I migranti, mediatori delle società attuali

L’Arcivescovo Marchetto interviene sul tema a un Forum in Colombia

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BOGOTA’, giovedì, 2 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Sono diverse le analisi che considerano le migrazioni, e meglio si direbbe i migranti, come costruttori di una rete di rapporti e di scambi che vanno oltre le dimensioni nazionali, quasi elementi privilegiati per superare i conflitti e favorire la costruzione di rapporti tra Paesi, culture ed aree differenti”, ha dichiarato l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Il presule sta partecipando al Secondo Forum Internazionale su Migrazioni e Pace, in svolgimento a Bogotà (Colombia) dal 1° al 3 settembre.

In un mondo “in cui la mobilità umana è fenomeno strutturale e non occasionale, fenomeno di fronte al quale si pone ormai l’urgenza di offrire testimonianza, assistenza e solidarietà”, è a suo avviso fondamentale “educare a superare mentalità ed azioni che nascondono un rifiuto dell’altro o si riducono alla sua esclusione, fino a più ampie limitazioni di diritti e libertà o ad ingiustificate criminalizzazioni nei confronti di coloro che spinti dai motivi più diversi lasciano la terra di origine per installarsi in un altro Paese”.

“Per la Chiesa cattolica questo significa cura pastorale, inserita in quella più ampia azione di accoglienza e di amore verso l’altro che è propria dell’impegno della comunità dei battezzati, ma è anche motivo di elevare la voce perché mai sia dimenticata la giustizia intesa come rispetto dei diritti della persona e non solo applicazione di misure legislative, così da porre le basi per una convivenza pacifica e duratura”.

Monsignor Marchetto ha ricordato che al giorno d’oggi circa 200 milioni di persone, quasi il 3% della popolazione mondiale, lasciano la propria terra di origine, in genere per spostarsi verso le aree più sviluppate.

In questo panorama, è urgente la “prospettiva di una coesistenza pacifica strutturata secondo quella sussidiarietà di apporti che coinvolge persone, società e Stati”, sussidiarietà “che include certamente la dimensione religiosa, pur rispettandone la specificità che, pur non confondendosi con gli indirizzi politico-sociali, il momento legislativo e normativo o le decisioni in economia, è chiamata ad individuare le principali questioni con le quali, sia a livello particolare che nella dimensione internazionale, deve confrontarsi”.

Da ciò, ha sottolineato il Segretario del dicastero vaticano, deriva la necessità di un’attenta considerazione del “legame – vero e proprio rapporto causa-effetto alla luce dei dati – tra le migrazioni e il divario tra il Nord e il Sud del mondo”.

“Un divario netto, evidente altresì in termini demografici oltre che strutturali, economici e di programmazione dello sviluppo, che motiva in larga misura i flussi migratori, giungendo finanche a farli ritenere ancora ‘limitati’ rispetto all’effettivo potenziale determinato, tra l’altro, dall’aggravarsi delle condizioni di povertà, dal desiderio di migliori condizioni di vita, dall’attrattiva che quanti già immigrati rappresentano e, non ultimo, da una più facile fruibilità e disponibilità delle comunicazioni”.

In un contesto simile, ha riconosciuto monsignor Marchetto, “l’intervento a cui sono chiamate le religioni non è facile, se non lo si vuole ridurre alla sola denuncia o ad una mediazione”.

“Si tratta, infatti, di concorrere a determinare le condizioni di sviluppo, e quindi le politiche di cooperazione come occasione di incontro culturale ed umano, come pure di sostenere da un lato i valori e le regole di chi arriva, dall’altro il patrimonio di chi accoglie, operando per salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati”.

Alla dimensione religiosa, ha aggiunto, non sfugge poi “l’atteggiamento di un numero sempre crescente di Paesi che optano nell’adottare politiche e strumenti normativi che hanno un approccio a più dimensioni per la gestione delle migrazioni, volto a ridurre forme di irregolarità, di spostamenti e tralasciando invece quella necessaria azione preventiva o almeno volta a ridurre abusi nei confronti dei migranti”.

Quest’ultimo fenomeno, ha riconosciuto, “desta grande preoccupazione se si pensa alla tratta di esseri umani o all’industria legata all’introduzione irregolare di migranti, la cui consistenza appare crescente pur in presenza di articolate legislazioni e strategie di contrasto”.

Prospettive e soluzioni, ha segnalato, rimangono “affidate a politiche e normative che saranno tanto più efficaci quanto più rispetteranno la dignità umana nella gestione delle migrazioni, e capaci di favorire politiche e strategie conseguenti basate su larghi consensi, frutto di un’ampia convergenza riversata negli strumenti che favoriscono l’eliminazione dei conflitti, la cooperazione, la stabilità, obiettivi dell’ordine politico interno e di quello della Comunità internazionale, in una parola la pace”.

L’elemento religioso “diventa allora un esenziale fattore per una comune visione di governance delle migrazioni e quindi della situazione dei migranti verso i quali sono chiamati ad operare molteplici soggetti, responsabili o almeno coinvolti”.

Tale visione deve essere “fondata sul valore della reciprocità e della comunione tra persone, Stati, Istituzioni internazionali, in grado di rimuovere rigide posizioni e garantire scelte per l’immigrazione dove non prevalgono solo prospettive legate alla sicurezza e al profilo economico, ma pure una dimensione sociale, culturale e, non ultima, religiosa capace di esprimersi attraverso lo strumento legislativo garante di diritti e di doveri”.

La sicurezza deve essere legata anche “al benessere dei migranti”, e “volta a contemperare limiti all’ingresso e libertà di movimento, ma soprattutto strumento a favorire una relazione non solo interculturale, ma anche intergenerazionale”.

“È quanto richiede l’uguaglianza dell’umana natura e il rispetto della dignità di ogni essere umano”, ha concluso l’Arcivescovo.

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ZENIT Staff

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