Molti britannici colpiti da "post papal depression”

Il “perché” di un così grande successo di Benedetto XVI nel Regno Unito

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di Luis Badilla*

ROMA, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).-  Anna Arco, vaticanista britannica, collaboratrice di numerose pubblicazioni specializzate, ha confessato di soffrire di “ppd”, e cioè “post papal depression“.

Forse, nella gigantesca mole di articoli scritti in queste ore per fare un bilancio dei quattro giorni di Benedetto XVI nel Regno Unito, non c’è battuta migliore per dare una misura, seppur immediata, di quanto sia la dimensione del successo pastorale, ecclesiale, spirituale e umano della visita del Papa.

I primi sorpresi di un così grande successo, come scrive oggi Fiona Ehlers su “Der Spiegel” (online), non sempre tenero con Benedetto XVI, sono i cittadini del Regno Unito. Da un estremo all’altro del tessuto sociale britannico serpeggia, anche tra i critici (e nonostate i loro “però”) una sola idea, quella di Damian Thompson su “The Telegraph”: “Un vero trionfo personale”.

Perché? Le ragioni sono molte, ma la prima è una sola: i britannici hanno visto “le cose come sono”, la verità, e non più ciò che un giornalismo molto forbito, acculturato e griffato ha visto per alcuni mesi; a volte contro ogni evidenza e non sempre rispettando la verità.

Hanno “visto” il Papa (centinaia di migliaia da vicino e un bel po’ di milioni atraverso la tv). Hanno “sentito parlare” il Papa, in diverse circostanze, e su molti temi che stanno a cuore alle persone semplici che hanno sete di pensiero e di serietà. Poi, c’è anche un’altra ragione da non sottovalutare: la società britannica, come tutte le altre società europee, attraversa un periodo, ormai troppo lungo e devastante, di superficialità esistenziale e sente profondamente, con dolore e lacerazione, la mancanza di progetto, di futuro, di utopia, in un sola parola: di umanità (e di umanesimo), all’interno della quale ciascuno è persona e non solo cittadino, elettore, utente o consumatore.

Benedetto XVI non è andato a conquistare voti; a vendere profumi o macchina di grossa cilindrata; a promuovere un improbabile format televisivo o a dire il contrario di ciò che pensa.

Infine, come ha detto il suo portavoce, padre Federico Lombardi, è andato a proporre “il messaggio della fede come un qualche cosa di positivo”, a proporre “delle riflessioni per poter discernere, per poter capire la situazione in cui noi ci troviamo oggi storicamente come società, come mondo, di fronte alle grandi sfide dell’oggi e del futuro, a quali valori possiamo orientarci, ai rischi anche di perdere l’orientamento ai valori essenziali”.

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*Luis Badilla è creatore e curatore di Il Sismografo.

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ZENIT Staff

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