ROMA, sabato, 18 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Penso che una delle cose belle sia stata proprio la percezione che molte delle previsioni fatte siano risultate sbagliate”. Ad affermatlo è stato l’Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, al microfono della Radio Vaticana.
“La cosa principale che voglio dire – ha detto – è che è stata un’occasione estremamente felice e l’accoglienza che il Papa ha avuto dai vescovi anglicani, dalla gente in strada e naturalmente a Westminster Hall è stata enormemente positiva. E certamente la preghiera ecumenica della sera nell’Abbazia è stata intensamente commovente per tutti i presenti”.
Il viaggio di Benedetto XVI, ha continuato, “è stata un’occasione davvero benedetta e la gente è uscita per le strade per manifestare la sua fede”.
“Il conflitto è sempre una storia migliore per un titolo di giornale che non l’armonia – ha commentato –. Ma come molte persone mi hanno detto in questa occasione, quando si pensa a quanto questo sarebbe stato totalmente inimmaginabile 40 o 50 anni fa, anche agli inizi del Concilio Vaticano II, chiaramente qualcosa è accaduto”.
“E parte di questo qualcosa – ha continuato l’Arcivescovo di Canterbury – è un ritorno alle radici, qualcosa di cui il Papa ed io abbiamo parlato in privato – sono alcuni dei nostri entusiasmi teologici in comune – l’eredità dei Padri e di nuovo il pregare insieme al sacrario di Edoardo il Confessore, guardando indietro all’epoca in cui i confini non erano quelli che ci sono ora tra i cristiani – e tutto questo è parte penso di un quadro molto positivo”.
“E penso sia un peccato che il mondo veda solamente le liti o le piccole cose negative mentre l’immenso peso della preghiera quotidiana, della comprensione, dell’amore e dell’amicizia che c’è tra noi passa inosservato”, ha poi osservato.
Riguardo, invece, all’incontro privato con il Papa, Rowan Williams ha detto che i dialoghi si sono concentrati non tanto sui rapporti tra anglicani e cattolici quanto sulla situazione dei cristiani in Terra Santa in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente che si terrà nell’ottobre prossimo a Roma.
“Abbiamo parlato di alcune delle grandi aree di conflitto dove stiamo cercando di lavorare insieme – ha detto ancora –; di come le gerarchie anglicane e cattoliche abbiano lavorato insieme in Sudan, testimoni e portatori di pace, e di come sia urgente rafforzare tutto questo. Abbiamo parlato dell’argomento quindi di come impegnarsi in un dialogo razionale con il mondo laico”.
“La mia preghiera e la mia speranza per questa visita – ha quindi concluso – è che aiuti a promuovere la fede in questo Paese e aiuti la gente a riconoscere le tante persone assolutamente comuni che credono in Dio, credono nella vita sacramentale della Chiesa e fondano la propria vita su tutto ciò”.