CASTEL GANDOLFO, domenica, 12 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il segreto del cristiano consiste nel riconoscere il suo peccato, ma per aprirsi alla Misericordia di Dio, ha affermato Benedetto XVI.
E’ il messaggio che ha lasciato ai pellegrini che riempivano il cortile della residenza pontificia di Castel Gandolfo, a mezzogiorno di questa domenica, per recitare con lui la preghiera mariana dell’Angelus e ascoltare le sue parole di commento al Vangelo domenicale, in cui Gesù presenta tre “parabole della misericordia” di Dio (capitolo XV di San Luca).
Quando “parla del pastore che va dietro alla pecorella smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del suo stesso essere ed operare”, ha riconosciuto il Pontefice, raccogliendo uno dei temi centrali del suo pontificato, l’amore di Dio, che ha esposto nel capitolo 12 della sua prima Enciclica, la Deus caritas est.
“Infatti, il pastore che ritrova la pecora perduta è il Signore stesso che prende su di sé, con la Croce, l’umanità peccatrice per redimerla”, ha affermato, e lo stesso accade con il figliol prodigo.
“Cari amici, come non aprire il nostro cuore alla certezza che, pur essendo peccatori, siamo amati da Dio?”, ha chiesto il Papa.
“Egli non si stanca mai di venirci incontro, percorre sempre per primo la strada che ci separa da Lui”, ha risposto.
Le parole del Pontefice sono state un invito alla fiducia, perché come ha mostrato Mosè nell’Esodo, “con fiduciosa e audace supplica, riuscì, per così dire, a spostare Dio dal trono del giudizio al trono della misericordia”.
“Il pentimento è la misura della fede e grazie ad esso si ritorna alla Verità”.
Per questo, ha concluso svelando il segreto del cristiano: “solo la fede può trasformare l’egoismo in gioia e riannodare giusti rapporti con il prossimo e con Dio”.