Card. Turkson: la custodia del creato, fonte della pace

Interviene al pellegrinaggio verso il santuario di Mariazell

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di Chiara Santomiero

ROMA, domenica, 5 settembre 2010 (ZENIT.org).- L’etimologia può aiutarci a comprendere con immediatezza cosa intendiamo con il problema ecologico: la parola greca oikos, da cui deriva ecologia, significa “casa”.

E’ questa la prima riflessione offerta dal Cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ai partecipanti al pellegrinaggio verso il santuario di Mariazell, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), che questo venerdì ha fatto tappa a Bratislava (Slovacchia) (cfr. ZENIT, 25 agosto 2010).

“Ecologia – ha sottolineato il Cardinale Turkson – significa quindi una buona amministrazione della casa affinché le persone che vi abitano possano vivere bene e in salute”.

“Il mondo – ha spiegato il porporato – è la casa degli uomini, e noi dobbiamo preoccuparci di come accudirla affinché l’uomo possa vivere in tranquillità e salute”.

La scienza ecologica, in fondo, “è tutta qui, e l’invito a custodire il mondo è rivolto a tutti noi”.

Nasce “da una visione che considera la creazione frutto di un atto di amore di Dio affidato all’uomo che spesso, come ha ricordato il magistero pontificio, da collaboratore di Dio si sostituisce a Dio e provoca la ribellione della natura tiranneggiata più che custodita”.

Da qui anche il tema proposto da Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2010, che è anche il tema del pellegrinaggio: “Se vuoi coltivare la pace, proteggi la creazione”.

“Ci sono molte minacce alla pace nel mondo di oggi – ha ricordato Turkson –, e tra queste anche quella contro il creato; l’umanità deve stringere un altro rapporto con il creato”.

I problemi di carattere ecologico possono provocare conflitti. “Io vengo dal Ghana – ha ricordato il Cardinale –, dove ci sono stati scontri violenti tra tribù. Non erano conflitti di carattere religioso, ma ecologico. Era capitato che a causa della mancanza di pioggia e quindi di pascoli, le tribù di pastori fossero scese verso le terre degli agricoltori e gli animali avessero danneggiato le coltivazioni. Un problema ecologico ha provocato così conflitti e messo gravemente a rischio la pace”.

“Ecologia ambientale ed umana”, ha infatti avvertito, “vanno di pari passo”.

Da ciò deriva l’impegno della Chiesa per l’educazione alla responsabilità ecologica come “conversione a modi di pensare e di comportarsi”, con la consapevolezza che “il primo contenuto dell’insegnamento sulla creazione è che essa è “opera delle mani di Dio: un cosmo stabilito dalla Parola di Dio”.

Qual è la lezione che ne traiamo?, ha chiesto il Cardinale Turkson, che si è distaccato spesso dal testo ufficiale per far spazio alle riflessioni suggerite dal contesto del pellegrinaggio.

“Prima della Parola di Dio c’era il caos; il caos più la Parola di Dio ci dà il cosmos, mentre il cosmos senza la parola di Dio ci riporta al caos. Noi non vogliamo tornare al caos, per questo dobbiamo fare spazio alla Parola di Dio”.

“Il Sinodo per l’Africa – ha ricordato – ha affermato che la pace è frutto della giustizia e la giustizia è rispetto delle relazioni che abbiamo, così come riconciliazione è ristabilire la giustizia violata”.

Proteggere il creato significa allora “trattare la creazione con giustizia”, ed è proprio questa la responsabilità dell’uomo.

“La disponibilità a proteggere il creato come mezzo verso la pace e la costruzione di un mondo di pace”, ha proseguito il Cardinale, “è reso più semplice dalla consapevolezza della bontà e dell’ordine che esistono nel creato a causa della sua origine divina”.

Questa responsabilità si estende al futuro. “Siamo eredi delle generazioni passate – ha affermato il presidente del Consiglio Giustizia e Pace –, e beneficiamo del lavoro dei nostri contemporanei: per questa ragione siamo obbligati verso tutti e non possiamo disinteressarci delle generazioni future”.

Se vuoi coltivare la pace, proteggi la creazione: “questa – ha concluso Turkson – è la sfida che ci attende: è una sfida grave ma dobbiamo affrontarla”.

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ZENIT Staff

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