Mobilitazione spirituale per Eluana e per tutte le persone che soffrono

Un Rosario a Roma in Santa Croce in Gerusalemme

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di Angela Maria Cosentino

ROMA, domenica, 30 novembre 2008 (ZENIT.org).- E’ la seconda volta in tre anni che per due donne, a seguito di un incidente che le ha portate in uno stato vegetativo da diversi anni, viene decisa la morte da un tribunale, dopo una richiesta insistente e ripetuta di un congiunto. Per Therry Schiavo, nel 2005, per Eluana Englaro, oggi.

L’interruzione della nutrizione e dell’idratazione, a cui la sentenza della Cassazione autorizzerebbe, configura un abbandono eutanasiaco (eutanasia omissiva) e una morte inflitta e anticipata. Poiché alcune ricerche pubblicate su riviste scientifiche evidenziano una possibile sensibilità neurologica del dolore in questa lunga agonia si consiglia la sedazione.

Ma non si considerano altri studi compiuti con nuove tecniche, come la risonanza magnetica funzionale, che invitano ad un necessario principio di precauzione che dovrebbe confermare la somministrazione di presidi vitali, come l’idratazione e l’alimentazione.

Questo abuso del potere giuridico, influenzato da ideologie o da malintesa pietà, riferisce monsignor Elio Sgreccia (già Presidente della Pontificia Accademia per la vita e Presidente della Fondazione Ut Vitam Habeant e dell’Associazione Donum Vitae) “non può passare sotto silenzio”, anche di fronte alla supposta volontà di Eluana espressa in vita (che, senza alcun documento, non sarebbe mai accolta come valida in un tribunale che dovesse giudicare sulla volontà testamentaria relativa alla proprietà ).

Dal punto di vista etico, anche qualora tale volontà risultasse espressa non potrebbe essere eseguita, perché l’alimentazione e l’idratazione non rappresentano una terapia, né “accanimento” o “sproporzionalità terapeutica”, ma sostegni vitali (finora ben assorbiti da Eluana) che nessuno, per obbligo morale, potrebbe interrompere.

Tra le possibili alternative, oltre a richiedere, presso una struttura, l’affido assistenziale di Eluana fino alla morte naturale (già le suore che l’hanno assistita finora si sono rese disponibili) è importante segnalare la rivolta morale per una morte indegna e ingiusta, esprimere solidarietà nella preghiera, chiedere aiuto per Eluana e misericordia per tutti.

Infine esiste l’obbligo di preparare una legge che protegga il morente da ogni abuso che possa introdurre, anche in modo subdolo e surrettizio, l’eutanasia, come pure che esprima chiaramente No all’accanimento, No all’abbandono terapeutico, Sì alle cure palliative. Sarà importante convogliare consensi a livello trasversale e vigilare affinché sia rispettata la vita anche nella sofferenza.

Il silenzio di oggi, alla luce delle esperienze passate (i pochi voti mancati per il rigetto della legge 194 del ’78 hanno comportato circa 5 milioni di aborti, in Italia, in questi ultimi 30 anni) configurerebbe una complicità inammissibile.

Ci sono migliaia di persone in Italia e milioni nel mondo in una condizione simile ad Eluana, che possono essere assistite e aiutate a nutrirsi come fa l’adulto con i bambini nei primi mesi di vita.

Per questi motivi in sostegno di Eluana Englaro e per di tutte le persone che soffrono la Fondazione Ut Vitam Habeant e l’Associazione Donum Vitae promuovono una mobilitazione spirituale invitando tutte le persone di buona volontà alla preghiera del Santo Rosario, mercoledì, 3 dicembre 2008 alle ore 17,30, presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Seguirà alle 18,30 la Santa Messa presieduta da monsignor Elio Sgreccia.

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*Bioeticista, docente ai Corsi estivi di pastorale familiare all’Istituto Giovanni Paolo II e delegata per la Confederazione Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità al Forum delle Associazioni Familiari.

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ZENIT Staff

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