Beatificato il sacerdote di Schönstatt Gerhard Hirschfelder

L’Arcivescovo di Colonia presenta il martire come modello per i giovani

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MÜNSTER, martedì, 21 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il sacerdote Gerhard Hirschfelder, appartenente al primo gruppo di sacerdoti del Movimento di Schönstatt, martirizzato durante il nazismo nel campo di concentramento di Dachau, è stato beatificato questa domenica nella Cattedrale di Münster (Germania).

L’Arcivescovo di Colonia, il Cardinale Joaquim Meisner, ha rappresentato il Papa alla cerimonia e ha definito il sacerdote – morto nel lager a 35 anni – un modello per i giovani, come ha reso noto la “Radio Vaticana”.

Pellegrini provenienti da tutta la Germania, dalla Polonia e dalla Repubblica Ceca, dove il ricordo del sacerdote è molto vivo, si sono recati nella città tedesca per assistere alla beatificazione.

Padre Gerhard Hirschfelder è stato proclamato beato come “martire e testimone della fede”. Il Cardinale Meisner ha sottolineato che il sacerdote ha respinto la disumana logica nazista e ha ricordato il suo impegno speciale nella pastorale giovanile.

L’evento di questa domenica è stato preceduto da un’Eucaristia nella chiesa di Überwasser sabato pomeriggio, seguita da una processione con candele fino alla Cattedrale e da un’ora di preghiera silenziosa.

Per i giovani

Il nuovo beato nacque il 17 febbraio 1907 nella contea di Glatz, in Slesia. Fu ordinato sacerdote nel 1932, e da allora fino al 1939 fu cappellano a Grenzeck (Tscherbeney). Dal 1939 al 1941 fu cappellano maggiore a Habelschwerdt e responsabile della pastorale giovanile della Diocesi.

Constatando la natura e gli effetti della propaganda nazista, cercò di mantenerne lontani i suoi giovani, attraverso la sua vicinanza e la direzione spirituale.

Nelle sue omelie, denunciò con coraggio gli eccessi e la violenza di quel periodo. La Gestapo
reagì a tutto questo, arrestandolo nel 1941 durante una riunione con i giovani.

Per gli oltre 4 mesi in cui rimase in prigione a Glatz scrisse un’impressionante Via Crucis e alcune riflessioni sul sacerdozio, il matrimonio e la famiglia.

Venne trasferito al campo di concentramento di Dachau il 15 dicembre 1941 e morì di fame e per una grave forma di polmonite il 1° agosto 1942.

I suoi resti sono sepolti nella città polacca di Czermna (Tscherbeney), dove aveva lavorato come cappellano.

“Costruttore di ponti”

Padre Hirschfelder apparteneva al primo gruppo di sacerdoti di Schönstatt nel campo di Dachau, insieme al beato Carlos Leisner, al sacerdote pallottino Richard Henkes e al parroco tedesco Alois Andritzki. Degli ultimi due è in corso il processo di beatificazione.

La promulgazione del decreto sul martirio del sacedote è stata autorizzata il 27 marzo scorso da Papa Benedetto XVI.

La sua causa di beatificazione si è aperta nel 1998. Nell’aprile 2002 è stata consegnata la Positio terminata.

Oltre a tutta la documentazione, sono state raccolte – in Germania, in Polonia e nella Repubblica Ceca – più di 10.000 firme di persone che chiedevano la sua beatificazione.

Di fronte a questo numero straordinario, il presule decano di Glatz, monsignor Franz Jung, ha detto che il beato può essere “un costruttore di pace per un’Europa unita”.

Martiri durante il nazismo

Alla beatificazione di Gerhard Hirschfelder seguiranno il prossimo anno cerimonie analoghe per altre figure significative di sacerdoti martiri durante il regime nazista: Georg Häfner a Würzburg, e Johannes Prassek, Hermann Lange e Eduard Müller a Lubecca.

Con i sacerdoti di Lubecca, si presterà omaggio anche al pastore evangelico Karl Friedrich Stellbrink, come ha spiegato il Papa nel discorso che ha rivolto al nuovo ambasciatore tedesco il 13 settembre a Castel Gandolfo.

Benedetto XVI si è riferito a queste testimonianze come a “luminose indicazioni” per il cammino ecumenico.

“Sono uomini che insegnano a dare la propria vita per la fede, per il diritto ad esercitare liberamente il proprio credo e per la libertà di parola, per la pace e la dignità umana”, ha dichiarato.

“L’attestata amicizia dei quattro ecclesiastici è una testimonianza impressionante dell’ecumenismo della preghiera e della sofferenza, fiorito in vari luoghi durante l’oscuro periodo del terrore nazista”.

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ZENIT Staff

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