Il Presidente della Corea del Nord visita una chiesa cattolica in Cina

Un “pellegrinaggio familiare” senza altre intenzioni

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JILIN, domenica, 5 settembre 2010 (ZENIT.org).- In visita in Cina, il Presidente della Corea del Nord, Kim Jong-il, ha visitato una chiesa cattolica, informa Eglises d’Asie (EDA), l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi.

Durante il suo viaggio in Cina dal 26 al 30 agosto – il secondo di quest’anno dopo una visita nel maggio scorso –, il Capo di Stato nordcoreano ha visitato Jilin, nel nord-est della Repubblica Popolare Cinese, dove è entrato in una chiesa cattolica.

Oltre agli evidenti obiettivi politici, il viaggio, circondato come sempre da grande segreto, ha assunto l’aspetto di un pellegrinaggio familiare.

Il leader della Corea del Nord era accompagnato dal suo terzo figlio, Kim Jong-un, ritenuto da molti analisti il suo probabile successore.

La delegazione ha visitato vari luoghi in cui ha vissuto il padre dell’attuale Presidente, tra il 1927 e il 1930.</p>

Il 26 agosto, a Jilin, Kim Jong-il è stato visto in una scuola in cui dovrebbe aver studiato il padre, e ha poi effettuato una visita di cinque minuti alla chiesa del Sacro Cuore di Gesù.

Situato sulla riva nord del fiume Songhua (Sungari in coreano), l’edificio, di stile gotico, è stato costruito nel 1919 ed è stato la Cattedrale della Diocesi per vari decenni.

Attualmente restaurato e sempre consacrato al culto cattolico, è entrato nella lista dei monumenti storici della provincia nel 1999.

Il 26 agosto il parroco del luogo, padre Nicholas Liu Wenhui, ha accolto il leader nordcoreano per la visita-lampo al tempio.

Secondo fonti locali, il Capo di Stato si è limitato a dire che il padre aveva visitato quel luogo.

In Corea del Sud, dove i mezzi di comunicazione hanno cercato di seguire dettagliatamente la visita di Kim Jong-il in Cina, la visita alla chiesa di Jilin ha suscitato commenti e interrogativi.

Alcuni hanno parlato di una possibile maggiore flessibilità della politica del regime comunista nei confronti delle religioni in generale e del cattolicesimo in particolare.

Sul quotidiano “Hankyoreh” si è letto che un funzionario sudcoreano ha pensato che la visita “potrebbe rappresentare una specie di messaggio sulle religioni, tra cui il cattolicesimo”.

All’interno della Chiesa cattolica in Corea del Sud, ad ogni modo, l’entusiasmo è notevolmente inferiore.

“Sembra che la visita facesse parte del programma e questo non vuol dire che ci sia un messaggio subliminale”, ha dichiarato padre Kim Hun-il, del segretariato della Conferenza Episcopale.

Nel Comitato per la riconciliazione della Corea dell’Arcidiocesi di Seul, padre Park Chang-ho ha aggiunto: “Tutto ciò non si basa che su supposizioni; questa visita alla chiesa si inserisce in un pellegrinaggio ‘personale’”.

La Corea del Nord è stata definita il peggiore persecutore dei cristiani per sette anni consecutivi nella Lista 2009 di Open Doors Watch.

I nordcoreani sono costretti a praticare un culto della personalità che include Kim Jong-Il e il suo defunto padre. Qualsiasi altra religione, in particolare quella cristiana, è proibita.

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ZENIT Staff

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