Quando si parla di vocazione, includere sempre quella laicale

Avverte il presidente dei Vescovi brasiliani

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INDAIATUBA, domenica, 12 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Quando parliamo di vocazione, non possiamo ridurre il tema semplicemente alle vocazioni specifiche al ministero ordinato e alla vita consacrata; dobbiamo includere sempre la vocazione laicale”, ha affermato il presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), monsignor Geraldo Lyrio Rocha.

Secondo l’Arcivescovo, nel Battesimo “c’è la radice di tutte le vocazioni, ed è a causa del Battesimo che si parla della dignità fondamentale di tutti i membri del popolo di Dio”.

Monsignor Lyrio Rocha ha parlato agli addetti stampa della CNBB al termine del 3º Congresso Vocazionale del Brasile, questo martedì, a Itaici (San Paolo). L’evento ha riunito per cinque giorni 386 animatori vocazionali del Paese sul tema “Discepoli e missionari al servizio di tutte le vocazioni”.

Secondo il presule, quando si parla di vocazione si parla di “chiamata: chiamata di Dio alla vita; chiamati in Cristo alla santità e chiamati anche, nel dono dello Spirito, al servizio nella Chiesa e nel mondo”.

“Tutte le vocazioni si collocano all’interno della Chiesa, e ciò vale sia per il ministero ordinato e per la vita consacrata nelle sue varie forme – come le Congregazioni, gli ordini religiosi e gli istituti secolari o di laici consacrati –, sia per la vocazione laicale”.

Quanto alla vocazione laicale, l’Arcivescovo ha commentato che “non sono i laici i collaboratori dei ministri ordinati, è il contrario; siamo noi, ministri ordinati, che siamo al servizio del laicato, del popolo santo di Dio”.

“Tutti partecipiamo, attraverso il Battesimo, al sacerdozio di Gesù Cristo, che chiamiamo il ‘sacerdozio comune dei fedeli’. Perché questo popolo sacerdotale possa vivere il suo sacerdozio, alcuni sono chiamati da Dio a questo servizio del ministero ordinato. Possiamo dire, allora, che il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune dei fedeli”, ha detto.

Rivolgendosi agli animatori vocazionali, monsignor Lyrio Rocha ha quindi riconosciuto che portare avanti il lavoro vocazionale è “una grande sfida”.

“Il campo, però, è aperto perché questi giovani vivono profondamente segnati dai mezzi di comunicazione – ha concluso –; questa generazione che vive in intimità con Internet ha un cuore che aspira anche a cose maggiori; ha soprattutto sete di Dio”.

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ZENIT Staff

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