di Nieves San Martín

MADRID, giovedì, 27 novembre 2008 (ZENIT.org).- Il Cardinale Arcivescovo di Siviglia, Carlos Amigo Vallejo, ha affermato questo martedì che eliminare dalle scuole pubbliche il crocifisso, “che è un segno così radicato della nostra cultura, non favorisce assolutamente la convivenza tra le persone”.

Anche l'Arcivescovado di Valladolid ha difeso questa posizione di fronte a una sentenza giudiziaria che obbliga a ritirare i crocifissi da una scuola pubblica della città.

Le dichiarazioni ai media del Cardinale Amigo Vallejo, in un intervallo della XCII Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE), in svolgimento a Madrid, arrivano dopo una sentenza del Giudice per i Contenziosi Amministrativi numero 2 di Valladolid, che ordina di ritirare i crocifissi dalla scuola pubblica Macías Picavea della capitale della Castilla-León.

La sentenza afferma che la presenza di simboli religiosi nella scuola mina i diritti fondamentali di uguaglianza, libertà religiosa e aconfessionalità dello Stato raccolti nella Costituzione.

Il Cardinale Amigo si è detto in disaccordo con questa decisione, visto che “la convivenza si costruisce con il rispetto per le persone, non solo sbarazzandosi della ricchezza culturale di un Paese”.

“La cosa importante è che si insegni a questi bambini di Valladolid a rispettare i simboli religiosi di ogni religione”, ha affermato. “Mi sembra positivo che si ascolti” la società, “ma tutti, non solo un settore e a volte minoritario”.

“Abbiamo avuto dei problemi con la questione dei simboli”, ha ricordato. “Ricordiamoci del velo islamico, che ha anche portato a delle leggi in Francia”.

Fernando Pastor, dell'Associazione Culturale Scuola Laica e promotore del reclamo, ha insistito sul ritiro dei crocifissi “perché si applichi la legge e si rispettino i diritti di tutti i cittadini”, e ha riconosciuto che quando si è rivolto ai giudici tre anni fa non ha pensato alle conseguenze che avrebbe potuto avere una decisione favorevole.

La polemica si produce in un momento in cui in Spagna si verificano casi aneddotici di dichiarazioni di apostasia, depositati nei Vescovadi chiedendo che il proprio nome venga cancellato dal registro battesimale, il tutto di fronte alle telecamere e ai microfoni. Alcuni Vescovi hanno rifiutato, perché il battesimo è un fatto storico. Quello che hanno detto di poter fare è aggiungere una nota al margine dell'iscrizione nel libro battesimale, con la dichiarazione di apostasia dell'interessato.

In questi giorni, inoltre, in Spagna si sta verificando un altro fatto insolito: si creano associazioni di atei militanti con una dichiarata intenzione di sradicare tutto ciò che richiama la religione nella nostra società.

Non si tratta di non credere o di agnosticismo, ma di una militanza aggressiva contro i simboli religiosi negli spazi pubblici, una specie di uscita dalla tomba di tutti gli intolleranti che hanno favorito la persecuzione religiosa della II Repubblica spagnola negli anni Trenta del XX secolo.

La Giunta della Castilla y León ha espresso la sua disponibilità a ricorrere contro la sentenza: “Non posso condividere una parte delle argomentazioni della sentenza, secondo la quale la presenza di un simbolo religioso, come il crocifisso, è oggi in Spagna un elemento di aggressione, un elemento di indebolimento di diritti e libertà”, ha dichiarato il presidente Juan Vicente Herrera.

L'Arcivescovado di Valladolid ha chiesto il ricorso perché, in caso contrario, si potrebbe incorrere in un “evidente pregiudizio” per la cittadinanza, secondo il suo portavoce, Jorge Guerra, che ha affermato che la decisione parte da un concetto molto semplice e ridotto: “Il crocifisso, secondo altre decisioni dei tribunali, è qualcosa di più, perché rappresenta la dignità e la tolleranza delle persone”, e la presenza della croce in spazi pubblici “non obbliga le persone a manifestare alcun tipo di credo”.

Da parte sua, la Confederazione delle Federazioni di Associazioni di Genitori di Alunni e di Famiglia dell'Andalusia (CONFAPA) ha reso pubblica questo mercoledì una nota, firmata dal suo presidente Juan Mª del Pino Mata, in cui si dice che “di fronte alla situazione che si sta creando in altre regioni della Spagna riguardo alla presenza di simboli religiosi nelle scuole pubbliche” e “rispettando profondamente l'opinione degli organi giudiziari, non riusciamo a capire quale apporto negativo abbia la presenza di Gesù nella scuola”.

“Difenderemo – aggiunge – l'idea che il ritiro dei crocifissi dipenda dalle decisioni maggioritarie prese dalle associazioni di genitori di ogni centro, e il fatto che senza questo requisito non siano imposte nell'ambito scolastico le valutazioni di minoranze senza peso specifico nella nostra società a maggioranza cristiana”.

La nota conclude sottolineando che “sulla questione stanno intervenendo associazioni molto politicizzate, che non apportano alla vita scolastica nulla per il suo miglioramento e che anziché preoccuparsi della vera qualità dell'insegnamento per tutti portano solo atteggiamenti di radicalità ed esasperazione”.

In questo tempo liturgico che precede l'Avvento, come accade ogni anno, inizieranno a emergere dichiarazioni dei genitori degli alunni nelle scuole pubbliche chiedendo che non si realizzi nulla che abbia a che vedere con il Natale: né presepi, né rappresentazioni, nulla che possa anche lontanamente ricordare che alla fine dell'anno si celebra la nascita di Gesù.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]