ROMA, venerdì, 5 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Tra le innumerevoli vittime del terremoto che il 12 gennaio ha devastato Haiti ci sono i seminaristi, ricorda Louis Kébreau, Arcivescovo di Cap Haitien e presidente della Conferenza Episcopale del Paese.

Parlando all'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il presule ha sottolineato la necessità di fornire un'assistenza prioritaria ai futuri sacerdoti haitiani, 200 dei quali sono sopravvissuti al sisma e hanno ora urgente bisogno di aiuto.

“Non riesco a trattenere le lacrime quando penso alla loro sepoltura – ha confessato –. Non abbiamo potuto dare loro neanche una bara, solo un patetica busta di plastica”.

“In questa situazione mi sento completamente impotente”, ha aggiunto.

Nella capitale Port-au-Prince sono morti 16 seminaristi diocesani, rimasti sepolti sotto le macerie. Altri 10, appartenente all'Ordine di Montfort, hanno perso la vita quando il sisma ha distrutto il pullman del loro seminario.

I seminaristi, la maggior parte dei quali aveva meno di 25 anni, sono stati sepolti sul terreno del seminario maggiore, anch'esso devastato. Non tutti quelli diocesani hanno ricevuto una sepoltura, perché alcuni cadaveri non sono ancora stati rinvenuti.

Guardare al futuro

Come presidente della Conferenza Episcopale e Vescovo diocesano, l'Arcivescovo Kébreau ha spiegato di sentirsi responsabile per la salute fisica e il benessere spirituale dei futuri sacerdoti.

“Rimango profondamente colpito quando penso al momento in cui ho dovuto dare il via libera all'amputazione della gamba di un seminarista o del braccio di un altro”.

“Per la ricostruzione del Paese, è necessario che questi giovani superino i loro traumi e ricevano una solida formazione teologica”.

Il presule ha detto ad ACS di volersi concentrare sul prendersi cura dei seminaristi sopravvissuti, perché possano a loro volta aiutare altre vittime del disastro.

“Molte persone hanno perso i propri parenti, alcune ora sono completamente sole e tutte sono nella miseria più totale”, ha riconosciuto.

Quanto alle sue necessità personali, l'Arcivescovo ha dichiarato: “Non ho bisogno di niente, solo che Dio mi dia la forza necessaria perché insieme agli altri Vescovi possa ricostruire la Chiesa”.

La crisi di Haiti, ha aggiunto, gli ricorda le parole del profeta Geremia (14, 2): “Giuda è in lutto, le sue città languiscono, sono a terra nello squallore; il gemito di Gerusalemme sale al cielo”.