ROMA, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Un politico pakistano ha inondato un villaggio cristiano, provocando la morte di almeno 15 persone, per salvare le proprie terre, ha denunciato questo martedì l’agenzia Fides, organo informativo della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli.
La tragedia è avvenuta nel Punjab, nei pressi di Multan, dove gli abitanti del villaggio cristiano di Khokharabad sono stati invasi dall’acqua deviata dal politico, perdendo vita, casa e famiglia.
Khokharabad è un villaggio cristiano nella zona di Muzaffargarh, città di 250.000 abitanti. La zona è stata gravemente colpita dalle inondazioni, che secondo dati ONU hanno lasciato 800.000 persone senza casa.
Come denuncia Fides, nel villaggio le inondazioni sono state “guidate” da Jamshed Dasti, politico di Muzaffargarh e proprietario di terre vicine, che ha costruito dighe e barriere per deviare il percorso delle acque verso Khokharabad e salvare le proprie terre.
“Gli abitanti di Khokharabad non sono stati nemmeno avvisati e non hanno avuto il tempo di mettersi in salvo: l’intero villaggio è stato spazzato via, almeno 15 sono i morti e 377 i profughi cristiani ritrovatisi senza tetto”, denuncia Fides.
Taj Masih, uno dei responsabili del villaggio, ha dichiarato che si è trattato di “un atto disumano”. “Il nostro villaggio è stato inondato di proposito. Dasti, solo per salvare la sua terra, ha preferito lasciare 377 persone senza casa e senza raccolto, che era la nostra unica fonte di sostentamento. Ora non abbiamo più nulla”.
Dasti ha respinto ogni responsabilità, affermando che la decisione di alzare le barriere è stata presa dal Dipartimento per l’Agricoltura del Distretto. I funzionari del Dipartimento dicono invece di aver ricevuto ordini per agire in questo senso, ordini che il governatore del Distretto nega di aver impartito. Tutti, insomma, scaricano la responsabilità su altri.