Il Cardinale Vingt-Trois: sui rom occorre un trattamento individuale

di Serena Sartini

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PARIGI, martedì, 7 settembre 2010 (ZENIT.org).- Sono giorni caldi per la Francia. La polemica sul respingimento alla frontiera di un gruppo di rom è ancora viva. Se ne discute serratamente nei tavoli dei ministeri.

E proprio nel giorno in cui la comunità rom scende in piazza a Parigi, al di là della Senna c’è la Cattedrale di Notre-Dame che accoglie pellegrini da tutto il mondo.

In questa Cattedrale il Cardinale Andrè Vingt-Trois, Arcivescovo della capitale francese, ha celebrato una messa in occasione del pellegrinaggio ‘Giovani in missione di pace’ promosso e organizzato dall’Unitalsi, alla presenza di 1.200 partecipanti.

E, per la prima volta, il porporato è intervenuto sul delicato tema dell’immigrazione e della presenza dei nomadi in Francia.

“La questione è complessa – ha affermato – e vi sono molti aspetti da considerare. Per coloro che commettono reati è giusto che il governo disponga che siano ricondotti alla frontiera. Ci sono poi i casi di rimpatrio forzato”.

“Le municipalità – ha aggiunto – chiedono leggi per poter espellere i nomadi, ma la mia preoccupazione è dove andranno queste persone. Quindi piuttosto che suscitare una sorta di nomadizzazione permanente, ovvero che questa gente si continui a spostare da una parte all’altra senza mai fermarsi, il governo francese ha disposto una politica di rientro nei Paesi di origine”.

Il Cardinale Vingt-Trois ha spiegato che per il governo francese il rimpatrio alla frontiera è un costo. “C’è un aiuto economico di 300 euro a persona, che è pari a tre mesi di salario in Romania, a cui si vanno ad aggiungere 100 euro a figlio e le spese di viaggio”.

“Altri elementi da considerare – ha continuato – sono l’assistenza sanitaria e sociale e i contributi. La legge, infatti, prevede che tutti i residenti nel territorio francese abbiano diritto all’assistenza e al pagamento dei contributi. Per tutte queste ragioni il governo francese ha deciso di ridurre il numero dei rom”.

“Detto questo – ha poi proseguito l’Arcivescovo parigino – c’è una questione relativa al modo di mettere in pratica questi respingimenti, che vanno effettuati nel rispetto delle persone, tutelando i principi di umanità e soprattutto evitando misure collettive. Bisogna dire no al trattamento globale e massiccio, ma serve un trattamento individuale. Questo chiediamo al governo francese, ci auguriamo che lo faccia”.

Il Cardinale Vingt-Trois sarà ad ottobre al Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente che si svolgerà a Roma. Gli chiediamo cosa pensa della situazione israelo-palestinese e dei passi in avanti sul processo di pace.

“Stiamo assistendo a una nuova e importante tappa dei negoziati tra israeliani e palestinesi – ha risposto Vingt-Trois –. I negoziati si stanno svolgendo grazie al ruolo decisivo degli Stati Uniti, ma deve esserci un sostegno a livello internazionale. Le due parti sono troppo coinvolte, sia storicamente che emotivamente, per poter arrivare a un accordo da sole, senza l’aiuto della comunità internazionale”.

E sulla politica familiare del governo francese che premia le famiglie numerose ha detto a ZENIT: “Abbiamo una politica familiare che è molto antica in Francia. Risale già alla prima guerra mondiale, quando c’era un grosso problema demografico. Dopo la seconda guerra mondiale il governo francese ha messo in piedi un sistema di sostegno alle famiglie, con incentivi alla nascita e all’educazione”.

“Inoltre – ha sottolineato – sono stati predisposti vantaggi fiscali che hanno spinto molte famiglie ad accogliere bambini, anche se ci sono statistiche che dimostrano che è difficile mantenere il secondo e il terzo figlio a causa di costi elevati”.

In riferimeneto al pellegrinaggio dall’Unitalsi, il porporato ha osservato che “questi giovani segnati dalla malattia e dall’handicap hanno la possibilità di lasciare il loro luogo di origine per un viaggio spirituale che è una grande esperienza di fede e di speranza”.

“Devono sapere che non sono emarginati a causa della loro malattia. Questi bambini sono messaggeri e possono cambiare davvero qualcosa nel mondo perché suscitano speranza e pace nel cuore degli altri”, ha quindi concluso.

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ZENIT Staff

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