CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 3 settembre 2010 (ZENIT.org).- Per Benedetto XVI è “vitale” per la persona avere “delle radici, della basi solide”, al contrario di ciò che afferma il pensiero attuale. Per questo, invita i giovani a tener conto delle radici e a cercare “punti fermi” che sostengano la loro vita.
E' il contenuto del Messaggio che ha consegnato questo venerdì ai giovani che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid (Spagna) nell'agosto 2011, un testo in cui il Papa parla dei suoi anni giovanili, con le loro aspirazioni e i loro dubbi.
Nel Messaggio, il Pontefice invita i giovani a resistere al pensiero attuale relativista, a non smettere di aspirare a una “vita più grande”, a cercare in definitiva Dio stesso.
“La cultura attuale, in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale”, anche se “l’insieme dei valori che sono alla base della società proviene dal Vangelo”.
Il Papa constata l'esistenza di “una sorta di 'eclissi di Dio', una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda”.
Per questo, invita i giovani a tornare alle radici: “Voi siete il futuro della società e della Chiesa! Come scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colossi, è vitale avere delle radici, della basi solide! E questo è particolarmente vero oggi, quando molti non hanno punti di riferimento stabili per costruire la loro vita, diventando così profondamente insicuri”.
“Il relativismo diffuso, secondo il quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento, conformismo alle mode del momento”, avverte.
In quest'ottica, incoraggia i giovani a reclamare “il diritto di ricevere dalle generazioni che vi precedono punti fermi per fare le vostre scelte e costruire la vostra vita, come una giovane pianta ha bisogno di un solido sostegno finché crescono le radici, per diventare, poi, un albero robusto, capace di portare frutto”.
“Quali sono le nostre radici? - si chiede -. Naturalmente i genitori, la famiglia e la cultura del nostro Paese, che sono una componente molto importante della nostra identità”.
Ad ogni modo, invita i giovani ad andare oltre: “Stendere le radici, per il profeta, significa riporre la propria fiducia in Dio. Da Lui attingiamo la nostra vita; senza di Lui non potremmo vivere veramente”.
Nel contesto attuale, afferma il Papa, “c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un 'paradiso' senza di Lui”.
“Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un 'inferno': prevalgono gli egoismi, le divisioni nelle famiglie, l’odio tra le persone e tra i popoli, la mancanza di amore, di gioia e di speranza”.
“Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore, in cui ciascuno viene rispettato nella sua dignità, cresce la comunione, con i frutti che essa porta”.
Mette dunque in guardia i giovani: “Vi sono dei cristiani che si lasciano sedurre dal modo di pensare laicista, oppure sono attratti da correnti religiose che allontanano dalla fede in Gesù Cristo. Altri, senza aderire a questi richiami, hanno semplicemente lasciato raffreddare la loro fede, con inevitabili conseguenze negative sul piano morale”.
“Per questo anch’io, come Successore dell’apostolo Pietro, desidero confermarvi nella fede. Noi crediamo fermamente che Gesù Cristo si è offerto sulla Croce per donarci il suo amore; nella sua passione, ha portato le nostre sofferenze, ha preso su di sé i nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliati con Dio Padre, aprendoci la via della vita eterna”.
Il Papa conclude quindi il suo Messaggio invitando i ragazzi a testimoniare la fede nell'era della globalizzazione.
“Cristo non è un bene solo per noi stessi, è il bene più prezioso che abbiamo da condividere con gli altri. Nell’era della globalizzazione, siate testimoni della speranza cristiana nel mondo intero: sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza”.