di Antonio Gaspari e Carmen Elena Villa

ROMA, lunedì, 20 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il Papa è spesso al centro delle critiche non solo perché ribadisce con forza gli insegnamenti della Chiesa nell'ambito della bioetica o della giustizia sociale, ma anche perché non viene sufficientemente aiutato dai suoi collaboratori nello spegnere le polemiche sul nascere.

E' quanto afferma in questa intervista il vaticanista de “Il Giornale”, Andrea Tornielli, coautore insieme a Paolo Rodari, vaticanista de “Il Foglio”, del volume “Attacco a Ratzinger. Accuse scandali, profezie e complotti contro Benedetto XVI” (Piemme).

La prima parte è stata pubblicata il 18 settembre.

Come comunicare le cose più belle che dice il Papa. Qual è il compito dei giornalisti cattolici di far conoscere le cose più belle che ha detto il Papa invece di quelle su cui girano sempre le notizie?

Andrea Tornielli: Parlo in base alla mia esperienza personale. Scrivo per un giornale laico.  Devo tenerne conto. Allora, credo che una prospettiva giusta sia quella di tener conto di certi titoli, tener conto anche di certe polemiche senza dimenticare mai il cuore del messaggio. Anche perche bisogna ricordare che non è vero che la gente non è interessata al cuore del messaggi. Uno pensa: “La gente è interessanta a quello che dice il Papa sulle coppie omosessuali” e magari si crede che la storicità di Gesù Cristo non sia interessante. Il contrario! Perche oggi c'è una grande ignoranza purtroppo ma anche una grande voglia di contenuti religiosi. Il problema è che il contenuto religioso deve essere espresso, comunicato in maniera interessante. Non è vero che la religione non sia il cuore del messaggio per i lettori.

In che modo tutti quelli scandali influiscono sul punto di vista del cittadino comune, che magari non va a documentarsi sul sito del Vaticano?

Andrea Tornielli: Purtroppo mi sono reso conto, durante i mesi che ho trascorso in Irlanda, di una cosa su cui non mi ero reso conto prima, perché in Italia la situazione è diversa. Ho visto, in sostanza, come una comunicazione non corretta da parte dei media, con titoli sparati, influisca sulla fede della gente. E' un fatto reale. Io sono rimasto sconvolto perché credevo che l’errore di comunicazione, il titolo sbagliato sporcassero un po’ l’immagine del Papa, ma che restassero nel circolo mediatico perché la gente sa qual è la verità. Ma il problema è che la gente non lo sa! Tutti guardano la TV, restano impressionati da un titolo di giornale e finiscono per credere alle cose che leggono. Allora, io credo che qui ci sia una responsabilità grandissima perché un messaggio sbagliato va a toccare la fede della persona; e una responsabilità grandissima per il sistema dei media. Credo, tuttavia, che sia necessario che anche la Chiesa lo capisca. Faccio un esempio banale: quando è uscito il romanzo “Il Codice Da Vinci”, ho tenuto una quarantina di conferenze sull'argomento e la gente era piena di domande. Spesso e volentieri ho trovato dei sacerdoti che dicevano: “Ma è soltanto un romanzo”. Adesso, a distanza di diversi anni, ci sono delle ricerche universitarie che mostrano anche come in Italia il 25% dei liceali sia convinto che Gesù era sposato. E qual è la fonte di questa informazione? Non il parroco, i media! Bisogna rendersi conto che certe bugie vano combattute un po’ con le stesse armi, non con altre bugie; con un messaggio e con un linguaggio che punti allo stesso livello di diffusione, di chiarezza e di interesse.

Lei ha scritto su Pio XII e Paolo VI. Qual è il rapporto tra gli attacchi ai Papi precedenti e gli attacchi attuale?

Andrea Tornielli: Ci sono alcune cose in comune, anche se devo dire che gli attacchi contro Pio XII si sono scatenati dopo la sua morte, per cui era una cosa completamente diversa. Invece gli attacchi a Paolo VI sono stati durissimi. La situazione oggi è molto migliorata. Gli attacchi contro Paolo VI erano feroci, anche dentro la Chiesa e di una cattiveria, di una forza, veramente devastante tanto che lui dopo avere scritto l’Humanae Vitae nel 1968, per 10 anni non ha più voluto scrivere una enciclica per non sottoporrete un documento così autorevole del Pontefice a critiche così feroci.

Credo, quindi, che ci siano delle similitudini ma il periodo storico è diverso. Oggi ci troviamo di fronte al fatto che per Benedetto XVI c’ è un pregiudizio negativo, perché viene presentato come retrogrado, come anti-democratico e anti-liberale e contrario alla modernità e questo è purtroppo un fronte che si è imposto a livello mediatico. E' difficilissimo smantellarlo. Per quanto riguada Pio XII si dice che era amico dei nazisti, anti-semita. Tu poi scrivere quello che voi, tirare fuori quello che vuoi ma è un lavoro difficilissimo, che richiede anni per far cambiare poco a poco le idee. La fortuna è che mentre Pio XII è morto senza difendersi, Benedetto XVI incontra la gente e la gente quando lo vede parlare si rende conto che il ritratto, che speso i media gli hanno costruito addosso non corrisponde alla realtà.

Lei sostiene che attraverso le polemiche giornalistiche si cerca di confondere i fedeli, nascondendo la vera portata delle parole e delle azioni di Benedetto XVI, presentando il Pontefice come un anziano conservatore, tradizionalista, antimoderno, fuori dalla storia. Eppure questo Pontefice sta compiendo delle cose mirabili, quali per esempio il recupero della fede nei popoli secolarizzati, le buone relazioni con le diverse confessioni cristiane, soprattutto con anglicani e ortodossi russi, il rinnovamento nell’ubbidienza e nelle fedeltà del clero, la pratica della nuova evangelizzazione… Insomma lo attaccano perchè sta rivitalizzando in meglio la Chiesa cattolica?

Andrea Tornielli: E' anche così, ma non solo così. Lo attaccano perché ribadisce certi insegnamenti sulla bioetica ma anche perché parla di povertà e di globalizzazione. Lo attaccano perché esiste il cliché consolidato, ma anche perché - purtroppo - talvolta il mondo dell'informazione non è preparato a presentare certi messaggi o a interpretarli in una cornice corretta. Lo attaccano perché in più di un'occasione - spiace dirlo ma è così, e nel libro crediamo di averlo documentato - anche chi sta più vicino a Benedetto XVI potrebbe aiutarlo di più per evitare che sorgano polemiche inutili o per spegnerle non appena insorgono.