Santa Sede: per raggiungere lo sviluppo, promuovere le relazioni personali

Intervento di monsignor Migliore a una commissione dell’ECOSOC

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di Patricia Navas

NEW YORK, venerdì, 5 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Per promuovere la crescita sociale ed economica bisogna favorire le relazioni personali, ha affermato l’Arcivescovo Celestino Migliore questo giovedì nella 48ª sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale dell’ECOSOC.

La riunione a cui è intervenuto l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite si è svolta a New York ed è stata dedicata alla promozione dell’integrazione sociale.

“Per promuovere la crescita economica e sociale, insieme all’impiego, sembra che gli standard di consumo debbano concentrarsi sui beni di relazione e sui servizi che favoriscono una maggiore connessione tra le persone”, ha dichiarato.

“Investendo in beni di relazione, come l’assistenza medica, l’educazione, la cultura, l’arte, lo sport – elementi che sviluppano la persona e richiedono giustamente l’interazione umana anziché la produzione della macchina –, lo Stato, attraverso il suo intervento pubblico, affronterebbe lo sviluppo alla radice, e allo stesso tempo promuoverebbe l’impiego e lo sviluppo a lungo termine”, ha aggiunto.

Per il Nunzio, “lo sviluppo sociale e l’integrazione non arriveranno solo da soluzioni tecnologiche, visto che si riferiscono in primo luogo alle relazioni umane”.

Vita e famiglia, fattori di sviluppo

Per monsignor Migliore, “concentrarsi sulle relazioni umane richiama necessariamente a un’apertura alla vita che è un contributo positivo allo sviluppo sociale ed economico”.

In questo senso, ha spiegato che “troppo spesso l’aumento della popolazione viene visto come una causa di povertà, ma è un’opinione da superare, visto che solo con la forza del lavoro si possono trovare soluzioni alla povertà”.

Per la Santa Sede, “promuovere la vita e la famiglia e trovare vie per integrare il contributo di tutti permetterà alle società di raggiungere il loro pieno potenziale e di ottenere lo sviluppo”.

L’Arcivescovo ha anche segnalato una relazione diretta tra famiglia e sviluppo, spiegando che “la famiglia è il primo contesto in cui i bambini apprendono certe capacità, certi atteggiamenti e le virtù che li preparano al lavoro, potendo così contribuire alla crescita economica e allo sviluppo sociale”.

“L’istruzione e la formazione sono investimenti a lungo termine”, ha riconosciuto, sottolineando la necessità che “le politiche di promozione familiare si basino non solo sulla redistribuzione, ma soprattutto sulla giustizia e sull’efficacia, e sull’assunzione delle responsabilità per le necessità economiche e fiscali delle famiglie”.

Migrazioni e integrazione

A questo proposito, si è riferito a un importante fattore di integrazione nelle società attuali: le migrazioni.

“Nella promozione dell’integrazione sociale nel nostro mondo odierno, non possiamo tralasciare la crescente attenzione che richiedono le migrazioni, in particolare quelle clandestine”, ha riconosciuto.

L’Arcivescovo ha ricordato che nei Paesi ad alto tasso di immigrazione si verificano “intolleranza e frizioni reciproche tra cittadini e nuovi arrivati”, e ha segnalato che ciò richiede una maggiore attenzione a due aspetti fondamentali nei quali è possibile trovare soluzioni al problema: “l’accettazione dei migranti e il rispetto della legge”.

Allo stesso tempo, ha spiegato che “integrazione e coesione sociale sono parametri che ci permettono di trovare soluzioni adeguate a questioni complesse collegate all’immigrazione”.

L’integrazione, ha indicato, “richiede un lungo periodo di tempo e in genere si ottiene in generazioni successive”.

“Si basa su una visione attiva della cittadinanza nazionale, sui meccanismi di interazione che implicano il totale rispetto dei diritti fondamentali di tutti – cittadini e nuovi arrivati – e su una cultura della giustizia sociale”.

Monsignor Migliore ha anche sottolineato l’importanza delle comunità, ad esempio religiose, per ottenere l’integrazione, visto che promuovono la partecipazione alla società.

“Nei programmi di integrazione sociale, inclusi gli sforzi per ridurre il gap nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nella cura dell’ambiente, la società civile e le organizzazioni religiose svolgono funzioni importanti”, perché “aiutano a garantire la partecipazione delle comunità locali e a promuovere la cooperazione e la partecipazione di tutti”.

Giustizia e promozione sociale

In senso generale, il presule ha affermato che la globalizzazione ci rende più vicini ma non più fratelli, e ha segnalato che la soluzione non si trova solo nella combinazione di buone leggi e misure e incentivi sociali.

“Bisogna sempre progredire e prendere in considerazione il bene integrale della persona umana nelle sue varie dimensioni, inclusa quella spirituale”, ha dichiarato.

“Mentre il sistema finanziario sembra recuperare stabilità e l’incremento della produzione in alcuni settori offre segnali di recupero economico, in molti luoghi il livello di disoccupazione continua a peggiorare”, ha denunciato.

Nel contesto della crisi economica, “le riflessioni sulla promozione sociale devono tener conto del loro rapporto con l’eliminazione della povertà e il pieno impiego, incluso il lavoro degno per tutti”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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