo di far comprendere alle persone la necessità di trovare la vera fede, e non di cercare surrogati o soluzioni facili proposte dai messianismi”.

Un altro campo d’azione è la politica, nella quale si sostengono iniziative volte a eliminare la corruzione come la campagna “Ficha Limpa” (“Scheda Pulita”), in base alla quale le persone condannate da un collegio di giudici non sono eleggibili.

Secondo il presule c’è “ancora molto da fare”, “sebbene la popolazione sia più attenta agli eventi e non si lasci trasportare dalle passioni politiche, utilizzando maggiormente il proprio raziocinio”.

“E così tutto sembra più onesto e trasparente in ogni campo, sia per l’amministrazione della cosa pubblica sia per la Nazione; è meglio che le cose siano ottenute per diritto e non per donazione, ossia non semplicemente date come favore. Sono passi avanti, e la Chiesa in Brasile ha aiutato la popolazione e la Nazione a comprendere sempre più a fondo tutto ciò”.

Anche monsignor Luiz Soares Vieira, vicepresidente della Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB), si è espresso a favore della campagna “Ficha Limpa”, definendo l’adesione episcopale al manifesto in favore dell’applicazione immediata della legge che la prevede “un atto doveroso” per la società brasiliana che sta “camminando verso un più luminoso futuro di giustizia, di legalità e di pace”.

“La CNBB – ha ricordato come riporta “L’Osservatore Romano – si è impegnata con grande forza in questo cammino di responsabilizzazione, ottenendo ben quattro milioni di firme attraverso Internet. Un lavoro intenso, capillare premiato con una corale presa di coscienza democratica”.

“Adesso spetta al nostro massimo organo giuridico di dare la risposta che la società chiede e vuole che sia, cioè l’attuazione immediata della legge sulla scheda pulita”.

“Tutti insieme usciremo vincitori in questa lotta in favore della giustizia e dell’equità, un servizio reso alla società, alla cultura e alla storia del generoso popolo brasiliano”, ha aggiunto.

Monsignor Filippo Santoro, Vescovo di Petrópolis, ha confessato dal canto suo alla “Radio Vaticana” che il Brasile sta vivendo “un momento particolare”: “da un lato c’è una crescita economica importante, dall’altro c’è ancora uno spettacolo triste di corruzione, scandali e anche problemi di povertà, violenza e altre cose negative”.

I progressi, ad ogni modo, ci sono. Ad esempio, “in diverse favelas di Rio de Janeiro sono state create le cosiddette ‘Unità pacificatrici’ locali: si tratta di un’iniziativa non violenta della polizia che tenta un dialogo, un contatto con gli abitanti delle favelas sottraendole al controllo del narcotraffico”.

Il presule ha quindi sottolineato come i giovani rappresentino “una forza viva e importante” e siano “il bersaglio preferito di tutta questa mentalità secolarizzata e consumista”.

“L’importante è che ci sia una proposta che raggiunga i giovani dove vivono: nelle scuole, nei posti di lavoro”, ha riconosciuto.

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ZENIT Staff

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